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Il prezzo (the price) di Arthur Miller

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di Giusy Criscione.

Il prezzo (the price), dramma teatrale di Arthur Miler, andato in  scena al teatro Argentina, merita attenzione perché di grande attualità e spessore, magistralmente interpretato da Massimo Popolizio e Umberto Orsini, per la regia dello stesso Popolizio. Fanno parte del dramma anche gli attori Alvia Reale e Elia Schilton.

  Scritta nel 1968 e scarsamente rappresentata, la pièce, debuttò nel 1968 al Morosco Theatre di Broadway con grande successo (429 repliche consecutive), in Italia fu messa in scena nel 1969 con Raf Vallone e Mario Scaccia.

 La storia ruota intorno alla differente visione della vita di due fratelli che si rincontrano dopo molti anni.

  Essi si ritrovano nella casa di famiglia, che sta per essere abbattuta, dopo la morte del padre. Le loro scelte di vita sono legate all’incertezza della crisi del ‘29,  crisi che portò sul lastrico molte persone tra cui il padre dei due protagonisti: Victor è persona di notevole intelligenza, da giovane sembrava destinato a cose migliori ma alla fine è diventato solo un sergente di polizia. Walter, apparentemente meno dotato, è un medico abile e rispettato. Si incontrano per trattare la vendita dei mobili di famiglia a un anziano antiquario ebreo-russo interpretato da un Orsini un po’ “rimbambito”, leggermente ironico ma subdolamente furbo.

     Si tratta di stabilire il prezzo della mobilia, ma anche il prezzo simbolico della vita dei due fratelli ripercorrendo le proprie vite e confrontando le diverse scelte fatte: la famiglia, la carriera, l’accudimento del padre. E le più radicate convinzioni su come siano andate le cose in famiglia si sgretolano a poco a poco. Su entrambi aleggia la figura del vecchio antiquario, misteriosa, ambigua ma carica di un istinto vitale che i personaggi più giovani sembrano avere smarrito.

  A distanza di tanti anni i due fratelli si fronteggiano sciorinando tutti i livori accumulati negli anni. Su tutto vince l’incomprensione per le scelte fatte, il sacrificio del poliziotto, il menefreghismo del padre, il disprezzo della moglie di Victor. In un crescendo di tensione si arriva alla catarsi finale in cui finalmente il sacrificio compiuto dal poliziotto per aiutare il padre in difficoltà, padre imbroglione e ingrato, viene compreso e apprezzato dalla moglie e anche dal fratello, fratello lucido fin dall’inizio del raggiro compiuto dal padre approfittatore ai danni di Victor generoso e altruista.

La casa rimane finalmente vuota e il vecchio allibratore che ha concluso un buon affare, accenna passi di danza al suono di un vecchio grammofono.

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