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ROMA ANNI TRENTA alla GAM

11 SironiNegli Anni Trenta del Novecento, in piena epoca fascista, si assiste in Italia in campo artistico ad un fervido dibattito culturale, che vedeva contrapposti diversi stili e tendenze, dalla pittura figurativa di impianto classico ai fremiti futuristi. Momento fondamentale per la storia dell’arte moderna sono state le prime edizioni storiche delle Quadriennali d’Arte Nazionale, tenute in quegli anni nel Palazzo delle Esposizioni di Roma, che ora vengono proposte nella Galleria d’Arte Moderna (GAM) nella mostra “Roma Anni Trenta. La Galleria d’Arte Moderna e le Quadriennali d’arte 1931, 1935, 1939”, dedicata alle opere acquistate dal Governatorato di Roma in quelle importanti manifestazioni espositive.

L’idea alla base della Quadriennale era quella di accentrare le forze più rappresentative dell’arte italiana in un’unica grande esposizione di raccordo tra le mostre provinciali e regionali e l’appuntamento internazionale della Biennale di Venezia. Le tre edizioni del 1931, 1935, 1939 trovarono nella figura di Cipriano Efisio Oppo (presidente del sindacato di Belle Arti) un valido regista, in grado di trasformarle in importanti vetrine della migliore arte di quegli anni, valorizzate da allestimenti razionalisti di grande eleganza. L’intervento economico del governo nella loro realizzazione coincideva con l’importanza che Roma, nelle intenzioni di Mussolini, veniva ad assumere come centro politico, amministrativo e culturale dell’intera nazione.

29 de Chirico

Se la prima edizione vede la partecipazione della generazione dei grandi maestri (Carlo Carrà, Felice Casorati, Giorgio De Chirico, Filippo De Pisis, Arturo Martini, Mario Sironi), la seconda è rivolta in maniera più esplicita alle nuove generazioni (Corrado Cagli, Giuseppe Capogrossi, Gino Gentilini, Mario Mafai, Scipione), mentre la terza, sebbene risenta fortemente del clima di guerra, resta memorabile per le sale personali di Mario Broglio, Giorgio Morandi, Fausto Pirandello. L’attenzione del pubblico e della stampa dell’epoca per le tre rassegne è altissima. Si contano 200.000 visitatori alla prima, e si arriva ai 350.000 nella terza. Imponente è il numero delle opere vendute. Il Governatorato di Roma, in particolare, acquista circa 400 opere destinate ad ampliare la raccolta della Galleria Mussolini in Campidoglio (allestita a Palazzo Caffarelli), oggi confluita nella collezione della Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale.

30 CampigliLa mostra della GAM, che espone una selezione di 120 opere, non rispetta nell’allestimento una sequenza cronologica, ma individua temi significativi come quelli che di fatto emergevano dalle manifestazioni, a partire da “La scultura tra mito e modernità”, dove troviamo Il pastore, capolavoro di Arturo Martini, e La bagnante di Marino Marini, entrambi primi premi alle manifestazioni del 1931 e del 1935.
Segue la sezione “I grandi maestri e le nuove generazioni”, dove, accanto a dipinti di Carrà (tra cui Cancello rosso), Casorati (Susanna), Felice Carena (Uomo che dorme) e altri, spicca il capolavoro di Sironi La famiglia, scelto come immagine guida della mostra, caratterizzato da una colorazione cupa del paesaggio geometricamente montagnoso, in sintonia con le figure monumentali del pastore sulla sinistra e della moglie col bambino sulla destra.
I Dinamismi futuristi di Fortunato Depero, Aeropittura di Osvaldo Peruzzi, Marinaio nello spazio (Marinetti poeta del Golfo della Spezia) e altre opere ci proiettano in pieno futurismo, insieme al dipinto mai esposto prima Tribunale tigrino di Domenico Belli, autore della generazione futurista presente alla III Quadriennale del 1939.

