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Gli speciali-Dove eravamo rimasti?

wdfg ]Ah si, eravamo rimasti ai falchi e alle pitonesse che alcuni mesi fa svolazzavano, o strisciavano, attorno a Palazzo Chigi per fare festa (o per fare la festa?) ad Enrico Letta che aveva ottenuto la fiducia con una maggioranza quasi bulgara. alla fiducia a nome dei seguaci del Cavaliere stranito ed imbronciato. Sono trascorsi parecchi mesi da allora e che cosa è cambiato? arrivo di Mario Monti. una: o io esulto per poco e mi sembrerebbe strano perché, credetemi, non sono facile ad entusiasmi di questo genere, oppure sono questi Unti del Signore che non mantengono le premesse e le promesse. Perché non possono o perché non vogliono, più la prima che la seconda, ma il risultato non cambia.

ansamnsHa ragione Gianni Pardo, giornalista grintoso e mai banale, già Marketing Assistant Brand Manager alla Procter & Gamble (la multinazionale dei pannolini per bambini, di Mastro Lindo e di Dash, per intenderci), quando afferma che Enrico Letta in tanti mesi di governo non ha fatto niente di notevole e che è riuscito solo a galleggiare, ad aumentare le tasse e a rinviare la soluzione dei problemi. ogni genere. Eppure Enrico, talentuoso nipote di Gianni Letta, aveva suscitato notevoli aspettative per i suoi studi eccellenti, per quel tratto distinto ed elegante che non lo fa passare inosservato, perché sul proscenio internazionale si muove a suo agio con almeno due lingue parlate in maniera fluente. Insomma, le premesse sembravano esserci tutte anche se i più attenti osservatori avevano, fin da subito, stigmatizzato una certa propensione a spargere a piene mani un ottimismo di maniera, eccessivo ed immotivato, stante lo scenario economico e politico del Paese sbrindellato che si accingeva a governare. Qualcuno parlò di doppiezza e di ambiguità democristiana, ma la citazione decontestualizzata non mi sembra aiuti molto a capire le oscillazioni dell’ago della bussola del Primo Ministro. Comunque lo si voglia valutare, nonostante la disoccupazione a livello di guardia, nonostante il subdolo gioco delle tre carte delle tasse e delle imposte che spariscono da una parte per ricomparire sotto mentite spoglie da un’altra, nonostante la Terra dei Fuochi in Campania e chissà in quanti altri posti, nonostante il Mezzogiorno alla deriva e abbandonato a se stesso, nonostante il dissesto idrogeologico dell’intero Paese, nonostante il degrado e l’insicurezza delle nostre città, nonostante i milioni di concittadini che vivono al di sotto della soglia di povertà, nonostante ecc. ecc. all’infinito, Enrico Letta continua a spargere ottimismo.

E chi mi viene in mente, per contrasto?

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Mi viene in mente, guarda un po’, Mario Monti, ma per ragioni opposte. Il Professor dei Professori non spargeva ottimismo ma, al contrario, pessimismo. Peggio, spargeva terrore ed impauriva un Paese già impaurito. A fin di bene, diceva lui, ma la gente era annichilita e si chiedeva che peccati avesse mai commesso per meritare simile punizione. Tutti a seguire l’indice Mibtel per scrutare eventuali segni di ripresa. Lo spread, il famigerato spread, era arrivato persino sulla bocca della sora Cecilia del banco n.3 del mercato rionale. Lo zio Peppino della portiera del civico 23 si chiedeva preoccupato cosa si erano detti a Francoforte Mario Draghi e Angela Merkel, ma soprattutto tutti aspettavano con ansia il telegiornale della sera per vedere se il Professore spuntava da qualche parte con la sua aria gelida, e vagamente nauseata, per impartire al Paese l’estrema unzione.  A suo tempo io avevo salutato l’arrivo di Monti con ottimismo (sì, ottimismo, che male c’è?) ed orgoglio, perché ero fiero che il mio Paese avesse risorse come il Professore in grado di pilotare la nave nel mare in tempesta. Poi, col passar del tempo, qualcosa ha cominciato a non convincermi più perché non si può mettere a dieta un malato di anoressia.

Era esattamente ciò che stava avvenendo in Italia.

Più o meno ciò che era già accaduto alla dissennata Grecia per altre ragioni, ridotta sul lastrico a furia di farle pagare caro il disordine dei conti presentati agli arcigni gnomi di Bruxelles. Col risultato che persino l’erogazione del gas da riscaldamento è stata sospesa ed oggi ad Atene la gente brucia gli alberi per riscaldarsi ed il Governo ha proibito l’accensione dei caminetti nei giorni festivi per far abbassare il tasso di inquinamento che soffoca la città.

