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Ricordando Domenico Bartolucci

autogr  La Scuola Romana, la severa bellezza del canto a cappella, con le sue limpide simmetrie polifoniche, Palestrina in primo luogo e poi Animuccia, Anerio, Allegri ed altri. Ma è lui, Giovanni Pierluigi, il maestro per eccellenza, che torna alle fonti, alla purezza del gregoriano (sia pure filtrato dall’esperienza franco-fiamminga), nelle sue composizioni ritrovandone (e rinnovandone) tutto l’originario afflato liturgico e tutta la profonda dimensione spirituale. Dunque la Tradizione, il cui erede diretto, cinque secoli dopo, è stato Monsignor Domenico Bartolucci, per lungo tempo direttore della Cappella Sistina.

  Cento anni dalla nascita celebrati con una cerimonia a Roma, a Palazzo Madama, presenti personalità politiche, del mondo della cultura e della Fondazione Bartolucci. L’evocazione della figura e delle opere del Maestro è stata impreziosita anche da testimonianze di conoscenza diretta, da Mons.Vincenzo De Gregorio, Preside del Pontificio Istituto di Musica Sacra, dove Bartolucci insegnava, al Dott.Gianni Letta. Oltre a presentare alla stampa un cd con una selezione delle sue musiche ed un francobollo commemorativo delle Poste Vaticane, si è anche parlato del programma di manifestazioni che si terranno a Roma da ottobre a dicembre. Un particolare importante: gli esecutori provengono dalle nazioni dove Bartolucci ha recato il suo messaggio di musica e di pace (tutti si sono dichiarati lieti di partecipare).

  Domenico nasce nel 1917 a Borgo San Lorenzo e, entrato giovanissimo in seminario, a Firenze, mostra subito grande interesse per l’arte delle note. Comincia a comporre mottetti e pezzi per organo poi, presi gli ordini nel 1939, si diploma in composizione e diventa maestro di cappella a Santa Maria del Fiore. Nel ’42 si reca a Roma per approfondire lo studio della musica sacra e qui s’innamora (ma già ne era ammaliato) di Palestrina e della Scuola Romana, succedendo a Licinio Refice (musicista che merita di essere riscoperto) nella direzione della Cappella di Musica Liberiana a Santa Maria Maggiore.  Alla morte di Perosi Pio XII lo nomina direttore perpetuo della Cappella Sistina ma, col Vaticano II e la riforma della musica sacra, iniziano i problemi. Per ora lievi, Bartolucci può, sia pure con qualche difficoltà, proseguire nel suo itinerario che non prescinde dagli stilèmi della Scuola Romana. Lo scontro è con Giovanni Paolo II, viene messo da parte, malgrado l’appoggio dell’allora cardinal Ratzinger (legato anche lui alla Tradizione e con il fratello Georg musicista e direttore di coro) che, nel 2006, lo chiama a dirigere alla Sistina. Eletto cardinale a 93 anni muore nel 2013: l’ufficio funebre è celebrato da papa Francesco.

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  Ben 50 volumi, un’immensa produzione che spazia dal mottetto al madrigale, dalla messa all’oratorio, oltre a brani per organo e composizioni varie. Ma c’è un’unità stilistica che lega l’un l’altro i vari momenti ed è la linea che parte da lontano, dalle radici della musica sacra, quel gregoriano che Bartolucci ha sempre avuto come punto di riferimento. E la sua coerenza è stata riconosciuta non solo a livello nazionale ma internazionale, con le numerose tournées all’estero (memorabile quella del 1977 in Unione Sovietica), dove ha fatto conoscere ed apprezzare il grande patrimonio della musica sacra italiana.

  Bartolucci ha lavorato in più direzioni, come già detto, e la sua scrittura musicale è al contempo lieve ed austera, ma sempre intrisa di una profonda dolcezza, anche nei passaggi più drammatici (vedi l’oratorio “La Passione”, dallo splendido finale). E per onorare la memoria di questo grande epigone moderno dei fasti polifonici della Scuola Romana verrà eseguito l’anno prossimo in prima mondiale, al Teatro dell’Opera di Firenze, il “Brunellesco”, opera lirica in tre atti che il Maestro compose in onore della città di Firenze e di un suo grande figlio. Ne scaturisce il legame profondo fra architettura e musica, l’una che suggerisce all’altra le scansioni quasi volumetriche, per così dire, e l’altra che se ne fa interprete condizionandole a sua volta (pensiamo alla grandiosità della musica gotica riverberata nella geometrica vertigine delle cattedrali o all’esuberanza della melodia barocca riflessa nell’architettura religiosa e civile).

  Domenico Bartolucci, il sottile fascino della musica sacra.

Per maggiori informazioni anche sul ciclo di manifestazioni musicali a più voci,m nazionali ed internazionali (da segnalare Uto Ughi nel Braccio Nuovo dei Musei Vaticani) www.fondazionebartolucci.it e www.brunellesco.org

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