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“Indagini sulla Resurrezione” a Sansepolcro

A Sansepolcro, la cittadina toscana che ha dato i natali a Piero della Francesca, Piero non poteva non raffigurare quel sepolcro di Cristo così profondamento legato all’identità stessa del luogo (in virtù di una reliquia portata da Gerusalemme). Lo ha fatto nel celebre dipinto murale della Resurrezione, risalente agli anni ‘60 del Quattrocento e ritenuto da Vasari il capolavoro dell’artista. Proprio parafrasando Vasari, lo scrittore Aldous Huxley lo definì “la più bella pittura del mondo” e, proprio in virtù di questa definizione, si racconta che nel 1944 la cittadina non venne bombardata dall’artiglieria britannica.

Piero della Francesca

Nella mostra “Indagini sulla Resurrezione”, che si tiene nel Museo Civico di Sansepolcro in concomitanza con il restauro dell’affresco, si propone un confronto iconografico sul tema della resurrezione in questo che è l’anno di Piero (era nato probabilmente nel 1416) e in particolare nel periodo pasquale.

La Pasqua è la festa cristiana per eccellenza. Si ricollega all’antichissima festa del Pesach, che ancora oggi per gli Ebrei ricorda l’esodo e la liberazione dalla schiavitù in Egitto. Le celebrazioni di questa hanno inizio la sera del 14° giorno del mese di Nisan, coincidente con il primo plenilunio di primavera. È da vedere in ciò un richiamo ai riti primordiali con i quali i pastori semiti festeggiavano il rinnovamento del cosmo a primavera, sacrificando i primi nati di ogni gregge e mangiandone la carne in un pasto rituale. Non a caso Cristo morì in occasione del Pesach, in quanto vero agnello sacrificale, secondo le parole pronunciate da San Giovanni Battista durante il Battesimo di Gesù nel Giordano: “Ecco l’Agnello di Dio, ecco Colui che toglie i peccati del mondo”. I cristiani, come gli Ebrei, sono liberati dalla schiavitù spirituale mediante il sangue dell’Agnello, afferma San Paolo nella prima lettera ai Corinzi. Ma, diversamente dall’agnello ebraico, Cristo risorge dalla morte. La resurrezione – insieme con l’incarnazione del Verbo – è il mistero divino che offre agli uomini la salvezza dai peccati, donando loro una nuova Vita mediante il Battesimo (da qui l’usanza di battezzare i catecumeni alla vigilia di Pasqua).

Vasari

Nel dipinto di Piero gli uomini dormono in attesa del ritorno del Cristo, e dorme la natura in attesa del risveglio primaverile. Tra i soldati addormentati la tradizione vuole che ci sia anche l’autoritratto di Piero (in quello con la testa rovesciata sul sepolcro). È un volto che sogna, inconsapevole del mistero che si sta compiendo. Il Redentore che emerge dal sepolcro con un luminoso vestito rosa ha uno sguardo severo, quasi “terribile”, perché è disceso agli Inferi dove ha giudicato i morti, ma il suo corpo rispecchia una serena bellezza. È l’uomo-Dio vittorioso e come tale ha in mano il vessillo della vittoria, bianco con una croce rossa.

L’iconografo francese Louis Réau nel 1957 elencava le diverse posture assunte dal Risorto in altrettante varianti iconografiche: “in sepulchro” (in piedi, all’interno); con un piede sul bordo; in atto di scavalcare il bordo; “extra sepulchrum” (in piedi, davanti al sepolcro); “supra sepulchrum” (in piedi sul coperchio). Altri fattori, quali il paesaggio, o il ruolo delle guardie ai piedi del sepolcro, caratterizzano rappresentazioni con le quali la Resurrezione di Piero presenta indubbie assonanze, senza mai, peraltro, giungere a un’adesione totale nei temi e nei motivi. Eugenio Battisti, uno studioso dell’opera di Piero della Francesca, definiva nel 1971 la Risurrezione di Sansepolcro come “un’opera iconograficamente obbligata, e nei suoi particolari non innovatrice”. Ma l’obbligo di cui parla non è affatto scontato. Se sembra dimostrato che il Sepolcro di Cristo rappresentasse già prima del secolo XV l’emblema eponimo della cittadina, e nonostante gli evidenti riferimenti al precedente costituito dal Polittico di Niccolò di Segna, conservato nella Cattedrale di San Sepolcro, la Risurrezione di Piero costituisce un’opera del tutto originale, e in qualche misura diversa rispetto a qualunque tradizione precedente.