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C’è una novità sullo scacchiere della politica nazionale: Matteo Renzi, La novità non consiste nell’abbigliamento alla Fonzie  del sindaco di Firenze con jeans e “chiodo” di pelle e nemmeno nella furia iconoclasta con la quale ha  rottamato i mostri sacri del Partito, nati, cresciuti ed invecchiati nelle stanze dei bottoni. Ne sa qualcosa lo sfortunato Bersani, onesto quanto si vuole, ma più adatto al catasto e alla Previdenza Sociale che alla guida di una corazzata da combattimento. Lo sa Veltroni, modi gentili e belle letture, ma friabile come un pavesino, e lo sa la Bindi, signora garbata e perbene, ma più a suo agio negli oratori e nei circoli culturali delle colline toscane che non nelle turbolenti aule parlamentari. Lo sa l’imbronciata ed altezzosa Anna Finocchiaro, ma lo sa soprattutto il Leader Massimo che rosica ed è incacchiato come una biscia e Matteo farebbe bene a non distrarsi troppo perché il D’Alema in crisi di astinenza è pericolosissimo. Dunque fuori dagli zibidei e tutti ai giardinetti a godersi la ricca pensione. Il Renzi pensiero, però, va ben oltre queste quisquiglie di riposizionamento e l’esordio in campo aperto si è già visto con la rottamazione dell’indecente porcellum. Tempo al tempo ed il sistema Italia sarà rivoltato come un pedalino. Ce la farà Matteo a guarire l’Italia morente? Non lo so, fate voi, ma sapete cosa disse il topo alla noce? “Dammi tempo che ti apro!”

“Ti percio”, nel dialetto delle mie parti. E proprio qui sta il problema e la domanda che inevitabilmente si pone è: “Potrà, Renzi, spaccare la noce, ovvero mettere in pratica tutto ciò che ha promesso nella lunga e trionfale cavalcata che lo ha portato alla Segreteria del PD?” Bella domanda, vero?

Ancora:

Non si sarà sbilanciato un po’ troppo con quella ramazza impugnata come una clava? Forse sì, forse quel linguaggio da scavezzacollo può andar bene sulla bocca di uno scout infiammato dal sacro furore di Baden Powell, o da un militante dell’Azione Cattolica anni Cinquanta, presidente Luigi Gedda, all’adunata di piazza San Pietro, sotto la finestra di Pio XII, ma sulla bocca di un possibile, e probabile, candidato nel prossimo futuro alla guida del Governo può diventare un poco maneggevole boomerang.

Renzi forse ha commesso lo stesso errore di Letta. Al pari del più scafato Enrico, Matteo ha sparso copiose manciate di ottimismo condito, per giunta, con la retorica del coraggio, ma sul suo volto cominciano ad affiorare i segni di un qualcosa che somiglia molto all’insofferenza, alla supponenza, alla tracotanza. E all’alterigia, altrimenti non si spiegherebbero battutacce tipo quella indirizzata al permaloso viceministro Fassina, altro simpaticone democratico. Come giudicare, altrimenti, il palese fastidio che affiora nello sguardo e nei sorrisetti nervosi quando vuole dimostrare che lui, giovane, è assai diverso dai giovani dell’apparato, come Letta e come Angelino Alfano, perché lui lì vi è arrivato per investitura popolare, non per grazia ricevuta. Ecco, questo è il nuovo che avanza e a noi non resta che aspettare e fare gli scongiuri.

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Letta, Alfano, Renzi, ma anche i rottamati, i rottamandi e le troppo garrule e poco esperte new entry, chi di loro potrebbe portare la barca in porto senza provocare altri danni?

Sapete che vi dico? A me sembrano tutti uguali, a parte le sfumature caratteriali, a parte il linguaggio più o meno azzeccato, a parte il colore politico e ed il colore della cravatta, ma una preoccupazione ce l’ho e non è cosa da poco. Di Mario Monti ho già detto e mi dispiace solo di non poter dire il contrario di ciò che ho detto; di Enrico Letta ho l’esame in corso e temo seriamente per l’esito finale; di Matteo Renzi ho visto finora solo i primi passi ed ho sentito solenni proclami, conditi a volte con un che di vagamente donchisciottesco che mi inquieta. Non mi resta che attendere e sperare, con l’auspicio che la speranza non venga delusa come è capitato con il Professore e come, temo, stia capitando con Enrico Letta.

E sapete perché?

Perché sarebbe un’altra occasione sprecata per il Paese e non ce lo possiamo più permettere.

8 Commentia“Gli speciali-Dove eravamo rimasti?”

  1. Enzo carissimo, vedi in che balorda situazione meteo stiamo vivendo, no? Non ti sembra che i nostri “politici” siano altro che “monsoni”, ai quali ci stiamo pian piano abituando? Chi ancora oggi segue più le previsioni dei tenenti o dei colonnelli dell’Aeronautica? A che servono? Ti alzi il mattino, apri la finestra, guardi fuori e ti rendi conto…; quanto i “monsoni” portano nella nostra bassa atmosfera, tanti i “politici” portano nella nostra strada scavata che ancora chiamiamo vita. Tanto noi, come sempre, reagiremo a parole ed insulti, ma alla fine pecoreggeremo anche stavolta. Conserva il tuo ottimismo, come tutti noi cerchiamo di fare, nella speranza che domani… forse… chissà?

