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L’aria che tira…che aria è?

palazzo-chQuanto mi piacerebbe rispondere a questa domanda come ha risposto Clark Gable a Rossella in Via col Vento, ma non posso, non voglio, non devo. Così disse Pio IX dal balcone del Bernini, lassù sul Quirinale, e lo dico anch’io pur non essendo papa ma solo papà.
“Francamente me ne infischio!” fu la risposta del tenebroso e baffuto capitano delle sue brame, ma non posso perché l’aria che tira lungo l’italico stivale la respiro anch’io, sento puzza di bruciato da tutte le parti e non so più da che parte girarmi. Questo, comunque, è pur sempre il mio Paese e come potrei rispondere in quel modo?
No, non posso davvero e, quindi, cerco di capire e di ragionare.
Ragionare su cosa?
Su ciò che ci siamo lasciati alle spalle in tempi recenti, ma non partendo da Adamo ed Eva, e restando con i piedi per terra. Nel senso che le aspettative devono essere commisurate allo spessore intellettuale e alle capacità del conducator di turno e delle friabili e turbolente maggioranze che lo sostengono.
Traduzione: non esageriamo con le aspettative perché questo passa il convento.
Voglio ragionare, dicevo, e parto da una data precisa: primi giorni di febbraio dell’anno di grazia 2014.
Regnava ancora il professor Mario Monti, il miglior fico del bigoncio dell’epoca, chiamato dal presidente Napolitano per curare l’Italia malata, non prima, però, di avergli assicurato lo scranno di senatore a vita.

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Non so se per incoraggiare un Paese avvilito e depresso, o solo per un eccesso di fiducia in se stesso, nella professoressa Fornero e nel banchiere Corrado Passera, suoi compagni di viaggio, fatto sta che in una mattina di gelo artico il Professore se ne uscì con questa rassicurante affermazione: “Si intravede la luce in fondo al tunnel”, aggiungendo che dal secondo trimestre (di quell’anno) sarebbe partita la ripresa che ci avrebbe portato fuori dalla recessione.
Ma, ahimè, ahinoi, non era vero.
Non era vero perché qualche settimana dopo si ebbero notizie atroci: l’esplosione del debito pubblico, della disoccupazione, giovanile in particolare, e della chiusura di migliaia e migliaia di esercizi commerciali, inghiottiti da una crisi senza fine.
Ma in Italia stava già morendo, o era già morto, un terzo del suo territorio, l’intero Mezzogiorno, in coma pressoché irreversibile, tra l’indifferenza di maggioranze multiformi e litigiose ed opposizioni tanto rumorose quanto inconcludenti. Le une e le altre tese a catturare il consenso promettendo la luna, ma indifferenti delle sorti di Regioni come la Calabria, la Sicilia e la Campania, terre di nessuno, che fanno bau bau alla luna per dire che esistono, ma non hanno più occhi per piangere sui loro guai.
Guai della gente di laggiù, di quelle terre di nessuno.
Ho detto terre di nessuno? Beh, non esattamente, ma ci siamo capiti!
No, non era vero, non si intravedeva un bel nulla in fondo al tunnel e Mario Monti, poco tempo dopo, si fece da parte mentre gli italiani si leccavano le ferite.
Poi arrivò il giovane Letta di belle letture, di bello eloquio e di poca sostanza, ma non durò a lungo, nonostante le assicurazioni continue del putto fiorentino, segretario del suo stesso partito, il PD, con quel sospetto “stai sereno Enrico” che suonava come una campana a martello.

