In memoriam
In memoriam
di Antonio Mazza
Ora che papa Francesco dorme il sonno dei giusti, omaggiato da credenti e non credenti ed anche, per pura formalità, dai farisei ai quali il suo pontificato ha dato fastidio (e molti erano lì, ai suoi funerali), ora c’è da chiedersi chi riempirà il vuoto immenso che ci ha lasciato. Dal conclave uscirà una Chiesa che raccoglie il suo messaggio, una Chiesa progressista ed antropocentrica, che antepone la sacralità dell’uomo alla logica spietata del profitto a prescindere o tornerà indietro, quando era oggettivamente alleata ai poteri forti, una casta come tante in una società dove essere ultimi è una colpa e la Terra con le sue risorse solo una fonte di guadagno per le multinazionali e la criminalità organizzata? Solo quell’unione predicata da Francesco ed intrinseca a tutti i suoi interventi, cioè l’incontro fra orizzontalità e verticalità nell’essere umano, la riscoperta del sacro che non necessariamente deve essere fideistica (quanti atei hanno compreso il messaggio), può salvare noi e questo pianeta che stiamo distruggendo. La chiave è nell’enciclica “Laudato sì”, un testo di ecologia integrale da (ri)leggere e meditare, poco compreso alla sua uscita ed ora più che mai attuale, inno a nostra Madre Terra nonché un testo al cui cospetto le dichiarazioni dei politici di tutto il mondo figurano solo come una globalizzazione di vuote chiacchiere (gli accordi di Kyoto sono del 1997, 27 anni fa, e ben pochi passi sono stati fatti).
Contro ogni ignavia e negazionismo propongo la (ri)lettura di “Laudato sì” (da me recensito su questo giornale nel luglio 2015), come omaggio alla memoria di un grande Papa, ma soprattutto come monito per noi stessi, di agire prima che sia troppo tardi.
Posso solo aggiungere che non dimenticherò mai il Papa che sale il sagrato della basilica durante la pandemia, lì la persona di Francesco coincideva con quella di Pietro; e come non dimenticare quel bacio al Cristo miracoloso; ed infine la benedizione al popolo romano ed al mondo