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Ritualità nel Foro Boario

Da tutti è comunemente conosciuto come Tempio Christian Louboutin outlet di Vesta e tale definizione si trova anche nelle antiche stampe o nei dagherrotipi fine ‘800. In realtà quel tempietto a forma circolare situato Louis Vuitton handbags di fronte a Santa Maria in Cosmedin è un edificio sacro ad Ercole che nel Foro Boario aveva il suo centro di culto, l’ara Massima, i cui resti sono inglobati Breaking Bad DVD nella basilica.

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Secondo il mito Eracles-Ercole qui affrontò e sconfisse Caco, sorta di mostro antropomorfo, mito il cui ricordo è nel Foro (le Scale di Caco, verso il Palatino) e sta a significare il trapasso da un’èra di pura ferinità al nuovo ordine. Ercole come iniziatore del mondo civile, dopo aver debellato le forze ctonie, le ombre del caos primordiale (la magmatica dimensione dell’Es, direbbe Freud) ed a lui è stata consacrata la zona, con l’Ara ed il Tempio di Ercole Olivario.
Alla base della Piramide Cestia, attualmente in restauro, languivano da anni due belle piante di ulivo, costrette in vasi di plastica. Poi al Presidente di Respiro Verde Legalberi, Massimo Livadiotti, viene l’idea di trapiantarli innanzi al Tempio di Ercole, certamente un luogo più adatto, e, di concerto con l’architetto Filetici della Soprintendenza, l’operazione si svolge felicemente.

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Ma manca qualcosa di molto importante, il ripristino di un antico rituale, e, d’accordo con l’Accademia Romana di Studi Italici, si stabilisce il giorno 19 maggio, quando i Fratres Arvales celebravano la festa della Dea Dia, divinità rurale assimilabile a Cerere (la cerimonia degli Ambarvalia: “Enos Lases iuvate”, “Lari aiutateci”, inizio dell’invocazione propiziatoria). E, per rispettare in pieno la tradizione romana, l’aspersione degli ulivi seguita dalla danza sacra.
E così è stato, prima le formule sacre all’interno del Tempio, l’offerta dei grani d’incenso, poi, all’esterno, il vino rosso versato sulle radici dal presidente dell’ARSI, Vittorio de Pedys. Tutto rigorosamente in latino, seguendo un percorso di recupero filologico, come già illustrato dal prof. Federico Gizzi e lo stesso Livadiotti, quindi la danza. Si procede quasi per intuito, non essendovi una documentazione precisa, e se ne incarica la danzatrice classica indiana Marialuisa Sales, dell’associazione Orchestrès, impostando la dualità Saraswati-Minerva. Entrambe dee delle arti e della saggezza ed entrambe esprimibili con una stessa mimica e gestualità, come in effetti è avvenuto. Uno spettacolo, ma chiamiamolo cerimonia, più corretto, di grande suggestione, non meno che il rito degli ulivi.

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Ecco il punto, la serietà con cui il pubblico presente ha seguito il tutto, immedesimandosi nel contesto e non considerandolo come semplice curiosità più o meno folkloristica. Buon segno, ovvero l’inconscio desiderio di riscoprire in questa ritualità perduta un momento di ordine e armonia, che questo in fondo significa la rappresentazione rituale. Fermarsi un attimo e riflettere, astraendosi dal caos – in tutti i sensi – attuale e questo è il vero messaggio della cerimonia svoltasi al Tempio di Ercole Olivario.

2 Commentia“Ritualità nel Foro Boario”

  1. Antonella D'Ambrosio // 25 maggio 2014 a 11:47 // Rispondi

    In questo mondo dove tutto corre senza tregua, questo atto d’amore verso la natura e la sacralità della terra e dell’aria, ha ricordato ai presenti che è importante meditare i propri gesti e condividerli con gli altri; un grazie particolare al giornalista Antonio Mazza che ha così ben descritto la cerimonia e il suo significato.

  2. Laura Biancini // 27 maggio 2014 a 11:28 // Rispondi

    Grazie per questa bella iniziativa. Gli olivi sono alberi importanti che hanno accompagnato da sempre la vita dell’uomo (e in piccolo anche la mia vita che con loro convivo da sempre e voglio loro veramente bene)e sono anche alberi particolarmente belli, forti e pazienti.Spero che li dove ora sono riescano a comunicare a tutti il senso della vita che secondo me loro conoscono molto bene.

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