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La donna in Istria e in Dalmazia

DSCN2043Alla Casa internazionale delle donne in via della Lungara, (a cura dell’Associazione il paese delle Donne) si è parlato dell’Istria e della Dalmazia, terre per storia e cultura così lontane dalla Capitale e anche poco note ai romani. Con il titolo L’identità dentro si è dedicato un pomeriggio, coordinato da Maria Paola Fiorensoli, alla presentazione della Mostra e volume di Giusy Criscione: La donna in Istria e in Dalmazia nelle immagini e nelle storie, e del volume: Le figure femminili nella narrativa di Fulvio Tomizza a cura di Irene Visintini e Isabella Flego. Ha portato la sua testimonianza su Tomizza anche Dario Fiorensoli (V.i.s.e.s. Onlus) e ha terminato la serata la Performance “Luci e Ombre” con le attrici Alba Bartoli e Maria Sandrelli che hanno letto e interpretato brani scelti dal libro delle figure femminili di Tomizza.

Molto adatta, per l’occasione, la scelta della Casa delle Donne di via della Lungara, edificio storico della Roma Secentesca, carcere e istituto di detenzione per le donne di “malaffare” e criminali, dove nelle ampie sale svolgevano un lavoro forzato manuale di cucito e di ricamo . Il grande edificio, ristrutturato e riadattato è ora sede di attività multiple che vanno dalle conferenze, alle consulenze legali per le donne, attività artistiche, sede dell’UDI, biblioteca ecc.

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Ha dato inizio al “pomeriggio istriano” Giusy Criscione che ha illustrato la mostra da lei curata accompagnandola con alcune immagini. La mostra itinerante nata nel 2005, allestita anche a  Firenze e in seguito a Trieste e Padova con nuova veste,  è un viaggio nella memoria e nel tempo per far conoscere la storia, i costumi e le vicende di un popolo di frontiera che ha subito nei secoli tante dominazioni e che è stato smembrato in un passato più recente a causa dell’esodo di massa fra il 1947 e il 1954. La donna è vista nei differenti ruoli di moglie e madre, santola(madrina) , maestra, venditrice ai mercati, operaia (tabacchina )lavandaia, portatrice di legname, mandriana, lavoratrice alle saline. Una sezione è dedicata anche donna illustre, di cultura e artista come la gemma Harasim o Irma e Emma Gramatica. Ampiamente documentati con ritratti d’epoca sono i mestieri tipici di quelle regioni,  mestieri tipicamente femminili ormai tramontati come le sessolotte(mondatrici di caffè), le pancogole( coloro che lavoravano e vendevano il pane per strada) e le breschizze, contadine dell’entroterra carsico che scendevano con i loro asinelli di mattino presto portando ai mercati cittadini i prodotti freschi: uova, latte, verdure.

Accanto agli usi e alle tradizioni Giusy Criscione ha fatto un breve accenno alla recente letteratura istriana in lingua italiana della minoranza italiana che ancora vive in quei territorio: la letteratura istro-quarnerina delle “rimaste”. Questa letteratura poco conosciuta e che si differenzia da quella dell’esodo e delle “partite” o “andate” conta un folto numero di scrittrici e poetesse: Nelida Milani, Ester Barlessi, Vlada Acquaviva, le poetesse Loredana Bogliun e Lidia Del Ton, ecc. Molte scrittrici per conservarne la memoria e l’identità scrivono infatti anche nei dialetti istro-veneto e istrioto, antico dialetto vicino al ladino e parlato una volta in alcuni centri quali Dignano e Rovigno.

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Si è passati poi ad analizzare, con l’intervento di Irene Visintini e Isabella Flego il libro su Tomizza: Le figure femminili nella narrativa di Fulvio Tomizza, un progetto a più voci, edito dalla Edit di Fiume, (unica casa editrice istriana in lingua italiana) dove alcune studiose di differenti generazioni trattano e analizzano i personaggi femminile nella narrativa dello scrittore istriano: Giustina de La ragazza di Petrovia, la moglie Miriam de La città di Miriam, Paolina Rubbi, contessa Carli de L’ereditiera veneziana, ecc .Figure femminili diversissime tra di loro, vissute in tempi lontani e moderni, spesso succubi di un ambiente arretrato e povero o prigioniere di una educazione rigida e maschilista; di una morale ottusa, dove il giudizio della comunità ristretta e “impicciona” conta molto più dell’analisi obbiettiva dei fatti. A volte queste donne fragili ma anche forti, tentano di ribellarsi o di imporre la propria volontà ma quasi sempre la loro ribellione finisce in una cocente sconfitta. Ad illustrare con ancora maggiore incisività il delicato mondo e gli stati d’animo di queste magnifiche figure di donne, create da Tomizza, oltre alla raffinata analisi di Irene Visintini e alla sensibile descrizione di Irene Flego, hanno contribuito le due attrici interpreti Alba Bartoli e Maria Sandrelli . Accompagnate da un arrangiamento musicale utile a sottolineare i momenti più drammatici, le due interpreti hanno recitato dei brani scelti dai romanzi dello scrittore istriano, componendo un collage esemplare fatto di stati d’animo, descrizioni , analisi e riportando anche frammenti di critica  delle autrici Visintini e Flego.

Giusy Criscione

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