Un respiro di cielo
Un respiro di cielo
di Antonio Mazza
“Un respiro di cielo”. Questa frase, pronunciata da Monsignor Baldassare Reina, Cardinale Vicario per la diocesi di Roma, esprime in pieno tutto il valore non solo artistico ma simbolico innanzi alla miniatura del XV secolo che, rubata negli anni ’80, ritorna nel convento dell’Ara Coeli. E’ la forte spiritualità che promana da quella dolcissima Madonna con il Bambino inserita in un riquadro dove un tripudio di colori su sfondo oro accoglie le sacre figure. La Madre, sul capo una corona, indossa un mantello azzurro, colore del cielo, e l’infante Gesù stringe nel pugno un piccolo uccello, allusione al cardellino, simbolo della Passione. Altri simboli sono racchiusi nella pianta e nel frutto in alto, ai lati del volto della Vergine: il cetriolo, che rimanda al Vecchio Testamento, i tre giorni di Giona nel ventre della balena (e quindi, per assonanza, il richiamo alla Resurrezione) e il melograno, i chicchi come il sangue di Cristo versato per l’umanità ma anche come predizione della vita eterna.
L’autore è Fra Antonio da Monza, un abile maestro miniatore del quale si hanno scarse notizie. Di lui si sa per certo che fu molto attivo nel tardo ‘400, durante il pontificato di Alessandro VI Borgia, realizzando lavori di pregio, come una “Pentecoste” ora all’Albertina di Vienna ed una “Visitazione” presente nel Kupferstichkabinet di Berlino. In Italia soprattutto Milano e Roma dove, per il Convento Francescano dell’Ara Coeli, foglio 98 del graduale R, eseguì la delicata “Madonna con il Bambino” poi rubata negli anni ’80. Anche se tolto dal contesto un foglio con pagina miniata può comunque essere immesso nel mercato clandestino e la valutazione era di ben 250mila euro, tale figurava sul sito di un’asta londinese. Ma le indagini condotte da tempo dal Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, sia grazie alla preziosa banca dati, sia grazie ad una vecchia pubblicazione del 1935 (“La Bibliofilia”), hanno colpito nel segno.
- La pagina miniata immersa nella spettacolare bellezza dell’Ara Coeli.
Così torna a casa per reintegrarsi nel contesto devozionale d’origine, una splendida testimonianza che rimanda ai tempi del vecchio convento dell’Ara Coeli, all’epoca collegato con un viadotto al palazzetto di San Marco, il tutto poi demolito per far posto al Vittoriano. E di quell’epoca resta la raffinata miniatura di fra Antonio da Monza, le cui influenze stilistiche si fanno risalire a Bramante e Leonardo ma evidente appare anche l’impronta della scuola umbra, in particolare Pinturicchio, per quella dolcezza che impregna tutta la composizione. La riconsegna di questo documento del passato, dalle mani del Generale di Brigata Antonio Petti a Monsignor Reina, presenti Giovanni Conzo, Procuratore Aggiunto di Roma ed alte Autorità civili ed ecclesiastiche, è stata come aggiungere un ulteriore frammento a quelle che sono le nostre radici storico-culturali, alla Bellezza che ha nel Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale un vigile angelo custode.








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