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Raffaello, Parmigianino, Barocci

Autoritratto_Raffaello_Uffizi“Metafore dello sguardo” è il tema della mostra dedicata a Raffaello, Parmigianino e Barocci, ospitata nei Musei Capitolini dal 2 ottobre 2015 al 10 gennaio 2016. Poco più di mezzo millennio dopo la sua esecuzione, l’Autoritratto di Raffaello si incontra per un confronto a tre con quelli del Parmigianino e del Barocci, due grandi pittori che rivolgono il loro sguardo verso la tradizione passata, e quindi verso Raffaello, che, da parte sua, sembra cercarli e cerca anche noi con gli occhi, trasmettendoci una visione ideale di bellezza che è tipica della sua arte. La mostra, nelle intenzioni della curatrice Marzia Faietti (direttrice del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi), non vuole essere una celebrazione retorica di Raffaello (mostre di questo tipo si sono già viste), ma una sottile lettura della sua arte, e dei suoi disegni in particolare, attraverso lo sguardo dei due suoi più insigni eredi artistici, pur diversi per stile ed epoca, perché nell’arte, e certo anche nella vita, è la tradizione che lega tutto, che dilata l’esistenza oltre l’effimero. E la grafica, in questa mostra, ci aiuta a capire le opere di questi tre importanti e prolifici disegnatori, essendo il disegno un’unità inscindibile dalla pittura. La prima opera che accoglie i visitatori è proprio l’Autoritratto di Raffaello (1504-1506) degli Uffizi, sull’autenticità del quale non ci sono più dubbi, sia perché abbastanza simile nei tratti a quello raffigurato nell’affresco della Scuola di Atene, sia per i riscontri avuti dalle indagini scientifiche. L’aspetto efebico e idealizzato del giovane Raffaello, visto di tre quarti con i lunghi capelli scuri che incorniciano un viso dall’incarnato pallido, può essere inquadrato nel periodo urbinate, quando era un artista “cortigiano” e la sua eleganza estetica è testimonianza di una capacità professionale eccellente. Gli sono accanto due disegni-autoritratto di Francesco Mazzola, detto il Parmigianino, uno di profilo e l’altro visto davanti nella sua qualità di intellettuale, perché sopra la sua testa, come se partissero dalla sua mente, sono raffigurate due Vergini della Chiesa della Steccata, alle quali evidentemente stava lavorando. Il suo legame spirituale con Raffaello si fa risalire alla notizia di una presunta trasmigrazione dell’anima di Raffaello al momento della sua morte prematura, leggenda riportata anche da Giorgio Vasari, “… si diceva pubblicamente in Roma per infinite persone lo spirito di Raffaello esser passato nel corpo di Francesco, nel vederlo nell’arte raro e nei costumi sì grato…”. Purtroppo manca il celebre Autoritratto entro uno specchio convesso (1524 circa, Kunsthistorisches Museum di Vienna), che avrebbe maggiormente evidenziato il virtuosismo dell’artista, noto anche per le sue bizzarrie e per lo sperimentalismo alchemico. L’Autoritratto a mezza età di Federico Fiori, detto Barocci (eseguito ad olio verso il 1570-75), proveniente dagli Uffizi, è l’immagine intimista di un uomo dallo sguardo malinconico, all’epoca tormentato da una malattia ma ancora fiero e consapevole del suo vissuto. Scrive su di lui Giovanni Pietro Bellori: “Disegnava egli le opere di Rafaelle con gli altri giovini, … disegnando nella loggia de’ Chigi, vi capitòBarocci, Annunciazione, Musei Vaticani Giovanni da Udine. Sì che fermatosi a guardare Federico e lodando il modo e la diligenza, l’interrogò della patria e della sua condizione, ma nell’udir solo che egli era d’Urbino, l’abbracciò e lo baciò tutto commosso dalla memoria del suo caro maestro, ringraziando Dio di vedere uno in cui risorgesse la gloria d’Urbino”. Per lui, in effetti, il nesso con Raffaello affonda le sue radici nella comune patria di origine, una città indubbiamente prolifica di geni artistici, a partire dal Bramante, autore tra l’altro del Tempietto di San Pietro in Montorio a Roma, che troviamo raffigurato in un disegno dello stesso Barocci. Troviamo in mostra una selezione di disegni e stampe dei tre artisti, tra cui una testa di donna di profilo e un’altra di tre quarti, di mano di Raffaello, e lo studio per la Deposizione Borghese di Raffaello, gli studi per gli affreschi della basilica di Santa Maria della Steccata a Parma del Parmigianino e lo studio compositivo per la Deposizione di Perugia di Barocci, provenienti da importanti musei nazionali e internazionali. L’interesse di Raffaello per le storie inquadrate su impianti compositivi di ampio respiro, carichi di riferimenti classici, attrasse il Parmigianino, che da parte sua sottolineò gli aspetti più dinamici e drammatici, giungendo a investigare il punto di rottura tra spazialità interna ed esterna. Nelle Vergini sagge e stolte di Santa Maria della Steccata (1531-39) limitò la profondità ed esaltò i valori di superficie, superando la prospettiva lineare centrica della “finestra” di Leon Battista Alberti. Nella Chiesa della Steccata il naturalismo classico di Raffaello, esemplificato in mostra da uno studio per una Venere, si traduce nell’eleganza delle Canefore. Nei disegni di Barocci la pianificazione degli impianti compositivi evidenzia una grande attenzione per i dettagli. Il tempietto nello sfondo della Fuga di Enea da Troia, derivante da Bramante attraverso Serlio, rimanda alla Predica di san Paolo agli Ateniesi negli arazzi di Raffaello per la Cappella Sistina, riprodotta a bulino da Marcantonio Raimondi, dove l’architettura a pianta centrale svolge un’analoga funzione di organizzatrice del senso spaziale. Due dipinti del Barocci provenienti dai Musei Vaticani, il Riposo durante la fuga in Egitto (1570-73) e l’Annunciazione (1582-84), richiamano i temi principali offerti dalla grafica, attestando anche la sua grande capacità coloristica. È proprio l’Annunciazione, eseguita per la cappella del duca Francesco Maria II della Rovere nella Basilica di Loreto, che chiude il circuito della mostra con la visione di una finestra aperta (su Urbino), finestra che è anch’essa metafora dello sguardo sulla realtà.

Raffaello Parmigianino Barocci Metafore dello sguardo
Musei Capitolini – Palazzo Caffarelli
2 ottobre 2015 – 10 gennaio 2016. Tutti i giorni 9.30 – 19.30.
La biglietteria chiude un’ora prima € 15 biglietto intero (13 ridotto) integrato Mostra + Museo,
comprensivo della tasse del turismo di € 1.00 per i non residenti a Roma
Catalogo Palombi Tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 21.00)
www.museicapitolini.org; www.museiincomune.it

Parmigianino, Canefora  - Albertina di Vienna

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