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I partigiani dell’Arte

"Discobolo Lancellotti" marmo II secolo d.C. Museo Nazionale Romano - Palazzo Massimo alle Terme

“Discobolo Lancellotti” marmo II secolo d.C. Museo Nazionale Romano – Palazzo Massimo alle Terme

                                             I partigiani dell’Arte

di  Antonio Mazza

  Ovvio, vedi il titolo della mostra, quel “Arte liberata” che si riferisce al nostro patrimonio artistico durante la guerra, a continuo rischio fra razzìe naziste e bombardamenti, e pensi di riflesso a “Monument Men”, il bel film con George Clooney che tratta appunto il tema dell’arte in periodo bellico. Sì, c’è anche questo nella mostra, ma riguarda il “dopo”, quando si trattò di recuperare il materiale rubato, mentre c’è un “prima” non meno avventuroso che concerne la messa in sicurezza del patrimonio artistico. Cioè sottrarlo sia ai nazisti che alle bombe e fu un pugno di coraggiosi, rischiando di persona e con mezzi di fortuna, a compiere il miracolo e “Arte liberata 1937-1947. Capolavori salvati dalla guerra”, in corso alle Scuderie del Quirinale, vuol essere soprattutto un omaggio alla loro memoria.

"Crocifissione" 1345, polittico di Giovanni Baronzio. Urbino Galleria Nazionale delle Marche.

“Crocifissione” 1345, polittico di Giovanni Baronzio. Urbino Galleria Nazionale delle Marche.

  La tracotanza dell’ “alleato” nazista e, di contro, la sudditanza (diciamo meglio il complesso d’inferiorità) da parte fascista causò le prime falle nei nostri beni culturali, come è ben evidenziato ad inizio mostra. Qui da un lato compare una gigantografia del Fuhrer accanto al famoso Discobolo Lancellotti e, dall’altro, lui insieme a Goering, come sfondo al Cerbiatto di Ercolano. Nel primo caso, ignorando  la lungimirante Legge Bottai del 6 luglio 1940 che sanciva la protezione del patrimonio storico-culturale, c’era stata una vendita forzata per compiacere Hitler, affascinato dalla “arianità” del soggetto (ospite d’onore nel futuro Fuhrermuseum di Linz, che avrebbe celebrato i fasti del Reich millenario). Nel secondo caso una preda rubata al Museo Archeologico di Napoli e messo nel giardino in funzione di leggiadro ornamento della sontuosa villa di Goering. Il quale teneva annotato su un registro il computo delle opere d’arte che lui, avido collezionista, razziava in Italia e nel resto d’Europa, annotando ogni cosa con minuzia teutonica.

"Tobiolo e l'angelo" e "San Rocco" 1494, stendardo di Giovanni Santi. Urbino Galleria Nazionale delle Marche.

“Tobiolo e l’angelo” e “San Rocco” 1494, stendardo di Giovanni Santi. Urbino Galleria Nazionale delle Marche.

  Già Bottai, in previsione della guerra alla quale era contrario (come Italo Balbo ed altri gerarchi), aveva predisposto piani per salvaguardare i nostri beni, incaricandone Pasquale Rotondi su consiglio di Carlo Giulio Argan. Ed inizia l’epopea, Urbino, indicata come ricovero, non è sicura, sotto v’è un arsenale dell’areonautica, un possibile bersaglio, e Rotondi decide autonomamente per la rocca di Sassocorvaro dove trasporta le opere di Palazzo Ducale ed altre da varie località marchigiane. Si adopera anche per nascondere capolavori provenienti da Roma (i Caravaggio delle chiese), da Milano e da Venezia nel Palazzo dei Principi Falconieri di Carpegna e solo per un caso tutto passa liscio (i tedeschi aprono una cassa con gli spartiti di Rossini, “papiere”, cartacce, e i quadri si salvano). Ed eccoli alcuni fra i capolavori salvati: “Tobiolo e l’arcangelo” e “San Rocco”, di Giovanni Santi, padre e primo maestro di Raffaello, “Crocifissione” e “Discesa dello Spirito Santo” di Luca Signorelli, un polittico di Giovanni Baronzio, d’influsso giottesco, la luminosa “Madonna di Senigallia” di Piero della Francesca.

"Madonna in trono" fine XIV secolo, terracotta di Andrea Briosco detto il Riccio. Venezia, Galleria Giorgio Franchetti alla Ca' d'Oro.

“Madonna in trono” fine XIV secolo, terracotta di Andrea Briosco detto il Riccio. Venezia, Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro.

