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Salviamo Civita di Bagnoregio

P1010361  “L’isolotto alto di tufo, sospeso in mezzo al mare delle crete”. Così Bonaventura Tecchi, grande scrittore oggi ingiustamente dimenticato, evoca l’immagine di Civita di Bagnoregio, l’antico borgo medioevale al centro della valle dei calanchi. E’ conosciuta in Italia e all’estero come “la città che muore”, per il movimento franoso che, nei secoli, ha inghiottito strade, case, conventi (un fenomeno simile a le Balze di Volterra). Negli ultimi anni sembrava essersi attutito e invece, purtroppo, tutto è ricominciato, un pericolo reale che obbliga ad una messa in sicurezza dell’intera rupe tufacea. Non è facile, certo, ma ci sono dei precedenti (Orvieto, Todi), quindi si può e si deve tentare il salvataggio di un magnifico borgo storico incastonato in un’area di struggente bellezza.

  Per questo la piazzetta di Civita di Bagnoregio, dove sorge la chiesa di San Donato con il suo prezioso crocifisso ligneo, ha ospitato una manifestazione promossa dal Progetto ABC Arte Bellezza Cultura. E il Lazio, non meno che il resto d’Italia, ne ha da vendere, come d’altro canto, ha sottolineato il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, auspicando il riconoscimento da parte dell’Unesco di Civita di Bagnoregio e della Valle dei Calanchi come patrimonio dell’umanità. Intanto è partita una petizione su change.org già firmata migliaia di persone e si lancerà una campagna di crowdfunding appellandosi anche al mecenatismo di chi ama le bellezze d’Italia (e per fortuna di munifici sponsor ce ne sono, vedi il Colosseo, con Della Valle, e la Piramide Cestia, con il giapponese Yuzo Yagi). Infine Civita diventerà teatro di manifestazioni culturali polivalenti, quindi un centro vivo di comunicazione, punto di riferimento nazionale ed internazionale (dal 10 al 12 luglio meeting internazionale del cinema d’animazione e il 19 progetto ABC su territorio, paesaggio e cucina tradizionale).

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   Anche il Sindaco di Bagnoregio, Francesco Bigiotti, ha sottolineato l’importanza e l’urgenza di salvaguardare Civita di Bagnoregio, richiamandosi alla legge 545 del 1987, che stabiliva i criteri per il consolidamento delle rupi di Orvieto e Todi. Occorre una normativa simile, perché il borgo, se recuperato in maniera stabile, grazie alla sua posizione quanto mai suggestiva, può divenire un polo d’attrazione per il turismo. Quindi storia, arte, cultura, cucina locale, rinascita  dell’artigianato, e l’indotto collegato, ma bisogna fare presto ed è quanto hanno detto gli altri ospiti illustri presenti, il regista Giuseppe Tornatore, che qui ha casa, lo psichiatra Paolo Crepet, e l’artista Bruna Esposito che, sul ponte di collegamento fra Bagnoregio e Civita ha creato un’installazione simbolica (“Ponte a Sonagli”). Tutti hanno parlato di “fragilità della bellezza” e il concerto conclusivo del pianista Danilo Rea, con quel suo effervescente ritmo progressive animato da inflessioni jazz, è stato come un’invocazione lanciata a noi tutti: il borgo di Civita deve vivere.

  Il territorio di Bagnoregio è caratterizzato da argille sabbiose di origine marina del pleistocene, quindi un’area per nulla statica, in continua evoluzione geomorfologica, come si deduce dal paesaggio tormentato dei Calanchi. Una storia lunga, di frane, smottamenti, dissesti strutturali nella cinta urbana, come è ben documentato nel Museo Geologico e delle Frane che prospetta sulla piazza. Un Museo didattico, che risale alle origini, quando qui era il mare (vedi i fossili), poi con le emissioni vulcaniche si formò  lo sperone di tufo litoide dove poggia Civita di Bagnoregio. Ben 134 frane sono documentate dal XV secolo ad oggi, con mutazioni notevoli, come l’abbassamento di 40 metri lungo la sella morfologica di accesso al borgo nel corso degli ultimi due secoli.

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  Bisogna intervenire quanto prima, affinché nulla scalfisca più la bellezza e l’incanto di questo luogo che già nel 2005 è stato riconosciuto di interesse comunitario. Bagnorea, la città di San Bonaventura, Doctor Seraphicus e illustre biografo di Frate Francesco (la “legenda Maior”). Un luogo dal “silenzio profondo e antico”, come scriveva Tecchi, Civita come una presenza magica su quel colle di tufo e, a lato, la non meno magica prospettiva della Valle dei Calanchi, un paesaggio che ti mozza il fiato. E ti resta per sempre dentro.

Per firmare l’appello: change.org/p/salviamo-civita-di-bagnoregio

 

 

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