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La terza guerra mondiale

  1 A rivedere quelle immagini della strage ti ritorna un groppo in gola, come quando il tg in edizione straordinaria ha dato la notizia di Parigi sotto attacco. Un vetro forato dalle pallottole, una scia di sangue sul marciapiede, oggetti persi in una fuga disperata e poi i fiori, i ceri accesi, i biglietti lasciati dai parigini. No, è troppo, 129 morti e 300 feriti per cosa, in nome di che: quale assurdo dio può pretendere un simile sacrificio? La Shar’ia come la intendono i criminali dell’Isis è solo notte e buio della coscienza, una tenebra che sta dilagando e rischia di sommergere anche noi, con le nostre traballanti certezze.

  E’ questo il problema, loro hanno un punto di riferimento, perché l’orrore puro, il Male assoluto “è” un punto di riferimento, noi, mondo occidentale, abbiamo superato le ideologie ma ci siamo impantananti in una fase di transizione storica dove ricerca e dubbio si sovrappongono spesso intralciandosi a vicenda. Certo non dimentichiamo i nostri valori fondanti, la democrazia, il dialogo ma, complice (e non da poco) anche la crisi economica, tutto assume colori non più vivi come un tempo ma decisamente sbiaditi. E, dunque, il messaggio finale risulta frammentario, anche in quello che è o dovrebbe essere il concetto-base dell’Occidente e dell’Europa in particolare, cioè la libertà.

  Dove inizia e dove finisce? Quali sono i criteri di diritti e doveri, soprattutto per chi proviene da paesi di cultura e religione diverse? Fino a che punto si può rispettare la cultura dell’ospite, chiamiamolo così, e dove si deve pretendere il rispetto della propria? E qui viene spontaneo pensare al nostro paese, a certe derive di permissivismo che non alimentano il dialogo, anzi, rischiano di cristallizzarlo in situazioni di ambiguità. E questo non può non alimentare un razzismo di riflesso e l’abbiamo visto con le dichiarazioni sull’isterico esagitato dei vari Salvini, Santanchè, Gasparri a commento della strage di Parigi (per non parlare della prima pagina di “Libero”). Quindi il discorso è molto semplice: sei a casa mia, io ti rispetto ma sei comunque a casa mia (e questo vale per tutti, di qualsiasi razza o religione).

  In Francia, con sei milioni di musulmani, la prospettiva rischia di diventare drammatica, perché, con il giro di vite inevitabile dovuto alla situazione d’emergenza le banlieues parigine possono deflagrare nuovamente e produrre schegge impazzite che seminano il terrore. Ed è proprio questo che vuole l’Isis, portare a leggi speciali tipo il “patriot act” dopo l’11 settembre americano, il cui effetto immediato (e scontato) sarebbe soprattutto di accerchiare la componente islamica e ridurne i diritti, col risultato di forgiare potenziali kamikaze. E allora che fare adesso che l’infezione è penetrata in Europa e nessuno può dirsi al sicuro? Come difendersi da chi anela al martirio massacrando prima quanti più “infedeli” possibile? Qual è il modo per sconfiggere le Armate della Notte fuori e dentro i confini del proprio paese?

  Non limitarsi ai bombardamenti e all’eroismo dei peshmerga, decidersi finalmente a creare un esercito internazionale, “boots on the ground” di tutte le bandiere, cosa che sappiamo bene non facile ma assolutamente necessaria. Il Medio Oriente, con i vari fronti e alleanze più o meno velate, sunniti e sciiti, l’Iran e l’Arabia Saudita quali manovratori dietro le quinte e la Russia grande burattinaio, non meno degli USA, la Siria a pezzi, è un pantano che Daesh, l’Isis, sta trasformando in un inferno. E lo sta esportando con i suoi “foreign fighters” e qui è la seconda parte della domanda: come prevenire gli attentati?

