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La Via Papalis

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                                                              La Via Papale

di Marco Pasquali


 Tutti abbiamo visto il corteo che ha translato il corpo di papa Francesco dalla basilica di San Pietro a quella di Santa Maria Maggiore. Ebbene, in un certo senso non è una novità: per secoli la residenza ufficiale dei pontefici era il Laterano e l’itinerario che conduceva alla basilica di San Pietro – la Via Papalis – più o meno seguiva la via che ha seguito il corteo funebre per la translazione alla basilica di santa Maria Maggiore del corpo di papa Francesco. La cavalcata era una processione solenne che, snodandosi per le vie centrali di Roma, accompagnava il Pontefice alla presa di possesso del Laterano, della diocesi di Roma e della Cattedra di San Pietro o Santa Sede. Itinerario all’epoca poco agevole, ma descritto tante volte dai cronisti e soprattutto dai cerimonieri vaticani nel corso dei secoli. Abbiamo decine di descrizioni e prescrizioni su questi cortei, che insieme agli itinerari per pellegrini sono la fonte primaria per la +ricostruzione della vita a Roma nei secoli scorsi, consultabili sul Valentini - Zucchetti (1). Tutto era organizzato in modo scenografico in una città urbanisticamente ancora da sistemare, ma capace ieri come oggi di offrire sfondi monumentali per i cortei e le cerimonie pubbliche. Oggi come ieri, i navigati cerimonieri vaticani – ne cito uno per tutti, il Burcardo, di cui resta la torre vicino piazza Argentina – hanno lasciato pignole disposizioni di protocollo e descrizioni che possiamo integrare con i disegni e le stampe d’epoca, la cui funzione era anche quella di diffondere l’immagine ufficiale del Pontefice e della Curia. Diciamo pure che per i romani e per i turisti e pellegrini (che a Roma non sono mai mancati) la Via Papale era più di uno spettacolo: era l’equivalente odierno della televisione. Nelle stampe si vedono tutti: guardie svizzere, curiali, ambasciatori, prelati, palafranieri, ordini religiosi, funzionari capitolini e quant’altro, “romanam curiam sequentes”. E naturalmente il Pontefice di turno, visibile nel suo splendore, soprattutto quando appena eletto da San Pietro andava a prendere possesso deli Palazzi del Laterano.

 Il Pontefice cavalcava, a partire dal XII secolo, una mula bianca (chinea), offerta dal re di Napoli come atto di omaggio feudale. Il corteo si snodava dal Vaticano ai palazzi del Laterano, percorrendo le attuali via Merulana e Labicana. Nel disordine urbanistico dell’epoca meno facile era arrivare al Colosseo passando per il Campidoglio – si passava per la demolita Alessandrina (che è comunque una strada rinascimentale) – e ancora meno scontato venire da Parione dopo aver passato sant’Angelo: il corso Vittorio è recente e le vie dell’ansa del Tevere erano strette, anche se fino al Seicento vi si concentrava il centro commerciale. Nell’Itinerario di Einsiedeln (VIII-IX secolo), compilato da un canonico germanico (2), il tratto che va dal Campidoglio e l’Ara Coeli fino a Ponte sant’Angelo (l’unico che metteva in comunicazione le due rive del Tevere) passa per le “botteghe di San Marco” (più o meno Botteghe Oscure), cita il Teatro di Pompeo il Palazzo della Cancelleria e San Lorenzo in Damaso per poi girare continuando per via del Pellegrino (non c’era ancora via Giulia), oppure – in seguito – per via del Governo Vecchio (all’epoca chiamata infatti Via Papalis). Vie non sempre larghe e adatte per la bisogna, visto l’ingombro della lunga Cavalcata Papale. Dobbiamo poi immaginare le finestre addobbate di arazzi e gonfaloni e la folla assiepata ai lati e tenuta a bada da armigeri e guardie di palazzo, Recentemente è stato poi studiato un curioso aspetto della Via Papalis nel corso dei secoli: la competizione serrata e non priva di colpi bassi fra le famiglie nobili romane e la curia per accaparrarsi la proprietà o l’uso degli edifici lungo la Via Papalis, da cui derivavano prestigio e ricchezza (3). Le famiglie romane che contavano – Orsini, Santacroce, Massimo, Cesarini, etc. – avevano del resto una doppia strategia: acquisire proprietà e costruire palazzi nel centro di Roma, dove si concentravano le attività produttive, e allo stesso tempo instradare verso la carriera ecclesiastica i propri parenti stretti, col risultato di ottenere geometrie variabili a secondo del Conclave, giocato comunque all’interno della “Nobiltà nera”, quel ristretto ma potente gruppo di potere che per convenzione chiamiamo “famiglie romane”. Per gli edifici lungo la Via Papalis questo significava anche esenzioni o previlegi, più le rendite di posizione derivate dall’affitto di locali, balconi e terrazze durante i cortei.

1. Codice topografico della città di Roma / a cura di R. Valentini e G.
Zucchetti, 4 volumi. (Roma, 1940–53).
2. Christian Hülsen, Il Manoscritto dell'anonimo Einsidlense, Roma,
Ermanno Loescher, 1907. Ora anche scaricabiloe in PDF.
3. The via Papalis in early cinquecento Rome: a contested space
between Roman families and curials / Valeria Cafà. Cambridge
University Press, 2010, con accurata bibliografia.

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