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Qualcosa che tutti dovrebbero sapere

uuumki(Lettera aperta ai romani e ai romanisti)

Avete sentito parlare del progetto conosciuto come “Stadio della Roma a Tor di Valle”? È un progetto che sconvolgerà l’assetto urbanistico di una parte della città, sul quale c’è stata finora un’informazione molto parziale. Presentiamo all’attenzione dei cittadini alcuni punti nevralgici.

 1-   LO STADIO È SOLO UN VENTESIMO DELLE COSTRUZIONI PREVISTE

Intorno allo Stadio sorgerà un enorme “Business Park”, un grande centro commerciale e numerosi palazzi per uffici con tre grattacieli. Si tratta di un progetto faraonico, che prevede una capacità edificatoria di 354.000 metri quadrati, equivalenti a 70-80 campi di calcio, per un totale di un milione di metri cubi di cemento, equivalenti a 120 palazzi di sei piani: ALTRO CHE STADIO! Tutto questo in un’area che  il Piano Regolatore Generale destina invece a “Verde privato attrezzato”: invece al posto di un parco avremo centinaia di ettari di asfalto e cemento. Ma qualcuno ha sentito parlare del vero progetto? Ci prendono in giro parlando solo dello “Stadio della Roma” e tacendo di tutto il resto.

 2-   LO STADIO NON SARÀ PROPRIETÀ DELLA  A.S. ROMA

Proprietario dello stadio sarà una società di James Pallotta, che non è un tifoso della Roma, ma un finanziere americano che cercherà di procurarsi il massimo profitto facendo pagare alla A.S. Roma tutti i costi a cominciare dall’affitto dello stadio. Lo “Stadio della Roma” non costituirà un capitale che valorizzerà la Società, ma un onere che costerà ogni anno milioni di euro.

 3-   È SOLO UNA NUOVA SPECULAZIONE EDILIZIA

Già oggi il Piano Regolatore attribuisce all’area di Tor di Valle una capacità edificatoria di 112.000 mq destinati a impianti sportivi: significa che si potrebbe tranquillamente costruire lo “Stadio della Roma” con tutti i campi di allenamento senza nessuna deroga al Piano Regolatore. È evidente che il milione di metri cubi di cemento è dovuto a ben altri interessi che quelli sportivi: lo Stadio è solo un pretesto per permettere la realizzazione di una nuova speculazione edilizia.

 4-   LA MOBILITÀ AL COLLASSO.

L’intero piano edificatorio peserà su un settore della città dove la mobilità è già al collasso: un milione di metri cubi di uffici e spazi commerciali, con 15/25.000 lavoratori e utenti giornalieri, nonché 50/60.000 spettatori in occasione delle partite e di altri eventi, costituirebbero un carico impossibile da sostenere. A fronte di ciò, le opere di mobilità proposte sono del tutto ridicole e insufficienti, limitate alla sistemazione della Via Ostiense/Via del Mare solo nel tratto di fronte all’area del “Business Park” fino al GRA, cioè solo nel tratto utile ai clienti del futuro centro commerciale (lasciando in coda come prima 200.000 romani da Vitinia a Ostia Lido) e alla costruzione di una nuova fermata/capolinea della metropolitana B a Tor di Valle (anche questa utile solo ai clienti del futuro centro commerciale).

Noi riteniamo invece indispensabile adeguare e trasformare la Roma-Lido in metropolitana per  l’intera tratta e unificare l’asse Via del Mare/Ostiense per l’intero percorso, fino a Ostia.

Non si tratta di una scelta di poco conto, perché se si spendono decine di milioni di euro per portare la metro B a Tor di Valle, significa che si mette una pietra tombale su ogni speranza di migliorare la Roma-Lido che resterà così com’è per chissà quanti anni. In definitiva, per favorire solo ed esclusivamente i clienti del “Business Park” si crea un danno a tutti gli altri cittadini.

 5-   QUELLO CHE MANCA  A  ROMA È UN ALTRO CENTRO COMMERCIALE?

Oggi a Roma l’offerta di immobili per uffici e spazi commerciali è di gran lunga superiore alla domanda. Ci sono palazzi per uffici vuoti in ogni quartiere e all’Eur anche interi grattacieli.

In mezzo a decine di centri commerciali sorti dovunque come funghi, la costruzione di uno nuovo a poco più di un chilometro da Euroma2 è completamente priva di senso, non corrisponde a nessuna esigenza della cittadinanza. Anzi, sarebbe addirittura un danno, perché provocherebbe la chiusura di decine di esercizi del commercio di prossimità (come è avvenuto dopo l’apertura di Euroma2), in quartieri periferici e già non ricchi di qualità.

