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Il pittore dei Cappuccini, frà Ugolino da Belluno.

1  “Hic iacet pulvis cinis et nihil”. E’ famosa la scritta sulla lapide posta al centro della navata dove è sepolto il cardinale Antonio Barberini, fratello di Maffeo Vincenzo, papa Urbano VIII. Fu Antonio che fece erigere a sue spese la chiesa dell’Immacolata Concezione con l’annesso convento dei Cappuccini, in una zona che all’epoca, 1662, era immersa nel verde di vigne ed orti, la nascente Villa Ludovisi quale confine interno alle mura (vedi le mappe del Tempesta e del Falda). Poi, con l’apertura di via Veneto e la successiva costruzione del Ministero delle Corporazioni, oggi dello Sviluppo Economico, il convento venne in parte demolito e poi ristrutturato più volte, sino ad oggi, che si presenta al pubblico con un percorso del tutto nuovo.

  Museo, cripta e chiesa e, quasi come un suggerimento per capire il senso della spiritualità francescana, una mostra: “Oltre il bello”, retrospettiva del frate cappuccino Ugolino da Belluno. Una pittura decisamente particolare, la cui struttura narrativa non deriva solo dall’incontro forma-colore ma da qualcosa più fra le righe, per così dire. La parola che, nella professione di fede dell’artista, diventa il “Logos”, il Verbo che è all’origine delle cose e le imprime di sé, come una seconda pelle. E la pittura di frà Ugolino, sconfinando intenzionalmente nell’area riservata alla scrittura, intende penetrare il mistero della parola, quasi una Kabbalah del tutto inedita. Il risultato è una suggestiva intelaiatura poetica dove i segni si compongono e scompongono, in una ricerca direi di sapore squisitamente semiologico.

  Prendiamo ad esempio “Parole” o “Tu – io”, entrambi acrilici, dove la combinazione lessicale diventa incontro di elementi diversi. D’altronde il “logos” è già di per sé contaminazione, comprendendo all’origine la totalità, e il Nostro lavora appunto sulla struttura verbale. Un lavoro di ricerca, certo, che assume talvolta connotazioni ludiche, tipo cruciverba, attingendo anche al linguaggio musicale (i neumi, cioè i primordi della melodia). E se qui i segni dell’uomo sono rappresentati in una prospettiva decisamente sperimentale, nelle fasi successive, che riguardano i mosaici, le vetrate e l’affresco murale, il panorama muta e si fa più ampio. In mostra alcuni esempi di un’arte alla quale lui, non a caso amico di De Chirico e Severini, dona un tocco di trascendenza tutta francescana, come dimostrano lo splendido mosaico di Sant’Emerenziana (ben 523 mq.) o il non meno affascinante graffito di San Ponziano, entrambi a Roma (ma i suoi lavori nelle chiese sono tanti, in Italia ed anche all’estero).

3.

  La visita prosegue con il Museo dove sono esposti oggetti di culto e paramenti sacri e, di particolare interesse, il salone in cui figurano testimonianze relative al coinvolgimento dei Cappuccini nella prima guerra mondiale (documenti, diari, foto). Ed ecco poi il “San Francesco in meditazione”, del Caravaggio, il cui impianto pittorico risulta decisamente più morbido rispetto ad un’altra versione dello stesso soggetto che si trova a Cremona. Ma se le tonalità risultano meno aspre non ne viene però sminuito il messaggio spirituale di fondo, la meditazione del Santo su “sora nostra morte corporale”, quindi la vacuità della vita e la necessità di operare il Bene (nella chiesa è sepolto un grande questuante cappuccino, San Felice da Cantalice, amico di San Filippo Neri e papa Sisto V. Ed un altro santo aveva qui la sua cella, Crispino da Viterbo).

4.

  “In ciascuna di queste piccole camere sono distribuite, come pietre in un orto, le diverse tombe dei buoni religiosi”, Così scrive il marchese De Sade negli appunti romani del suo “Voyage en Italie” a proposito della cripta-cimitero dei cappuccini, realizzata nella prima metà del XVIII secolo e in seguito, grazie all’estro di Padre Raffaele da Soma, divenuta la spettacolare ancorché inquietante composizione che oggi possiamo ammirare. E da quest’incredibile geometria di migliaia di ossa dove si narra della caducità della vita passiamo al piano superiore, alla chiesa dell’Immacolata Concezione, che Stendhal annoverava fra le 22 chiese romane “più degne di nota”.

  Come già detto la volle il cardinale Antonio Barberini, qui sepolto, a navata unica, come consuetudine nelle chiese dell’ordine cappuccino, volta a botte (nel soffitto un’arioso affresco neo classico, “Assunzione” di Liborio Cocetti) ed un suntuoso interno barocco. Cinque cappelle per lato con opere notevoli, come il “San Michele” di Guido Reni, con l’angelo che atterra il demonio, dove la plasticità dell’insieme esalta la scena sacra (“Dopo Raffaello non s’era avuta una più alta idealità di bellezza”, scriveva il critico d’arte Giulio Cantalamessa). Nella stessa cappella “Gesù schernito dagli sgherri”, di Gerrit van Honthorst, meglio noto come Gherardo delle Notti, un buon caravaggesco che ha lavorato in altre chiese romane (vedi Santa Maria in Aquiro e Santa Maria della Scala).

5.

  E, proseguendo, una dolcissima “Natività” di Giovanni Lanfranco, con tonalità alla Correggio, “San Francesco che riceve le stigmate” e “Morte di San Francesco”, entrambi del Domenichino, di forte tensione mistica, “Anania ridà la vista a San Paolo”, di Pietro da Cortona, riccamente scenografica (e come dimenticare la tomba di Padre Mariano da Torino, il famoso cappuccino della TV italiana?). Ma c’è molto da vedere all’Immacolata Concezione, pittura, scultura, ovvero tutto quel fiorire di bellezza tipico delle chiese romane e che fa dell’Urbe una città unica al mondo.

La mostra di pittura di frate Ugolino da Belluno è visitabile fino a novembre 2017.
Orario visita museo e cripta: tutti i giorni dalle 9 alle 19, biglietto euro 8 intero 6 ridotto.
Per informazioni 0688803695 e segreteria@cappucciniviaveneto.it

2 Commentia“Il pittore dei Cappuccini, frà Ugolino da Belluno.”

  1. robert hough // 18 aprile 2022 a 23:30 // Rispondi

    Could someone kindly send me the English translation for this 2016 publication?
    Grazie

  2. robert hough // 18 aprile 2022 a 23:32 // Rispondi

    Is there an English translation for this publication?
    Grazie
    Bob hough

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