  Emilio Lavagnino, soprintendente romano che pur in pensione sentì l’obbligo di salvare il patrimonio d’arte sparso per il Lazio e, comprando a sue spese la benzina al mercato nero, fece la spola fra paesi e borghi sperduti (in sua memoria una “Annunciazione fra Santi Onorato e Mauro” di Cristoforo Scacco, e delle dolcissime tempere su tavola di Antoniazzo Romano). Poi Bruno Molajoli, che nell’area campana riesce a portar via oltre 5900 opere (Rotondi quasi diecimila), salvando i preziosi Mattia Preti della chiesa napoletana di San Pietro a Majella. E Palma Bucarelli, combattiva direttrice della Galleria nazionale d’Arte Moderna, che a bordo della sua Topolino faceva la spola con la regia di Caprarola (“difese il patrimonio che le era stato affidato con la tenacia di un mastino”, scrisse Indro Montanelli). E due lavori di Medardo Rosso, “Bambina che ride” e “Ritratto di Henri Rouart” sono lì a ricordarlo.

"La fucina di Vulcano" 1599, di Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone, affresco a strappato trasportato su tela. Milano, Pinacoteca del Castello Sforzesco.

“La fucina di Vulcano” 1599, di Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone, affresco a strappato trasportato su tela. Milano, Pinacoteca del Castello Sforzesco.

  Sempre a Roma agisce Aldo de Rinaldis, che organizza un trasporto dalla Galleria Borghese alla Rocca di Carpegna, salvando tele importanti come “Santo Stefano” del Francia e “Tobiolo e l’angelo” del Savoldo. A nord opera Fernanda Wittgens, responsabile dell’Accademia di Brera, che con la sua determinazione mette in sicurezza opere di Raffaello, Mantegna, Bramante, Caravaggio, i vedutisti veneziani. I “capolavorissimi” li chiama con affetto e qui figurano “Madonna in trono”, una terracotta del Riccio, l’imponente “Fucina di Vulcano” del Morazzone,”Ritratto di Battista Morosini” del Tintoretto, “L’indovina” di Giovanni Battista Piazzetta, “Ritratto di Alessandro Manzoni” di Francesco Hayez. A Torino Noemi Gabrieli, a  Bologna Francesco Arcangeli, a Palermo Jole Bovio Marconi che si occupa delle antichità romane della Magna Grecia, collaborando poi con i Monument Men angloamericani.

Crocifissione di Cristo con Maria maddalena ed episodi della vita di Cristo Santo 100-1505,  di Luca Signorelli. Firenze Galleria degli Uffizi.

Crocifissione di Cristo con Maria maddalena ed episodi della vita di Cristo Santo 100-1505, di Luca Signorelli. Firenze Galleria degli Uffizi.

  C’è anche l’immenso patrimonio libraio da salvare, mezzo milione fra volumi rari e incunaboli che Luigi De Gregori riesce a nascondere in luoghi remoti dell’area appenninica. Purtroppo così non è per quanto riguarda la comunità ebraica i cui beni artistici, causa le leggi razziali, non godevano di alcuna attenzione, così i nazisti razziarono 20mila volumi fra scritti e testi rabbinici e solo una minima parte è stata recuperata (in mostra alcuni codici e pergamene). Appena firmata la pace Emilio Lavagnino fonda insieme all’archeologo Umberto Zanotti Bianco l’Associazione nazionale per il restauro dei monumenti danneggiati dalla guerra. Si ricostituisce il patrimonio storico-artistico, in quanto perno dell’identità nazionale, come implicitamente riconosciuto dall’articolo 9 della Costituzione. Inizia poi la ricerca della bellezza scomparsa, lavorando fianco a fianco dei Monument Men, con uomini decisi come Rodolfo Siviero, lo “007 dell’Arte”, il quale recupera materiale di immenso valore, fra quadri, statue, libri, oggetti vari. E, fra le meraviglie da lui ritornate all’Italia, la “Danae” di Tiziano regalata a Goering, che chiude la mostra.

"Danae" 1544-45, di Tiziano Vecellio. Napoli Museo e Real Bosco di Capodimonte.

“Danae” 1544-45, di Tiziano Vecellio. Napoli Museo e Real Bosco di Capodimonte.

  Una mostra particolare, che narra di un periodo tragico della nostra storia, dove tuttavia ci fu chi con il suo operato dimostrò di credere nella Bellezza: oltre la violenza e il buio dell’anima. E’ questo il messaggio che le singole storie di eroismo silenzioso (a Rotondi fu conferita la Medaglia d’oro al valore civile 14 anni dopo la sua morte), con il contrappunto di un centinaio di pregevoli opere d’arte (e materiale fotografico e filmati del Luce), trasmettono al visitatore. La Bellezza, solo la Bellezza.

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“Arte liberata 1939-1947. Capolavori salvati dalla guerra” alle Scuderie del Quirinale fino al 10 aprile. Tutti i giorni h.10-20, biglietto intero euro 15 ridotto 13, 10 under 30. Per informazioni www.scuderiequirinale.it La mostra è a cura di Luigi Gallo e Raffaella Morselli, organizzata dalle Scuderie del Quirinale in collaborazione con la Galleria Nazionale delle Marche, Istituto Centrale per il catalogo e documentaziome e Archivio Luce – Cinecittà

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