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E infatti sul proscenio irruppe, poi, proprio Matteo Renzi, Segretario di un Partito in cui militavano già in sofferenza (ed alcuni non vi militano più) comunisti duri e puri cui si “rinturcinavano” (si può dire?) già le budella ogni qualvolta il capo apriva bocca per dire che l’articolo 18 era la fonte di tutti i mali dei lavoratori e degli aspiranti tali e che il Jobs Act sarebbe stato la panacea di quei mali.
Tanto amato dal suo Cerchio Magico quanto detestato dai suoi avversari, in primis gli orfani di Enrico Berlinguer e di Pietro Ingrao, ma anche dai compagnucci della parrocchietta che non si fidavano, e non si fidano ancora, del bischero fiorentino, che nel frattempo smazza la sua maggioranza ad assetto variabile con la disinvoltura di uno smaliziato giocatore di poker.
Negli ultimi tempi sul piano dell’economia, della produzione e dell’occupazione si sta muovendo qualcosa e Matteo esulta e lancia ulteriori proclami che fanno incavolare quelli di Bruxelles ed inquietano persino i guru di Francoforte.
Ma possibile che nessuno abbia detto al ragazzo che agli gnomi di Bruxelles e di Francoforte non gliene frega nulla del ruggito del coniglio e che, anzi, prendono pure carta e penna e sparano bordate micidiali di cazziatoni in direzione della discola Italietta?
E’ di questi giorni la lite furibonda col presidente dell’Unione Europea, ma Renzi e il sempre più imbronciato Padoan, ministro dell’Economia dall’aria triste, tirano dritto a testa bassa.
Però, però, però…
Però i problemi dell’Italia, specialmente quelli del suo Mezzogiorno, sono ancora tutti lì e non bastano più le chiacchiere e le promesse. La gente vuole sapere e vuole capire.
Che cosa vuole capire e cosa vuole sapere la gente?
Ma da quando in qua i gran sacerdoti di Montecitorio, di Palazzo Madama e di Palazzo Chigi devono rendere conto al Popolo sovrano?
Sovrano!? “Ma de che?” risponderebbe Alberto Sordi.
Eh sì, il popolo, cioè la gente, cioè noi, vorrebbe, vorremmo, sapere un po’ di cosette che bruciano assai assai.
Ve ne dico una, una soltanto? Ve la dico?COSTO-BENZINA
Sì, ve la dico. Quel curiosone di popolo sovrano (sovrano è esagerazione consapevole!) vorrebbe, per esempio, sapere, perché deve pagare un litro di benzina alla pompa 1,421 Euro pur essendo sceso il costo del barile di greggio del 19% rispetto al 2008.
Sta cavola di benzina dovrebbe costare 44 centesimi, non di più, ossia il 70% in meno di quel che costa, perché, allora, costa tanto?
Gli esperti lo sanno e chi vi lavora, lo sa pure: perché la differenza va al fisco, ecco perché. Dirò di più: per la benzina, su un litro, le cosiddette accise, l’imposta di fabbricazione, incidono per 72,8 centesimi, ma c’è anche l’IVA che incide non solo sul costo ex raffineria, ossia sul prodotto uscito dalla raffineria dopo la lavorazione del greggio, ma anche sull’imposta di fabbricazione, generando il mostruoso paradosso della tassazione di una tassa.
Cooosa!? Avete capito bene: l’aliquota IVA, pari al 22%, se non erro, va ad incidere sia sul costo del prodotto uscito dalla raffineria, sia sull’Imposta di Fabbricazione dello stesso. Così facendo e così tassando, su un litro di benzina che noi paghiamo 1,421 Euro, le accise incidono per 72,8 centesimi e l’IVA per 27,2 centesimi.
Lo stesso ragionamento vale anche per il gasolio autotrazione e tenendo conto che il trasporto merci (derrate alimentari comprese) in Italia viene effettuato quasi tutto su strada (cosa incomprensibile e ridicola se si pensa che il Paese è circondato dal mare), il suo costo lo paghiamo tutti noi quando andiamo al mercato a comprare i pomodori e le mele.
La scaletta per la determinazione del prezzo alla pompa è facile facile, ma è il risultato che fa incacchiare di brutto il popolo sovrano.
Parliamo d’altro, va!
Di sport non parlo perché non so nulla, di politica ne capisco un po’ di più, credo o per lo meno mi illudo di capirne, ma non mi va di dire nulla perché tutti hanno qualcosa da dire e quasi tutti, tranne me, pare abbiano proposte e soluzioni dei problemi.
Un po’ li invidio, un po’ li compatisco e un po’ mi fanno arrabbiare.
Però una cosa la voglio dire e riguarda il partito di Grillo, i Cinque Stelle.

