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Un Credo molto particolare al Teatro Olimpico

nwlJFRp1pG-aG_RWVOa5lJeH1udnURn8alS9m0T513kCosa significa credere oggi e, soprattutto, “come” si crede? E necessario seguire una linea di fede o basta ascoltare quella voce – per molti remota, per altri udibile senza sforzo – che ognuno di noi custodisce in sé? Il senso del sacro, intendo, quella levità e nobiltà di sentimento che può prescindere da una visione puramente fideistica e rapportarsi al mondo reale con purezza d’animo. E’ come un salto di qualità, un trascendere il quotidiano per confrontarsi con la dimensione religiosa ma senza penetrarla. Un dialogo, ecco, stabilire un contatto che comunque, credenti o no, induce ad una nuova consapevolezza, come in effetti è accaduto a quelli dell’Orchestra di Piazza Vittorio quando hanno realizzato il Credo, ora cd e poi concerto al Teatro Olimpico (giovedì 17, h.21).

  Un oratorio, una lunga meditazione, una preghiera interreligiosa, un momento di relazione fra culture. Il Credo è tutto questo, forse il massimo punto di fusione raggiunto dal gruppo che pure, dal 2002, porta avanti un discorso di compartecipazione etnico-culturale. Gruppo che conosciamo bene, ammirato anche di recente con la “Carmen”, dove proprio la continua dialettica interna ha portato all’interrogazione collettiva sul rapporto con la religiosità. All’interno dell’Orchestra vi sono cattolici, islamici, atei, e da questo mix più il fatale incontro con la mistica di José Tolentino Mendonça, sacerdote e poeta portoghese (le sua vis lirica ricorda molto quella del nostro Davide Maria Turoldo),è nato questo lavoro che combina in una magica alchimìa visione laica e visione religiosa.

  Un lavoro composto di molti frammenti che sono poi espressione dell’anima stessa del gruppo, così nei testi come nella musica e nel linguaggio in generale. Ne risulta un colorito intreccio non solo stilistico dal quale promana un che di rarefatto e magico, a cominciare dall’inizio, che evoca “La petite Messe Solennelle” di Rossini, seguita da una ninna nanna di introduzione (Britten, qui ripresa in dialetto), che simboleggia la purezza del cuore (“quella magia naturale che hanno i bambini e che si perde inevitabilmente crescendo”, come dice, riprendendo Giordano Bruno, Mario Tronco, direttore artistico e musicale dell’Orchestra, il quale ha elaborato il tutto insieme a Leandro Piccioni e Pino Pecorelli). E poi il “Responsorio”, in latino, lingua della chiesa, che conferisce un tono liturgico a questa profonda meditazione sull’uomo e il suo destino, e il successivo “Kyrie”, in arabo, ne è quasi una conferma, con la mistica Sufi di Ibn Arabi, grande poeta e filosofo andaluso, influenzato dal pensiero di Averroè.

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  Si procede nel percorso “di mezzo”, sospeso fra terra e cielo, evidenziato sia dalla bellezza dei testi, da Giorgio Caproni (“Prego non so ben dire chi e per cosa”) a Fernando Pessoa (“La cecità che Dio mi ha dato è una forma di luce”), a José Tolentino Mendonça (“Brilla una stella sopra i nostri giorni irrisolti”). E Giordano Bruno, che dà un sapore panteistico all’insieme (“Dobbiamo imparare a respirare per riscoprire gli alberi, le pietre, gli animali e tutta la macchina della Terra”). Lo stile, come dicevo, varia, dal canto armonico alla melopea araba (il canto Sufi), fino al “griot”, la tecnica dei cantastorie dell’Africa sub-sahariana, il tutto impreziosito dalla strumentazione mista: dal violoncello alla kora, dal basso elettrico all’oud, dalle tastiere al w’tar (e non dimentichiamo le voci, altro vivace crogiuolo come le lingue usate, latino, portoghese, arabo, wolof).

  “Salam”, pace in arabo (quanto simile a “Shalom”!), conduce il “Credo” verso la conclusione, suggellata da una struggente epigrafe trovata in un cantina di Colonia dove si rifugiarono alcuni ebrei per sfuggire ai nazisti: “Credo nel sole anche quando non lo vedo. Credo nell’amore anche quando non lo abbraccio” (da “Yossl Rakover si rivolge a Dio”, di Zvi Kolitz). E, al termine, si resta fascinati da questo splendido lavoro che è sì di ricerca, ma nel segno di un ecumenismo etnico-religioso che interpreta nel modo migliore il clima giubilare promosso da papa Francesco. Un’esperienza unica che di sicuro, vissuta “live”, con l’Orchestra di Piazza Vittorio sul palcoscenico dell’Olimpico, non potrà non lasciare il segno nello spettatore.

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 “Credo dell’Orchestra di Piazza Vittorio” al Teatro Olimpico giovedì 17 h.21, biglietti 30, 25 e 20 euro.

Per informazioni  063201752 e  promozione@filarmonicaromana.org

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