  E torniamo al nostro paese. Siamo davvero a rischio anche noi? “L’inizio della tempesta” colpirà Roma, come è nei proclami del Califfato? La nostra Intelligence ha operato bene, scoprendo possibili cellule dormienti in varie parti d’Italia e comminando il carcere o procedendo ad espulsioni. Nell’Urbe arriveranno altri militari in vista del Giubileo che sono in molti a chiederne il rinvio, per motivi di sicurezza. In effetti, con un milione e più di pellegrini sparsi nella città, il rischio c’è e grosso anche. Per entrare in posti considerati possibili obiettivi ci sarà il metal detector ma fuori, nei luoghi dove si concentra la folla, come piazza San Pietro? E la stazione o la metropolitana, come fai a controllare le migliaia con uno zainetto o, svolgendosi il Giubileo in inverno, a sapere se sotto il cappotto c’è qualcosa di “strano”?

  La terza guerra mondiale, ha ragione papa Francesco, questa però più tragicamente simbolica, perché combattuta contro le forze del Male, una sorta di allucinato nazismo religioso che ha pochi riscontri nella pur travagliata storia del fanatismo confessionale. Le Scritture parlano della fine dei tempi, quando verrà l’Anticristo. E forse è lì, alle nostre porte, Daesh, un canto di morte.

4 Commentia“La terza guerra mondiale”

  1. Maurizio Solinas // 16 novembre 2015 a 14:56 // Rispondi

    Hai la mia totale ed incondizionata approvazione. Il cancro va estirpato alla radice. Si sente in giro qualche parolaio che inneggia alla pace che chiede dialogo. Ma con chi? Si può parlare con chi vuole solo spazzarci via ? C’è una sorta di invidia e di rancore profondo da parte di certo Islam che non ci perdona di avere tutto, mentre loro non hanno nulla, non ci perdona di essere liberi, mentre loro non lo sono e si nascondono dietro il dito della religione.
    Questa frangia malata non vuole null’altro che annientarci non chiede dialogo e non ammette dialogo. E allora ripeto di cosa stiamo parlando?
    Le potenze occidentali , a parte qualche bombetta più mediatica che altro sta a guardare, perché gli interessi in ballo sono altissimi e gli errori fatti nel passato( guerra in Afghanistan, Saddam, Gheddafi, Nasser) pesano come macigni e un ulteriore passo falso potrebbe costare molto di più in termini di leadership mondiale che far vivere nel terrore le città europee.

  2. Acuto ed equilibrato!

  3. Bene Direttore. MI piace quando li etichetti “criminali dell’ISIS”, non terroristi ma comuni criminali, senza riferimenti religiosi. Dall’analisi manca però un riferimento agli errori commessi da Bush, Sarkosy…e i bombardamenti dei droni americani. E poi mancano accenni alle ambiguità di alcuni paesi, Arabia Saudita in primis. Dobbiamo far uscire allo scoperto questo paese.
    E la Turchia? Denunciata pubblicamente da Putin con accuse gravissime? Quindi poco Boots on the ground e sunniti che sconfiggono i CRIMINALI. Questi dobbiamo aiutare. Non esistono risposte facili (immediate) ad una situazione complessa. Purtroppo non conosco musulmani e mi piacerebbe analizzare con loro queste problematiche. Di sicuro non dobbiamo parlare di NOI e di LORO! Nel frattempo è spuntato un pericoloso imbecille: Donald Trump.

  4. antonio mazza // 12 dicembre 2015 a 16:05 // Rispondi

    Caro Lanfranco,ho preferito non fare dietrologie, sia perché ci sarebbe molto da dire sugli errori dell’Occidente, a cominciare dal colonialismo, che se n’è fregato di etnie, religioni ed altro facendo solo i propri interessi (e Bush ha poi completato il quadro con le sue menzogne planetarie); sia perché reputo scontato che tutti, più o meno, sappiamo le cause che hanno generato la crisi attuale. Il punto è ora, con due fronti uniti contro Daesh ma divergenti fra loro, l’ambiguità di parte del mondo arabo che non si capisce bene con chi e contro chi sta. Parlo con amici di fede islamica e loro condannano le atrocità del califfato ma sono altresì critici nei confronti soprattutto degli USA. Comunque c’è dialogo e ci intendiamo bene e questo è importante. In quanto a Donald Trump pericoloso imbecille, come tu lo definisci, sono pienamente d’accordo con te. Per il resto mi sarebbe piaciuto un dibattito con e fra i lettori ma, come al solito, quando si tratta di problemi di un certo impegno, silenzio totale.

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