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Confesso di essere stato sempre un po’ scettico nei confronti di questo strano partito padronale e di massa al contempo, ma non posso negare (a me stesso) che, al netto degli eccessi verbali, dell’inesperienza di molti esponenti di prima fila e dello sconcerto per le espulsioni (causa dissenso, il che farebbe pensare ad un deficit di democrazia) decretate dai due gran burattinai che ne muovono le fila,   col tempo ho prestato sempre più attenzione al loro linguaggio e alle loro mosse ed ho sperato, in cuor mio, che potesse essere davvero la novità che questo Paese attende da un’eternità. Adesso pare che Grillo voglia fare un passo di lato per tornare a fare il suo mestiere di (bravo) comico e a me non sembra una buona idea per due motivi: il primo, perché i ragazzi devono ancora crescere e smaliziarsi per evitare casini come quello di Quarto, il secondo perché l’altro socio di maggioranza, Casaleggio, mi inquieta non poco e non so ancora perché.
Per dirla tutta, io sono convinto che, nonostante le riserve per i motivi che ho detto, la presenza dei Cinque Stelle, con percentuali di consenso non lontane da quelle del Partito Democratico, sia un bene per la democrazia e per il Paese dopo il tramonto di Berlusconi e la diaspora nel suo partito.

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Ad una condizione: i “ragazzi” devono crescere in fretta, in esperienza e in senso dello Stato, altrimenti si andrà Di Maio in peggio.
Pardon: di male in peggio!

10 Commentia“L’aria che tira…che aria è?”

  1. Romano Secli // 2 febbraio 2016 a 9:00 // Rispondi

    L’aria che tira, egregio Dottor Movilia, è irrespirabile per almeno due motivi, il primo perchè la situazione generale è talmente caotica e ad alto rischio che richiede competenza, autorevolezza e competenza per essere governata senza farla esplodere; il secondo è la pochezza imbarazzante ed allarmante dei politici, interni ed internazionali.
    Ecco perchè l’aria è irrespirabile. Speriamo bene!

  2. Dopo i Professori dei professori, che non so cosa abbiano fatto se non far versare agli italiani lacrime e sangue, mi sembra giusto vedere cosa sapranno fare gli allievi, i pulcini della chioccia crinoricciuta.
    La pillola amara del costo della benzina, che finalmente ho capito come viene calcolato e le sono grato per averlo spiegato in maniera così semplice e lineare,è difficile digerirla, ma tant’è. Grazie comunque

  3. Pietro Parisi // 2 febbraio 2016 a 12:28 // Rispondi

    Caro Enzo,
    Di cosa ti meravigli? C’è mai stato, nel nostro Paese, un uomo politico che abbia goduto di un consenso talmente forte da governare in pace? No, e sai perché? Siamo un popolo di merda e, dunque, esprimiamo la classe politica conseguenziale. Ci sarebbe da discutere sino a domani. Mi fermo. Un abbraccio.

  4. Maria Teresa // 2 febbraio 2016 a 19:04 // Rispondi

    Caro Enzo,
    devo dire che ultimamente mi sto convincendo anch’io (come te) che in fondo la presenza dei 5 stelle, che con le loro percentuali di consenso stanno lì a “tallonare” il litigioso PD, non è poi il peggiore dei mali … anzi… Condivido però con te le mie perplessità sul guru Casaleggio, certamente molto più indecifrabile rispetto a Grillo.
    Per il resto penso, che pur vivendo in un paese democratico che ci permette di scegliere con libere elezioni i rappresentanti da mandare al governo, noi “popolo sovrano” non abbiamo nessuna voce in capitolo sulle decisioni che vengono poi prese dall’alto e che siamo costretti a subire, vedi costo della benzina, ma vedi tante altre storture. E’ di oggi la notizia che appartamenti del Comune a piazza Navona, a piazza di Spagna, con vista mozzafiato sui fori, erano dati in affitto a 10 (dieci) euro al mese!!!!
    Mi viene in mente quel film (mi pare “nell’anno del signore”) dove dall’alto del pulpito (Manfredi?) si rivolge al popolo dicendo: “Chi sei tu popolo? sei forse papa? sei forse cardinale?
    sei monnezza!”
    Un film da rivedere, perché i tempi cambiano, ma non cambiano di molto le abitudini e i comportamenti di chi ha il potere rispetto a chi non ce l’ha.

