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Donna Rosa

A partire da oggi, la rubrica dei Servizi Speciali di questo giornale inizierà la pubblicazione di una serie di quadretti di varia umanità ambientati in quella che negli Anni Sessanta veniva definita la “Milano del Sud”, Catania, allora una delle città più vivaci e più dinamiche del Meridione d’Italia. L’Autore di questi veri e propri affreschi di vita della provincia italiana, meridionale in specie, incentrati prevalentemente sul mondo dei giovani ma non solo, è Federico Romeo che ormai i lettori conoscono per aver letto di lui nella presentazione fatta dal Direttore Editoriale. News Arte e Cultura ed il sottoscritto, curatore dei Servizi Speciali del giornale, ringraziano l’Autore Federico Romeo e l’Editore di Città del Sole Edizioni, Franco Arcidiaco, che hanno amichevolmente accordato l’autorizzazione a chi vi parla di saccheggiare a piacimento le gustosissime chicche raccontate in Cataneide, il bel libro del Dott. Romeo, ancora fresco di stampa.

Ed io ne approfitto per il piacere dei nostri lettori e mio personale e vado subito a pescare due personaggi indimenticabili:

Donna Rosa  e Saro. Buona lettura

enzo movilia

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Donna Rosa

Donna Rosa saliva e scendeva.

Donna Rosa andava a domicilio, dietro appuntamento, e conosceva le parti intime degli abitanti del quartiere. Uomini, donne, bambini e anziani.

Più esattamente le parti posteriori.

Quando era l’ora, madri in apprensione e mogli speranzose mettevano a bollire pentolini d’acqua con siringhe ed aghi.

Donna Rosa aveva sessant’anni e baffi d’ordinanza, e faceva iniezioni, tante iniezioni. endoneutralio per i bimbi ammalati di acetone, penicillina, l’ultimo ritrovato della scienza per infezioni di vario tipo, fiale a base di estratti epatici e ferrosi per le cure ricostituenti dei ragazzi in crisi di crescita.

Donna Rosa abitava con il marito, sordomuto, ombrellaio e portiere, nel bugigattolo a loro assegnato nel palazzo all’angolo tra Piazza Verga e via Toselli, ma la sua fama si era sparsa, negli anni, in tutta la zona compresa tra gli edifici sorti dietro il nuovo Tribunale e le propaggini di via Ventimiglia che lambivano il quartiere di San Berillo.

Le famiglie di Saro, Franco, Carmelo e Gigino ricadevano nella sua area di competenza territoriale.

E, quindi, i loro deretani.

° ° ° ° °

Federico Romeo è un gentiluomo e nulla dice dell’aspetto e delle maniere piuttosto sbrigative di Donna Rosa.

Ci penso io a colmare la lacuna perché sono meno elegante di Federico e perché il personaggio non può essere privato di ciò che gli appartiene.

Come faccio a saperlo se non ho mai  conosciuto Donna Rosa?

Credetemi sulla parola: le informazioni che ho sono attendibilissime perché provengono direttamente da una delle più affezionate clienti-pazienti di Donna Rosa, anche lei originaria della città etnea.

La conoscete anche voi, ve lo assicuro, e se mi accompagnerete fino in fondo in questa visita guidata tra un’umanità straripante di umana simpatia, di fatti e fatterelli d’ogni specie e di “sit com” in salsa sicula, giuro che vi svelerò la sua identità.

Promesso!

Donna Rosa aveva all’epoca dei fatti narrati 70 anni, (Federico, però, la ringiovanisce di dieci) arrivava con passo pesante e attorno a lei si faceva il vuoto di ragazzi e di bambini.

Vecchi ed anziani sarebbero anch’essi scappati se solo avessero avuto la forza di farlo e non avessero avuto la speranza di recuperare un po’di energia con le iniezioni di Donna Rosa.

Bassa di statura, Donna Rosa era anche leggermente incurvata, probabilmente a causa dell’attività svolta che richiedeva di piegare la testa fino a lambire il quarto superiore, sinistro o destro, del deretano dei pazienti.

Faticoso, imbarazzante ed anche un po’ fetente.

