I sottili incanti del flageolet
Flageolet, strumento il cui nome è poco familiare a chi ama la musica, eppure ha una sua rilevanza, perché rientra nella famiglia dei flauti. Inventato verso la fine del XVI secolo in due versioni, quella francese e quella inglese, tecnicamente non molto…
Caro Enzo, mi meraviglio della tua meraviglia, Sant’Antonio il Santo a cui fa riferimento il mio nome viene in ordine di importanza dopo San Francesco, pertanto è normale tutto ciò. pensa se fosse così almeno in uno degli ospedali della Calabria, dico uno. Non voglio entrare in competizione con Roma Caput mundi ma, Milano sotto il profilo sanitario è pervasa da ospedali di ottima eccellenza a livello a mio parere mondiale, grazie anche a personaggi di alto livello dirigenziale vedi il Dott. Cannatelli o il Dott. Stocco già elevando ad alto livello il Niguarda e ora il Sacco e l’ASL di Monza, non parliamo poi del Neurologico “Besta” e dell’Istituto Nazionale Tumori dove tutto il meridione d’Italia e oltre riversa le sue richieste venendo accolti con professionalità e rispetto per la dignità della persona. Inoltre vorrei dire grazie alla gestione del precedente assessore alla Sanità Ass. Mantovani ed all’attuale ad interim Governatore Maroni. pertanto se le cose non funzionano altrove come si dice dalle nostre parti, il pesce puzza dalla testa. Bravo Enzo la tua gentilezza d’animo ti porta sempre a segnalare l’eccellenza anche quello che hai lodato dovrebbe essere la normalità, purtroppo come dice Giordano i pescecani fanno incetta dei flussi finanziari e rovinano in bene favorendo il male.
Caro Totò,
ben venga la competizione tra Milano e Roma per la conquista del podio se si tratta di stabilire chi serve meglio il comune cittadino proprio sul terreno più delicato e nel momento in cui è più vulnerabile.
Sarebbe una competizione per un nobile scopo, ma io registro e racconto ciò che vedo e questa volta ho voluto fare partecipi tutti voi che mi leggete della bella sorpresa che è stato per me l’Hospice Sant’Antonio da Padova di Roma.
Mi hai fatto conoscere una struttura di Roma, di cui non conoscevo neanche l’esistenza, e che struttura! Queste conoscenze ci ridanno un po’ difiducia e di speanza, grazie Enzo…
Caro Enzo, grazie per tua segnalazione. Come sempre narrata con particolare gentilezza ed attenzione nei dettagli e sfumature che io giudico insolite ma preziose.
Voglio molto bene al Pino (ovvero chi scrive) ma, se ne avessi in futuro bisogno, prenderò seriamente in considerazione di farmi “accudire e sistemare” dall’Hospice Sant Antonio da Padova.
Caro Enzo,
data la delicatezza de tema affrontato, ho pensato sulle prime di non lasciare alcun commento. Ma per puro caso mi sono imbattuto in una storiella nota nella cultura “Sufi”.
Gli indiani hanno l’idea che questa sia la Terra Santa: il semplice nascere in India può salvarti. Pensano che se vai a morire a Varanasi, andrai direttamente in cielo: solo perché muori a Varanasi!
Kabir visse tutta la sua vita a Varanasi, e quando fu in punto di morte, all’improvviso balzò fuori dal letto e disse ai suoi discepoli: “Dobbiamo scappare da Varanasi!”.
I suoi discepoli replicarono: “Ma perché? Sei così malato, stai per morire, e i medici hanno detto che vivrai solo per poche ore, non supererai neppure questo giorno”.
E Kabir disse: “Quest’ultimo giorno deve essere usato. Corriamo, scappiamo il più lontano possibile da Varanasi!”.
Ma i discepoli ribatterono: “E dove? E perché? La gente viene a morire a Varanasi”. In tarda età la gente va a vivere a Varanasi, solo per morire lì, perché è il luogo più sacro della Terra: è la città di Shiva, la città più antica e la più santa. Se muori lì, è sufficiente perché i tuoi peccati non ti gravino più addosso. Il fatto stesso di morire a Varanasi è una purificazione: sei salvato, e vai immediatamente, direttamente in paradiso.
Kabir disse: “Andrò a Maghar”, un piccolo villaggio vicino a Varanasi. Ma i discepoli commentarono: “Tra tutti i luoghi proprio a Maghar?”. Infatti, esiste una tradizione che sostiene questo: se muori a Maghar, rinascerai in un asino. “Tra tutti i posti, Maghar? Sei impazzito? Di certo stai dando fuori di testa! Stai morendo e hai perduto il senno!”
Fecero di tutto per trattenerlo a Varanasi, ma Kabir non li ascolto’. Lasciò la città e andò a Maghar, e morì lì. E quando gli fu chiesto: “Perché a Maghar?”, spiegò: “Se muori a Maghar e vai in paradiso, è qualcosa di valido. Se muori a Varanasi e vai in paradiso, non ha un gran valore. Se muori a Maghar, dove si dice che chiunque vi muoia rinascerà in un asino, e poi vai in paradiso, allora è qualcosa che rivela il mio valore, è qualcosa di autenticamente mio. Io dipendo unicamente da me stesso”.
E morendo, disse ai suoi discepoli: “Fate affidamento su voi stessi. Non pensate che, solo perché siete seguaci di Mabir, andrete in paradiso. Il paradiso non è così a buon mercato”.
Fine della storia. Lascio a te decidere se l’Hlospice Sant’Antonio somigli di più a Varanasi o Maghar.
Se ti va di pubblicare la storiella, puoi scaricarla tu stesso e firmarla: Osho.
Saluti
Pinuccio
Caro Professore,
Carina la storiella indiana ed anche poetica, ma io credo che L’Hospice Sant’Antonio, nel suo genere, ovvero per ciò che attiene l’accompagnamento lungo l’ultimo miglio, prima della chiusura del sipario, sia la “Varanasil” di chi ad esso si è affidato, o ad esso è stato affidato. Quantomeno rispetto ad altre realtà dove si rinasce asini e (ci si spegne da asini, purtroppo).
Con questo non voglio enfatizzare nulla ed io ho voluto accendere il faro soprattutto sul tratto umano che caratterizza le persone che lì operano, con particolare e, direi sorprendente, impegno da parte dei più giovani.
Mio fratello fu ospite *la sua residenza )al s antonio da Padova. . Ancora lì ringrazio. .
Anche io in passato ho avuto bisogno di questa splendida struttura un staff meraviglioso e molta professionalità grazie