mulberry bags mulberry outlet mulberry sale mulberry handbags mulberry bag mulberry bags mulberry outlet mulberry sale mulberry handbags mulberry bag mulberry purse mulberry bayswater mulberry outlet york mulberry factory shop mulberry uk mulberry purse mulberry bayswater mulberry outlet york mulberry factory shop mulberry uk sac longchamp saint francois longchamp sacs longchamp sac longchamp pliage longchamp pas cher Babyliss Pro Perfect Curl babyliss curl secret babyliss perfect curl babyliss babyliss pro

Il Concerto Romano e l’Urbe del ‘600

 5

“Bronx della Roma seicentesca”, così nell’accurato booklet allegato a “Sacred Music for the Poor”, cd realizzato dal complesso vocale-strumentale del Concerto Romano, viene definita quella zona compresa fra via Giulia (all’epoca “il salotto di Roma”) e Tor di Nona. Un’area caratterizzata da una forte presenza di sottoproletariato urbano, turbolenta e rissosa, ma con all’interno un’oasi di serenità. Ed era Santa Maria della Vallicella, con l’annesso oratorio, dove San Filippo Neri svolgeva la sua attività evangelica. “Pippo Bbono”, come lo conoscevano ed amavano i romani, che cercava di recuperare le anime non solo con la preghiera ma con il canto: con melodie comprensibili da gente in buona parte analfabeta.

  E nasce così la “lauda” filippina, che ha sì uno scopo edificante, ma, al contrario della musica “alta”, attinge direttamente all’anima popolare, curando sia i testi (comprensibili), sia le musiche (orecchiabili). Ed il risultato il buon Filippo lo constatava ogni giorno, con un seguito di popolo sempre maggiore, che aveva il suo culmine nella visita-pellegrinaggio delle Sette Chiese, con la famosa “merenda” a Villa Mattei, oggi Villa Celimontana (“…essendo a ciascuno provvisto con molta carità di pane, vino, uova, et qualche frutto sobriamente”). Era questa l’essenza del “Gaudium” filippino, la preghiera e la lietezza d’animo, quale si ritrovano nei venti brani che compongono il cd, dove il rigore post-tridentino appare come temperato da una profonda tenerezza.

  E questa è già evidente in apertura, “Deh, venitene, pastori”, di Giovanni Animuccia, allievo di Palestrina ed esponente di rilievo della Scuola Romana, una Lauda il cui linguaggio è all’insegna della “simplicitas”. Come negli altri brani il testo non è in latino bensì in volgare, nulla quindi del rigore palestriniano, ed altrettanto dicasi per un altro allievo del grande maestro, Giovanni Francesco Anerio, qui presente con tre composizioni, il dinamico “Dio ti salvi, Maria” e i più lievi “Torna la sera bruna” e “O penitenza, gioia del cuore”. Il comun denominatore è una religiosità schietta e un po’ ingenua (a rivederla oggi, certo), ma sincera nel suo pietismo edificante (“Salvame, Signor forte/ dal sonno della morte”). E qui, come in tutto il cd, ritroviamo il concetto della “vanitas” unito a quello del “memento mori”, due temi tipici dell’arte della Controriforma (vedi in particolare la pittura).

  Così per Francisco Soto de Langa, figura chiave della lauda filippina, “Cor mio dolente e tristo”, “Nell’apparir del sempiterno sole”, in guisa di dolcissima ballata popolare, “Faticosa è la vita”, quasi uno stornello, tutto a cappella, come “Signor, ti benedico”. E, come risultante ma anche come superamento della lauda, Emilio de’ Cavalieri, con “La rappresentazione di anima et di corpo” (qui un brano, “Il ciel clemente”), che sancisce la nascita dell’oratorio il cui massimo rappresentante romano sarà Giacomo Carissimi. In sintonia con lo spirito filippino sono anche i pezzi puramente strumentali, canzoni e sinfonie, di soave levità, dai toni che evocano molto quelli delle sonate da chiesa (delicatissimo “Canario”, di Johann Kapsberger, noto come “il tedesco della tiorba”). Meno, ma comunque sempre con fini edificanti  “Pietro così dicea”, di Luca Marenzio, grande madrigalista insieme a Monteverdi, e “Deh, ritorna al tuo Signore”, del poco noto Virgilio Mazzocchi (“Dunque il mondo non t’alletti/ coi fugaci suoi diletti”).

  Una Tarantella napoletana del 1700, su testo di Sant’Alfonso de’ Liguori, chiude degnamente questo delizioso excursus nella religiosità popolare, “La santa allegrezza”, in pieno spirito filippino. Peraltro ben compreso dal Concerto Romano, che ha dato un interpretazione filologicamente corretta (calandosi cioè nello spirito dell’epoca) di melodie “composte per consolatione a requisitione di molte persone spirituali & divote, tanto religiosi, quanto secolari”. E voglio, ovviamente, nominarli tutti. Monica Piccinini (soprano), Lucia Napoli (mezzo-soprano), Baltazar Zuniga (tenore), Luca Cervoni (tenore), Vincenzo Di Donato (tenore), Giacomo Farioli (basso), Paolo Perrone (violino), Serena Bellini (flauti), Andrea Inghisciano (cornetto), Luca Marconato (chitarra, tiorba), Francesco Tomasi (chitarra, tiorba), Alfonso Martin ( violoncello), Alessandro Quarta (direzioni e voce).

“Sacred Music for the Poor”

 Concerto Romano diretto da Alessandro Quarta, ed.Christophorus

                  www.christophorus-records.de e www.concertoromano.com

www.concertoromano.com

Inserire un commento

L'indirizo di email non verrà pubblicato.




WordPress SEO fine-tune by Meta SEO Pack from Poradnik Webmastera