 6-   UN MILIONE DI METRI CUBI DI CEMENTO IN UN’ANSA DEL FIUME TEVERE

Italia Nostra ha ricordato che l’area risulta inedificabile per l’elevato rischio idrogeologico secondo il “Piano di gestioni del rischio alluvioni” voluto dalla Comunità Europea. Chi pensa di coprire di asfalto e cemento una superficie equivalente a 80 campi di calcio all’interno di un’ansa di un fiume dimostra di restare nel solco degli stessi errori commessi dalla furia edificatoria che ha devastato l’Italia, costruendo e cementificando senza criterio aree del tutto inadatte: il disastro dell’alluvione di Genova risale solo a pochi mesi fa, ma è come se non ci fosse stato!

 7-   ROMA  MERITA  UN PROGETTO PER I CITTADINI,  NON PER GLI SPECULATORI

Sarebbe bello veder sorgere intorno allo Stadio della Roma un grande parco fluviale pensato per i cittadini, con boschi, piste ciclabili, spazi verdi aperti e liberi, con impianti sportivi pubblici a costi popolari (come in tante capitali europee), attraversato da una pista ciclabile che va da Castel S.Angelo a Ostia Antica. Sono decenni che a Roma non si realizza un vero parco, un polmone verde  per le famiglie, ma solo dei miseri giardinetti nei quartieri edificati dai soliti palazzinari in questi decenni, da Malafede a Tor di Nona. Ricoprire di asfalto e cemento quest’area, che occupa un’ansa del fiume Tevere per natura destinata a verde pubblico, rappresenta la fine dell’ultima possibilità che ha questa città di dare ai cittadini un nuovo parco degno di questo nome.

  È ora di dire basta.

È ora di porre un freno alla voracità dei signori del cemento

 Ciò che è stato fatto a Roma in questi ultimi anni è il trionfo dell’assurdo e dello spreco: dalla semi-demolizione delle Torri delle Finanze all’Eur alla fantomatica Città dello Sport di Calatrava, dalle scandalo delle piscine dei mondiali di nuoto alla Nuvola di Fuksas, dalla devastazione dei giardini del Laghetto dell’Eur per costruire un assurdo e inutile acquario, alle ruberie sulle linee dei filobus di Mancini, ai costi moltiplicati e fuori controllo della Metro C.

 Questo sindaco e la sua giunta, come i precedenti, sono asserviti ai veri padroni di Roma, i signori del cemento. Dobbiamo fare sentire la nostra voce se non vogliamo continuare a essere presi in giro e a vedere devastata la nostra città.

 Tutti POSSIAMO FARE qualcosa: informarci (sul nostro sito abbiamo pubblicato tutti  i documenti ufficiali); opporci con le informazioni vere alla loro propaganda; scaricare e diffondere questo volantino; scrivere ai giornali; intervenire nelle trasmissioni radio e tv.

Visita la nostra pagina facebook e clicca “mi piace”; partecipa alle attività del Comitato “Difendiamo Tor di Valle dal cemento”  (scrivici una mail per ricevere la documentazione ed essere invitato alla prossima riunione) e alla raccolta firme che stiamo portando avanti da novembre.

 È necessario l’impegno in prima persona:

la prepotenza degli speculatori e dei devastatori

si basa prima di tutto sulla disinformazione,

sul silenzio e sulla passività dei cittadini.

 www.fermacemento.wordpress.com     

facebook.com/difendiamoTordiValle

Mail: difendiamotordivalle@gmail.com

 