Un tono cosmopolita si ha con “Gli italiani a Parigi”, comprendente l’enigmatico Combattimento di gladiatori di De Chirico, Autunno di Savinio, il mosaico cubista Composizione di Gino Severini e il grande dipinto finora mai esposto Le spose dei Marinai di Massimo Campigli, manifesto della sua originale poetica presentato alla II Quadriennale del 1935.
“Il Tonalismo e la Scuola Romana”, con opere di Capogrossi, Antonio Donghi, Mario Mafai, Fausto Pirandello, Francesco Trombadori e altri, è il tema che introduce la sezione forse più emozionante, “Omaggio a Scipione”, che ripropone la mostra che gli venne dedicata, quando era già morto, nella Quadriennale del 1935.

4. Istituto Luce

Era nato nel 1904 a Macerata, Gino Bonichi, ma si sentiva romano, tanto da assumere alla fine degli Anni Venti il nome di Scipione, con il quale è diventato uno dei protagonisti della Scuola romana di via Cavour, insieme a Mafai, Antonietta Raphael, Mazzacurati. Le opere esposte ci mostrano un pittore pieno di energia e creatività innovativa, la cui stagione pittorica è durata troppo poco, stroncata a soli 29 anni dalla tubercolosi.
Nei suoi disegni sembra di cogliere un omaggio proprio all’amata Roma, i cui monumenti sono immersi in un’atmosfera visionaria, dal Colosseo, al Foro Traiano, a Ponte Sant’Angelo. Anche il “Ritratto del Cardinal Decano” del 1930, uno dei suoi più famosi dipinti, trae spunto dalla romanità. Ci mostra, infatti, piazza San Pietro sotto una luce particolare. L’obelisco centrale sembra sospeso in aria e quasi racchiuso entro un cerchio magico, mentre altri motivi emblematici, come una gigantesca chiave e un dado, accentuano il senso di smarrimento e di mistero che l’immensità della piazza può suscitare. Allo stesso tempo è raffigurata la decadenza del corpo del cardinale Vannutelli, prossimo alla morte, con tratti espressionistici quasi paradossali in una sorta di ambiguità tra il destino aureo della città eterna e la morte terrena.10 Scipione

Conclude la rassegna la sezione “Tra Novecento e scuole regionali”. Anche se nelle Quadriennali il criterio di suddivisione per aree geografiche era stato abolito, gli artisti erano per lo più raggruppati secondo schieramenti regionali che il linguaggio del Novecento nei suoi valori di chiarezza formale e canoni espressivi tradizionali accomunava, come per i toscani Gisberto Ceracchini (Pastore dormiente) e Baccio Maria Bacci (Convalescente). Tra i bolognesi spicca Bruno Saetti e tra i milanesi Gianfilippo Usellini con Il Figliol prodigo, ambientato in uno strano interno dal pavimento a scacchiera.
Accanto alle opere pittoriche, plastiche e grafiche, sono di fondamentale importanza i documenti storici e le immagini che restituiscono il carattere di quegli eventi, insieme ad uno spaccato della quotidianità dell’epoca. Una foto dell’Istituto Luce, in particolare, mostra il re Vittorio Emanuele III in visita alla Quadriennale del 1939, accompagnato da Filippo Tommaso Marinetti con la divisa della Milizia.
La conclusione della mostra coinciderà con l’apertura della 16a Quadriennale d’arte al Palazzo delle Esposizioni (da ottobre 2016 a gennaio 2017), in un ideale passaggio di testimone tra passato e presente.

ROMA ANNI TRENTA. LA GALLERIA D’ARTE MODERNA E LE QUADRIENNALI D’ARTE 1931 – 1935 – 1939
Galleria d’Arte Moderna di Roma
Via Francesco Crispi, 24

Dal 24 marzo al 30 ottobre 2016
Orario: da martedì a domenica ore 10.00 – 18.30
L’ingresso è consentito fino a mezz’ora prima dell’orario di chiusura; lunedì chiuso
Biglietto: intero € 7,50; ridotto € 6,50
www.museiincomune.it

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