Pietro Lorenzetti

La mostra presenta le soluzioni iconografiche adottate da altri tre autori tra Trecento e Cinquecento, per cercare di comprendere l’originalità della Resurrezione di Piero della Francesca e di agevolarne – per quanto possibile – la lettura. Si parte dal trecentesco Cristo risorto di Pietro Lorenzetti, un affresco staccato proveniente dal Museo Diocesano di Siena (già nella chiesa di San Francesco).  È un Cristo tutto solo che appare sulla soglia spalancata del sepolcro. Regge il proprio sudario e da lui promana una luce divina. Siamo decisamente lontani dall’opera di Piero, ma si tratta comunque di un dipinto notevole nella sua connotazione iconica.

Il Polittico della Resurrezione di Marcantonio Aquili (figlio di Antoniazzo Romano) è datato 1511 e proviene dal Museo Civico di Rieti (già nell’Oratorio di S. Pietro Martire presso S. Domenico). Ci interessa il comparto centrale che raffigura Cristo sul sepolcro con una bandiera con croce rossa, come quella della Resurrezione di Piero, in un paesaggio vivace e con i soldati in parte già svegli. Forse, più che la figura Cristo, ci colpisce l’abbigliamento del personaggio in primo piano sulla sinistra.

Si arriva, quindi, alla Resurrezione di Giorgio Vasari (dipinto su tavola, 1550 ca., Siena Pinacoteca Nazionale), il più interessante tra i dipinti esposti perché stavolta Cristo, pur benedicendo con la mano, sembra quasi salutare il mondo con un addio.

Ricordiamo che il Comune di Sansepolcro possiede anche la celebre Madonna della Misericordia di Piero della Francesca, attualmente esposta a Forlì nella mostra “Piero della Francesca indagine su un mito”, a conclusione della quale arriverà a Sansepolcro la Madonna con Bambino della Collezione Alana, opera giovanile di Piero, che sarà esposta accanto al Polittico della Misericordia allestito nella sua definitiva ricostruzione. Appuntamenti dunque importanti per valorizzare il Museo Civico e fare della città natale di Piero il perno del più vasto progetto di promozione e valorizzazione territoriale interregionale su cui si sta lavorando da tempo, noto come “ Le terre di Piero”.

Aquili

INDAGINI SULLA RESURREZIONE Museo Civico di SANSEPOLCRO
Dal 19 marzo al 17 luglio Via Niccolò Aggiunti, 65 – 52037 Sansepolcro
Orario: tutti i giorni 10.00-13.00 e 14.30-18.00
Dal 15 giugno 10-13,30 e 14,30-19
Biglietto: 8 euro, ridotto 5 euro

 

1 Commentoa““Indagini sulla Resurrezione” a Sansepolcro”

  1. Menotti Passarella // 22 maggio 2016 a 21:39 // Rispondi

    Buonasera. Leggo “la Risurrezione di Piero costituisce un’opera del tutto originale, e in qualche misura diversa rispetto a qualunque tradizione precedente.” Spero che le indagini siano ancora aperte e che questa conclusione possa essere “cambiata”. Infatti non tiene conto della Resurrezione di Ferrara, datata 1410-1419, dove compare un Cristo in posa analoga, e dove le assonanze con Piero sono varie, e cioè: gli alberi ai lati, il braccio alzato, la bandiera con la croce, il piede sul bordo del sepolcro, il colore della veste di Cristo e i quattro dormienti…

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