  2. Bentornato Dottor Movilia.
    Ve la siete presa comoda, ma ne valeva la pena e l’analisi sui personaggi politici di prima fila, quelli che al momento si stanno prendendo a spintonate per fare “il nostro bene” la trovo splendida nell’impostazione logica e critica, ma soprattutto nel modo con cui ne traccia il carattere e l’azione politica.
    Mi piace soprattutto il disincanto con cui ne parla dal quale emerge il suo disincanto dinanzi alle promesse che non saranno mantenute.
    Grazie

  3. Il granchio con Monti non l’ha preso soltanto lei e a me ancora brucia.
    Vorrei credere in Letta ma non me ne dà motivo e meno ancora me ne dà Renzi.
    Non parliamo degli altri per carità di patria, ma non mi sta bene nemmeno il “tanto peggio, tanto meglio” dei grillini i quali vogliono prima sfasciare tutto per poi ricostruire tutto, ma ve li immaginate Grillo,Casalegno e il loro portavoce Casalino, l’ex del Grande Fratello, al lavoro per rimettere in sesto il Paese?
    Io no, eppure un quarto del Paese li vota e ci crede. Chi è che sbaglia io o loro?
    Ho avuto voglia di scrivere queste cose perchè il sig.Movilia ha fatto una superba descrizione dei personaggi in campo e lo ha fatto con pacatezza esemplare.

  4. Renzi mi incuriosisce molto e spero riesca nell’intento di sbloccare questo Paese dalle catene che lo immobilizzano.
    Non se ne può più delle bande che si sono divise le spoglie, di sinistra, di centro e di destra, ma soprattutto ci vuole aria fresca in Parlamento e sincero spirito di servizio, cosa che la maggior parte dell’esercito grillino credo abbia, a prescindere dal folklore e dagli eccessi con cui conducono la loro azione politica. Spero ce l’abbiano anche Grillo ed il suo profeta, ma ho seri dubbi.

  5. Hai scritto tante cose centrate, da me condivise che non mi rimane altro che farti i complimenti e aggiungere… speriamo bene!

  6. Bella questa analisi e molto interessante il profilo tracciato dei protagonisti, nessuno dei quali pare in grado di risolvere i mali di questo Paese. Renzi è il nuovo che avanza, ma a me sembra di risentire vecchi proclami di tromboni del passato. Spero di sbagliarmi ma temo di avere ragione.
    Le argomentazioni del signor Movilia sono di una logica assolutamente realistica e il linguaggio adoperato aiuta a capire meglio l’intricato gioco dei personaggi in campo.

  7. marina cara // 7 febbraio 2014 a 18:01 // Rispondi

    Caro Enzo, bentornato con il tuo lungo e corposo editoriale e complimenti per il ‘restauro’ apportato al giornale. Mi piace la grafica e la struttura incisiva rispetto alla precedente, pagine più eleganti. Insomma, un bel prodotto on line. In quanto a ciò che scrivi, comprendo la ‘delusione’ del governo Montiano, che per poco non ci ha trascinati nella miseria più nera, e poi non mi vengano a dire che sono stati messi i presupposti perchè potessero agire i successori. Un team tecnico sul quale non vi era nulla da eccepire, ma la necessità di passare oltre si era fatta pressante sotto il giogo di sgravi fiscali pesanti per tutti. Monti non ti ha convinto, così come Letta, assolvi poco di quel poco che è stato realizzato; giovane premier con una grande pressione, se ci pensi,non è facile riuscire nell’impresa di riformare e risanare, evitare lo spread più feroce e darci l’illusione che il governo vada per il meglio. In parte è vero ciò scrivi, anche Enrico, nipote di quel Letta che è un pilastro della nostra storia politica, ha esitato e non ha osato. Mancanza di coraggio? Incapacità di realizzazione? Non saprei,è tutto da verificare prossimamente.. Alle primarie ho votato Matteo Renzi e non avrei potuto fare diversamente. Mi piace la sua energia e la preparazione, la voglia di spendersi bene e di ‘vendersi bene’, non esita nelle decisioni, sa quel che vuole; certo, bisogna attendere che le riforme proposte, dalla legge elettorale al Senato ‘ridotto’ diano risultati immediati. Penso che farà strada e che il nuovo che avanza come dici tu e che io ho adottato come titolo per il mio ultimo piccolo articolo, ignorando di trovare da te la medesima espressione, il che mi riempie di gioia,sarà, quanto prima nei nostri destini italiani. Almeno, lo spero. Un saluto

  8. Caro Enzo, con la solita sagacia e il benedetto buonsenso t’impegni come al solito a commentare le italiche politiche vicende. Sembra che un sovrastante fato determini fatti e accadimenti, malgrado gli sforzi dei volenterosi che s’industriano per cercare di ammodernare TUTTO. Io, come te e come tutti quelli che non perdono mai la speranza, continuo a sperare che qualcuno riesca là dove tanti hanno fallito. SPES ULTIMA DEA!

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