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Ciao Gigi!

++ Proietti: a Roma per i funerali sarà lutto cittadino ++

E così la Comare Secca se l’è portato via nel giorno del compleanno, che la RAI festeggiava proponendo le sue più famose interpretazioni cinematografiche. Ottanta primavere caro Gigi ed una carriera superba, di attore eclettico, con un percorso che va dal cabaret alla tv, passando naturalmente per il teatro ed il grande schermo, senza dimenticare quella perla incastonata fra i lecci ed i pini di Villa Borghese. Il Silvano Toti Globe Theatre, la perfetta ricostruzione del celebre tempio d’epoca elisabettiana dove proporre commedie e drammi shakespeariani.
Inutile scrivere della vita e dell’arte di Luigi Proietti, sarebbe un doppione, se ne parla, giustamente, ovunque, pagine di giornali, immagini, ricordi di chi lo ha conosciuto o ha lavorato con lui. Ecco, un ricordo, un mio ricordo di tanti anni fa, quando mi concesse una breve intervista all’indomani de “La Tosca” (1973), di Luigi Magni, ritrasmesso in tv come omaggio di compleanno insieme a “Febbre da cavallo” (1976) di Steno, il film che lo ha reso più popolare presso il grande pubblico (e ormai divenuto un cult-movie).
Un giovanotto di immediata simpatia, anzi, un ragazzone (beh, all’epoca aveva 36 anni), con un’aria fra cordiale e scanzonata, che mi chiese subito se mi era piaciuta la sua interpretazione. “Che ti sembra?”, con quel “tu” caldo e ammiccante tipico della nostra cultura romana, dove il “tu” crea subito una sottile complicità che annulla lo spazio fra le persone. Mi sorprese, abituato al “lei” o a quel “tu” falso e un po’ burocratico che incontravo nelle interviste ai personaggi dello spettacolo ma, appunto, Gigi era romano de Roma, quindi “diverso”: di quella umanità sincera nel proporsi agli altri e che ancora si può scovare fra le pieghe del quotidiano caos antropologico SPQR.
Una sensazione che ho provato poche volte, dove la semplicità così molto romana anche di personaggi non nati e cresciuti qui ma che si sono romanizzati (e cito Lattuada, Mastroianni, Montaldo) mi ha sempre affascinato. E così è stato per Gigi, un grande attore che non ricorreva mai alla battuta fine a se stessa, anche volgare, per l’applauso del pubblico, tutt’altro: la qualità e la classe assolutamente intrinseche al suo lavoro. E un magnifico istrione (la sua squisita (auto)ironia), ma soprattutto una bella persona alla quale dobbiamo molto, perché ha ben saputo esprimere quella particolare umoralità romana, colorito miscuglio di tenerezza e sfacciataggine. E mi piace immaginarlo a passeggiare lì fra le nuvole insieme ai grandi cantori dell’anima (e qui Gigi sicuramente farebbe la battuta) de ‘sta città unica ar monno, da Belli a Petrolini, a Fabrizi, a Sordi e via romanizzando.
Ciao Gigi e grazie

2 Commentia“Ciao Gigi!”

  1. Complimenti !! Semplice e “de core”

  2. Si è solo allontanato fisicamente. I grandi artisti non muoiono mai.

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