Maurizio Messina


Bruno Ceccarelli

6 Commentia“Qualcosa che tutti dovrebbero sapere”

  1. prova di commento

  2. Ben venga la costruzione del Business Park e dello Stadio della Roma nella zona del vecchio ippodromo! Così Tor di Valle verrà finalmente tolta dallo stato di abbandono e di enorme degrado in cui si trova, diventata oggi ideale per insediamenti occulti di irregolari!
    Con il grande progetto dello stadio e delle importantissime strutture commerciali, la zona perderà l’attuale aspetto di periferia dimenticata, ma verrà messa in sicurezza e riqualificata e in un contesto urbano ultra moderno. Si prevedono importanti opere di urbanizzazione con strade e ponti di collegamento ad arterie principali, parcheggi ed incremento del trasporto su ferro. La gente del posto aspetta con ansia la realizzazione di tutto quanto.
    Che importa se vi siano altri centri commerciali, che poi non sono così vicini come si vuol far credere; che importa se si spendano molti soldi, tanto è denaro privato e si darà lavoro a migliaia di cittadini; che importa se il progetto rientri o meno tra gli impianti di pubblica utilità, tanto è certamente utile averlo; che male c’è se il finanziatore privato troverà il suo interesse, anzi è quello che ci si deve augurare affinché non desisti dal finanziare il progetto. Che importa se c’è l’interesse di stranieri nella costruzione dell’opera? Non è un bene se arrivano in Italia finanziamenti stranieri? Non è quello che ci si deve auspicare per promuovere gli investimenti e creare nuovi posti di lavoro?
    Francamente non capisco il risentimento di chi ha scritto il post! Come al solito lo sviluppo ed il progresso vengono additati dispregiativamente con “Cementificazione” da chi disdegna il nuovo e preferisce restare solitario nel suo mondo di abbandono e di arretratezza!
    Questa volta al grido: “Salviamo Tor di Valle dal cemento” senza rendersi conto che a salvare “Tor di valle” dal torpore sarà proprio la costruzione di una grande opera.

  3. Business Park!
    Basta questa espressione per far rizzare i capelli in testa a chi i capelli li ha, ma non provo nemmeno a convincere il signor Leandro che il paese di Bengodi che lui prospetta per l’area dI TOR DI VALLE è solo frutto della sua fantasia.

  4. Il signor Leandro, che sopra firma il primo commento, è senza alcun dubbio portavoce della modernità. Anzi, il suo puntuale intervento è dettato da aspirazioni ultramoderne e, si potrebbe aggiungere, addirittura rivoluzionarie.
    Egli auspica, com’è giusto, che sia finalmente bonificato il vergognoso stato di degrado e di abbandono della periferia urbana, in particolare nell’area depressa e fluviale di Tor di Valle, e lo fa sorvolando con angelica leggerezza e indifferenza sulle cause politiche e culturali del medesimo. Gli basta confidare sui miracoli della speculazione edilizia e finanziaria. Il potere silente del Capitale, si sa, ha qualcosa di mistico, di ineffabile. Il suo grado di purezza e di astrazione è troppo elevato, per lasciarsi distrarre dal brusio di fondo delle voci che protestano nelle bassure concrete del mondo del lavoro e della democrazia partecipata.
    Egli si augura che il mondo dello sport, nella fattispecie quello del calcio, esibisca con coraggio e orgoglio il suo intero volto mercantile; e che finalmente, messa al bando ogni ipocrisia conservatrice e reazionaria, la si smetta una buona volta con i puritani «distinguo» tra un centro commerciale e un centro sportivo. Tutto ciò, ovviamente, per la gioia delle nuove tifoserie e dei nuovi occupati, che così a grandi numeri sapranno esattamente a quale nuova divinità dovranno sacrificare i loro sudati salari.
    Saranno forse un po’ meno contente le centinaia di migliaia di lavoratori pendolari, i dannati dei giorni feriali e quelli delle festività, che si affannano su e giù, tra il centro di Roma e il variegato bacino di Ostia. Pazienza, col tempo prima o poi anche queste anime vili si innalzeranno, come già ha fatto il signor Leandro, alla visione sublime e avveniristica del Capitale. Osservate da così vertiginose altezze, dal primo mattino a tarda sera le chilometriche colonne di macchine bloccate sulla Ostiense e sulla Via del Mare varranno meno di un brulichio di formiche. E il «Business Park» con annessi e connessi , ivi compresi gli snodi ferroviari e i raccordi stradali progettati ad hoc, fungeranno come la zolletta di zucchero sul formicaio.
    Infine il signor Leandro appare ultramoderno proprio perché auspica una «rivoluzione passiva»: egli crede con fermezza nelle virtù taumaturgiche, auto-rigeneratrici del Denaro, si affida essenzialmente all’intraprendenza e alla libera iniziativa del Capitale finanziario, il quale, si sa, non conosce limiti, né casa né paese. Quanto al resto, si diano piuttosto da fare fin da ora le formiche di cui sopra.
    Dopotutto, ciò di cui si sentiva ancora la mancanza, nel tormentato tragitto Roma-Ostia, era giusto il Punto di Ristoro, centro mistico del sacro e del profano, dell’astratto e del concreto.

  5. HANNO PROPRIO RAGIONE LOREDANA E CATYA IL SIG. LEANDRO se pensa che una speculazione in nome del dio pallone possa risolvere i problemi di quell’aria,mi permetta di dirle sig. Leandro,non ha ben capito in che paese vive.

  6. Sì difendiamo Tor di Valle dalla cementificazione

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