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Papa Francesco e Castelgandolfo

OLYMPUS DIGITAL CAMERA  “E’ un grande edificio, con un appartamento di più di venti stanze, e dal quale si godono viste meravigliose”, Così Montesquieu nel suo “Voyage en Italie”, quando, giunto a Castelgandolfo da Roma, visitò il luogo di villeggiatura del Papa. Ne fu ammirato, l’imponenza della villa, l’armoniosa bellezza dei giardini, la splendida vista sul lago. E intorno, quasi a proteggere la privacy papalina, la quiete del borgo con i suoi abitanti dai costumi semplici e di animo cordiale. Insomma un luogo assolutamente gradevole, il luogo “dove io, per la prima volta in vita mia, sono stato completamente felice”, come ebbe a scrivere Goethe all’amico Herder.

  Sono ormai quattro secoli che Castelgandolfo, l’antico Castrum Gandolphi, s’identifica con la figura papale, da quando, nel 1628, Urbano VIII Barberini fece ristrutturare dal Maderno il castello originario. Con lo scorrere degli anni la nuova residenza vaticana fu ingrandita ed abbellita con opere d’arte ma non tutti i papi la elessero a dimora stagionale, vi furono anzi intervalli  di decadenza ed abbandono. In effetti solo 15 pontefici hanno soggiornato qui per periodi vari, da pochi giorni a un mese intero (fra i più assidui Benedetto XIV, il famoso cardinal Lambertini, e Pio XII), ma ognuno ha apportato qualche migliorìa. E la Villa è cresciuta nel tempo, con momenti spesso drammatici, come il saccheggio da parte delle truppe di Gioacchino Murat  nel 1798 ed il bombardamento degli alleati nel 1944.

  Storia, dunque, e bellezze artistiche e, soprattutto, la collocazione in una delle poche aree della Campagna Romana che sono sfuggite al “cannibalismo del territorio”, come ha affermato Antonio Paolucci, Direttore dei Musei Vaticani. Insieme a Osvaldo Gianoli, Direttore delle Ville Pontificie, e Sandro Barbagallo, Curatore del Reparto Collezioni Storiche dei Musei Vaticani, ha ufficialmente inaugurato il nuovo percorso dell’Appartamento Pontificio del Palazzo Apostolico, che si aggiunge così agli spazi già aperti al pubblico dei Giardini di Villa Barberini e della Galleria dei Ritratti dei Pontefici. Un bel regalo di Papa Francesco nello spirito della condivisione, quel dialogo che non deve mai venir meno fra gli esseri umani, un dialogo che nella cultura ha il suo punto di forza. E in questo senso bisogna intendere il concerto di musica tradizionale cinese che si è svolto nel cortile del Palazzo Apostolico, sottolineato dal segno di Cui Zimo, l’arte calligrafica quale espressione non solo estetica ma spirituale.

  Al termine di un’agile scalinata l’Appartamento Apostolico si  offre al visitatore in tutto il suo splendore, una fuga di Sale impreziosite da quadri di soggetto sacro, arredi liturgici, statue, arazzi, pareti affrescate, busti di papi e, dalle finestre, l’occhio  può spaziare sull’azzurrità del lago, giù nel cratere vulcanico. Uno spettacolo nello spettacolo, il vasto Salone degli Svizzeri con il busto di Giovanni XXIII, la Sala dei Palafrenieri, il Salotto dell’Orologio, la Sala del Trono, la Cappella di Papa Clemente XIII Rezzonico,  la Sala del Concistoro, la Biblioteca del Santo Padre, lo Studiolo, la Cappella Privata di Pio IX con il ritratto della Madonna di Czestochowa,  tutto un lungo inanellarsi di stanze dove la sacralità del luogo è come sottolineata dalla bellezza delle opere d’arte, soprattutto i quadri, firmati da pittori famosi, come Murillo e Luca Giordano.

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  Una delle Sale più fascinose per la prospettiva d’insieme è senz’altro la Galleria di Alessandro VII, con le pareti affrescate da Pier Leone Ghezzi, ariose scene pastorali che ricordano i modi della pittura fiamminga (Paul Brill, ad esempio). E fascinosa è anche la parte prettamente museale, introdotta da un angelo in legno dorato di scuola del Bernini e, sullo sfondo, manichini in uniformi. Qui e nelle sale successive è esposta tutta la gamma delle divise ed abiti di gala della corte di Castelgandolfo, il corpo di  guardia, i dignitari, i camerieri segreti, il mazziere. E, naturalmente, fanno mostra anche oggetti di finissima lavorazione, come un servizio da scrittoio, o preziose reliquie come le pantofole di Pio V Ghislieri e Clemente XII Corsini.

  Ma il luogo di certo non più spettacolare ma più, diciamo, simbolico dell’Appartamento Pontificio è la Camera da Letto del Santo Padre. Estremamente sobria è un luogo simbolico perché qui, durante la guerra, fra le centinaia di sfollati accolti da Pio XII, partorirono alcune donne che, in omaggio al Papa, chiamarono i loro figli Eugenio. Un ricordo di solidarietà in piena sintonia con il messaggio che trasmette Papa Francesco, il suo appello rivolto ad ogni persona di buona volontà.

 Per informazioni sugli orari di vita ed il costo del biglietto www.museivaticani.va

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