  5. L’aria che tira è veicolo di una forte flatulenza, si sprigiona in oscure profondità, sale lungo le visceri, si agita un po’ sulle pareti dello stomaco, per continuare la sua ascesa verso un suo possibile sfogo dall’orifizio orale, non senza essersi prima sufficientemente riscaldata grazie ai bollenti spiriti palpitanti in vicinanza del muscolo cardiaco. Ne risulta l’inconfondibile urlo delle piazze tipicamente minoritarie e/o populiste. Nessun orecchio maggioritario veramente ascolta veramente né comprende tanto fragore, nessuna intelligenza politica ne è minimamente coinvolta o dedica davvero attenzione all’inquietante fenomeno: né quella delle folle urlanti, per deficit mentale, né quella delle classi politiche dirigenti, che da tempo hanno rinunciato alla propria funzione istituzionale (governare il paese e mediarne i conflitti interni ed esterni in modo razionale), per sintonizzarsi invece solo sulla demoscopia pre-elettorale, nonché sull’andamento dei «tassi di ricatto», che con capriccio salgono e scendono sul mercato delle piazze urlanti. Risultato: il ventre del Bel Paese vorrebbe governare senza la testa, in compenso la mente politica sogna di poter assimilare ogni cosa senza la pancia. Diagnosi: blocco intestinale e paresi cerebrale. Prognosi riservata: si consiglia nel frattempo una drastica sospensione dello «story telling» quotidiano (di qualunque marca, fattura e provenienza esso sia) e l’assunzione regolare di cultura costituzionale, di politica partecipativa e di dialogo costruttivo (in pillole o in fiale, due, tre volte al dì).

  6. Lo sa che, a proposito del Mezzogiorno (sono originario dalla provincia di Matera),proprio due giorni fa in una discussione tra amici uno di loro, il romanissimo Carlo, a proposito del Meridione e dei Cinque Stelle, ha usato quasi le sue stesse parole per esprimere lo stesso concetto?
    Ed io la penso allo stesso modo, con qualche riserva in più sui Grillini e con, ancora, molta curiosità su Renzi. Vedremo, vedremo e …speriamo bene!

  7. Caro Enzo, ho letto il tuo accorato articolo sui mali criticonazionalpolitici del nostro paese e gli altrettanti dolenti commenti dei tuoi affezionati lettori. Non voglio aggiungere lamenti a lamenti, ma davvero cominciamo ad essere così (eufemisticamente) disamorati? Spero in un riscatto. Spes ultima dea!

  8. Gabriella Saracco // 4 febbraio 2016 a 10:22 // Rispondi

    Che dire? Trovo imbarazzanti certi approcci da parte di chi ci “sgoverna”. I problemi li hai elencati. Sui 5 Stelle: concordo che è sano avere un’opposizione (anche se mi viene spontaneo dire “opposizione a che?”). Il problema dei ragazzi, secondo me, è che fanno ancora i turisti: girano con lo zainetto, guardano ma non li abbiamo visti esibirsi in prove di vita vera (se escludiamo poche amministrazioni locali con risultati divergenti. Ma sono convinta che la gesione delle amministrazioni locali sia cosa ben diversa da quella del governo centrale. Come dire… gestire la famiglia e gestire l’azienda). Complimenti per la lucidità e gli spunti che ci hai dato.

  9. Massimo & Gabri // 2 marzo 2016 a 11:58 // Rispondi

    Caro Enzo politicamente ho le mie idee e me le tengo, almeno fin che non farò il politico di professione (cioè mai).Vorrei però attirare l’attenzione su una cosa che come a me penso stia a cuore a molti che a 20 anni hanno giurato fedeltà alla bandiera ; e cioè: lo smembramento del senato: l’organo istituzionale per eccellenza, dove da sempre arrivano ad essere senatori solamente le eccellenze politiche e non, del nostro paese. Vorrei capire perchè cambiare o ridurre a “straccetto” una così alta carica dello stato. Se qualcuno ha una risposta perchè io ancora non riesco a darmela. E non mi si venga a dire che le leggi faticano ad essere prodotte perchè dati alla mano non è così. Penso che nell’ aria che tira ci possa stare anche una disamina su questo argomento. Grazie saluti a tutti.

  10. Caro Massimo, io osservo, rifletto, valuto e, se mi va, scrivo.
    Il compito dell’osservatore è quello di raccontare ciò che osserva, saranno poi gli altri, se ne avranno voglia, a fare le analisi e le considerazioni sul tema.
    Se ho capito bene tu poni la questione della intoccabilità del “bicameralismo perfetto”, è così?
    Un bel tema, di grande spessore, più volte sfiorato ma mai affrontato.

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