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La Fedra di Seneca al teatro greco di Siracusa

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di Giusy Criscione.

Il ciclo di rappresentazioni classiche allestito dall’Istituto del Dramma Antico al teatro greco di Siracusa è alla sua 52 esima edizione.

Gli spettacoli all’interno della stupenda cornice del teatro si svolgono generalmente da metà maggio a fine giugno. L’ evento è un appuntamento importante e una tradizione consolidata annuale che comportano messe in scena spesso innovative con attori e regie di qualità anche ad opere di artisti internazionali.

Il repertorio delle tragedie classiche, cambia ogni anno con l’inserimento anche di qualche commedia. Il programma del 2016 ha previsto un ciclo dedicato ad alcuni personaggi femminili dal titolo: La stirpe delle donne , Elettra, Alcesti e Fedra di Seneca.

La Fedra per la regia di Cerciello con la scena di Roberto Crea è la tragedia a cui abbiamo assistito. La tragedia latina è forse ancora più cupa di quella greca a cui si ispira: l’Ippolito velato di Euripide. E’ il dramma senza speranza della regina Fedra, moglie del tiranno Teseo innamorata, non corrisposta, del figliastro Ippolito. Dopo aver dichiarato il suo impossibile amore al figliastro che la allontana con forza, nonostante i tentativi della nutrice di dissuaderla a tale confessione, Fedra si vendica  e al ritorno del marito, dal suo viaggio all’Ade, gli confessa, mentendo, che Ippolito ha abusato di lei. Teseo, incredulo invocando l’aiuto di Poseidone provoca la morte del figlio: il corpo di Ippolito viene fatto a brandelli e i suoi resti vengono sparpagliati nella natura, in quella stessa natura dove Ippolito aveva scelto di vivere dedicandosi alla caccia. Fedra dopo aver confessato il suo amore si uccide e a Teseo non resta altro che piangere e cercare di mettere insieme i resti del compianto figlio per una degna sepoltura.

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Fedra è interpretata da una dolente e rassegnata Imma Villa, vittima della sua stessa condizione di donna, prigioniera di un Teseo tiranno. Il suo lungo e pesante manto che l’avviluppa nella scena iniziale rende molto bene la sua condizione di vittima. Liberandosi del manto per proclamare il suo amore si mostra in tutta la sua fragilità di donna vulnerabile. In contrapposizione un figliastro risoluto nel non amare le donne perché fonti di guai, fiero della sua mascolina baldanza di guerriero e cacciatore. Ippolito e Teseo sono interpretati entrambi da Fausto Russo Alesi, più a suo agio e convincente nel ruolo di Teseo che in quello del giovane Ippolito. Brava e incisiva è la nutrice Bruna Rossi, determinata anche se invano nel suo ruolo di dissuadere la padrona dalla sua pazzia amorosa. La scena con la foresta di alberi stilizzata è sontuosa e suggestiva : l’azione si svolge in rapida successione verso l’apice della tragedia e i movimenti di gruppo soprattutto del coro rendono incisiva la scena in tutta la sacralità del dramma che si deve compiere inesorabilmente.

La musica e il canto del coro è a volte eccessivo, la sua modernità fa perdere di vista la solenne scansione degli avvenimenti. I costumi ispirati fin troppo a quelli dei teatri orientali giapponesi rendono sontuosa e ricca la coreografia sempre molto suggestiva grazie e soprattutto alla cornice naturale del teatro greco.

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