Analfabeta sì, ma con conoscenze di prim’ordine sulla posizione da far assumere al paziente, sulla preparazione dell’area interessata, sulla velocità di esecuzione dell’iniezione e sulla estensione e durata del massaggio post operazione.

Una grazia ed una delicatezza insospettata in una persona che arrivava col suo passo pesante e con una specie di ghigno beffardo che incuteva più che paura, terrore.

 

° ° ° ° °

 Saro

 

“Non ti merito, non ti merito!”, disse sottovoce con un misto di orgoglio e compiacimento.

Era mattina e Saro, chiuso in bagno, dopo sommarie abluzioni constatava ancora una volta la consistenza del componente migliore del suo corpo: sì, proprio quello che pensate.

Non era nuovo a siffatte autoesibizioni.

Il rituale era quasi quotidiano, con poche varianti: si andava dal “Te lo avevo detto che eri il migliore!” al “Non ti hanno capito!”, a seconda degli esiti degli ultimi approcci con l’altro sesso, avvenuti o tentati.

Ma quello era un giorno particolare: aveva un appuntamento in facoltà con Renatina, l’ultima fiamma che esitava a risplendere pienamente.

Anzi, per la verità, a parte sguardi e parole, non era successo ancora nulla di ciò che unicamente lo interessava.

Ed era già la terza volta che uscivano insieme.

Doveva accelerare.

Aveva ricevuto una cartolina inquietante da Ninni, suo sodale di avventure, che recava, oltre ai saluti, soltanto una scritta a caratteri cubitali: “Ganzo 22”.

E lui era da oltre un mese fermo a 19.

Bisogna sapere che era in corso fra i due, da un paio d’anni, una sorta di gara a chi conquistava di più, con rigidi paletti condivisi e osservati: si poteva legittimamente iscrivere un nuovo flirt in un album dedicato, con relativa numerazione progressiva e foto identificativa, allorquando si fosse ottenuto dalla fanciulla del momento qualcosa di più sostanzioso di un bacio e la performance  si fosse realizzata per almeno tre volte.

(continua)

(Selezione dei brani e commenti a cura di Enzo Movilia)

4 Commentia“Donna Rosa”

  1. Gianna Romanello // 25 febbraio 2014 a 11:29 // Rispondi

    Donna Rosa è un personaggio presente in molti paesi del sud, ma non solo del sud.
    E’ una personalità molto apprezzata e benvoluta, ancorchè temuta, specialmente dai ragazzi. E’ quasi sempre di modi spicci, esattamente come Donna Rosa.
    Saro è esilarante e la contemplazione mattutina dei suoi gioielli è un piccolo capolavoro di arguzia e di comicità

  2. Sono originario di Acireale e ad occhio e croce dovrei avere l’età di Saro, perciò conosco bene gli sforzi bestiali che facevamo allora per avere un appuntamento dalla ragazza su cui avevamo posato gli occhi.
    Ma quello che non sono mai riuscito a capire è perchè mai gli amici sapevano prima dell’interessato se la ragazza avrebbe accettato o meno di recarsi all’appuntamento.
    Comunque, bei tempi quelli a confronto di quelli di oggi, e forse erano belli perchè belli dentro eravamo noi ragazzi anche se eravamo impacciati, rozzi, inesperti e a volte anche bruttini. Un po’ come me.

  3. Aldo Venturello // 26 febbraio 2014 a 11:21 // Rispondi

    Molto realistica la descrizione di Donna Rosa, ma Saro che si contempla là dove non batte il sole è irresistibile, perchè lo si creda o no, è un’operazione più diffusa di quanto si creda.
    A rendere godibili questi quadretti è anche l’abilità descrittiva dell’Autore che sembra distaccato ed indifferente, ma secondo me è quello che si diverte di più a raccontare le debolezze (debolezze si fa per dire) dei ragazzi. Mi è piaciuto molto e aspetto il seguito.

  4. Cosimo Reali // 28 febbraio 2014 a 10:29 // Rispondi

    La mia Donna Rosa si chiamava Lauretta ed era più o meno come Donna Rosa, solo che era zoppa e per non farsi le scale, ci faceva bollire la siringa e le iniezioni ce le faceva, a me e a mio fratello, in garage. Non voleva soldi ma una bottiglia d’olio per ogni scatola di iniezioni.

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