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Quota 20

Saro si levò pimpante e rilassato. Si contemplò qualche secondo, con valutazione 30 e lode. Il traguardo era a portata di mano: un pizzico di impegno, senza esagerare, ed era fatta, come le altre volte. Prese l’album di documentazione “fimminina”  e si soffermò sullo spazio vuoto dopo la pagina 19. Occorreva attrezzarsi. Mentre Luca era in bagno frugò velocemente fra libri e sacche sportive, e nella scatola di cartone della premiata ditta di calzature “Sciolto” trovò la Comet II che avrebbe testimoniato la conquista: una bella foto di coppia e via col numero 20!

Dieci minuti dopo, usciva di casa con la solita baldanza, << Te la tengo buona, fratuzzo. A stasera!>>, mentre Luca tentava uno scatto disperato per recuperare il suo prezioso oggetto, regalo dei 18 anni,  incontrando la porta fragorosamente chiusa per una frazione di secondo. Giunto a pianoterra, la situazione era pesante: Rino regolarmente in guardiola, nessun inquilino in transito, nessuna distrazione in vista. Fece quindi scattare il piano di emergenza: iniziò ad avanzare lentamente verso il portone, trascinando vistosamente una gamba e atteggiando il viso a dolore e disappunto.

<< Che è, che fu ?>> chiese premurosamente Rino alla vista del giovane in gramaglie.

<< Lassami stare, ‘na botta ieri in allenamento, ahi che nottata ! Ma il dovere ci chiama. Salutiamo. Ahi,ahi! >>.

<< Mi dispiace tanto tanto. Si rimetta presto. Auguri, signorino! >>.

<< Auguri un paio di b.>>, bofonchiò girato l’angolo e mettendosi quasi a correre.

 Giunto in facoltà, dopo aver dribblato i pochi ostacoli costituiti dagli anziani, meno presenti del solito perché la festa della matricola si era ormai svolta e l’anno accademico era in fase avanzata, cercò di individuare la sua fanciulla all’ingresso dell’aula della lezione di diritto del lavoro, ma non la vide. Non trovò neanche Catena, assidua frequentatrice di qualunque disciplina in assenza assoluta di impegni d’altro tipo.

C’era invece Franco, che a sua volta lo cercava: << Renatina non è potuta venire. Me l’ha detto Mirella >>.

<< Che è successo ? Sta male?>>

<< No, lei no, è Catena che è inciampata per le scale ed ha bisogno di assistenza e Renatina la sta accudendo.>>

<< Prima inutile e ora anche dannosa!>> sentenziò Saro sbuffando e sgrullando in mano la macchina fotografica.

<< Vi vedrete nel pomeriggio. Oggi è mercoledì >>.

<< Mercoledì ?!>>

<< Mercoledì, sicuro>>.

<< Mercoledì, quello in mezzo alla settimana, ma che minchia succede di mercoledì ? >>

<< Il mercoledì c’è la proiezione del CUC*, al cinema Ambasciatori. Anche le “nostre” fanciulle sono assidue, qualche volte perfino al dibattito. Oggi c’è “Storia di un disertore”, un film tedesco sulla guerra. Speriamo che sia doppiato, senza sottotitoli>>.

 << Ci manca solo il dibattito>> pronunciò Saro a bassa voce, meditabondo. << Ma non posso andare al pensionato ?>>

<< Le monache non solo non ti fanno entrare, ma ti buttano fuori vociando se oltrepassi di un centimetro la soglia ! Sai, la questione dell’onore…No, dai retta a me, aspetta il pomeriggio.>>.

<< Ok, il pomeriggio>> fece Saro con un sospiro gorgogliato. E andò via meditabondo: << Il film, i sottotitoli, il dibattito ! Ma quasi, quasi…>>

 E invece, puntualissimo alle 18, si aggirava nervoso fra i piccoli assembramenti di giovani all’ingresso del locale. Si era cambiato d’abito, e adesso portava un maglione aperto a v, bianco panna con bordo scuro, camicia blu-violetto, foulard rosso a pois bianchi. Sul braccio, il solito impermeabile alla Bogart: si facesse tardi – ci sperava molto – non si sa mai. Dopo un paio di minuti la vide arrivare di buon passo, ma sempre composta nell’andatura, da par suo: tailleurino primaverile grigio a rombi delicati, borsetta nera, tacco sottile da cinque centimetri.

Fu lei a prenderlo per mano, inaspettatamente. Ma non gli concesse la tribuna, solo il fondo platea, fra la gente. Stettero tutto il tempo vicini, ma non troppo: la sala era zeppa e non erano consentiti accostamenti di teste, se non nell’ultima fila. Fortunatamente il film non era particolarmente lungo, e prima delle otto, mentre scoppiava il consueto applauso, Saro poteva scattare in piedi e trascinarla via, strappandola letteralmente dalla poltrona, prima che si formasse la calca per l’uscita.

 << Stasera ti faccio espellere dal pensionato !>> disse Saro sul burlesco appena in strada. << Una pizza, poi una passeggiatina per digerire, poi…>>

<< Il pensionato ?! Che mi hai fatto ricordare ! C’è quella mischinazza di Catena da sola. Devo trovare Mirella. >>.

<< Ma che c’è bisogno del cane da guardia per la tua amica ? La possono rapire ?>>

<< Non fare lo scemo, quella a stento si muove dal letto. Trovo Mirella e gliel’ha affido. Faccio in un attimo>>.

Renatina rientrò in sala che già era iniziato il dibattito. Giampiero, il guru del Centro Cinematografico, guardando in alto con aria ispirata aveva dato il la con un dotto richiamo alla estetica “lucacciana” ** – così pronunciava. Trovò Mirella che sedeva accanto a Franco. Avevano gli occhi sbarrati, fra il mistico e il rincitrullito, sebbene avvezzi a quelle code dello spettacolo filmico.

<< Avete intenzione di fare tardi ? Mirella, c’è Catena da sola. Te ne occupi tu ? >>

<< Non credo proprio che ci tratteniamo >>– rispose Franco per entrambi. E poi, quasi a giustificare la sua presenza lì : << Ci siamo trovati quasi per caso, se Mirella ha da fare…>>

<< Ma veramente non so…>>

<< Non ti preoccupare – concluse Franco – Usciamo, l’aria qui si fa pesante>>.

  Si levarono in piedi mentre il guru era andato a ritroso di qualche decennio, giungendo a Lunacarskij, Commissario alla istruzione dell’URSS negli anni Venti.

Il terzetto guadagnò l’uscita fra radi aficionados, sbracati e immobili, non si sa se rapiti o rassegnati.

<< Allora ci conto >>, disse Renatina , dando un bacio sulla guancia a Mirella e avviandosi con un saltello verso Saro, sempre più inquieto.

<< L’accompagno subito al pensionato >> disse Franco premuroso.

<< E andiamo dalle teste di pezza! >> sospirò Mirella, che forse aveva sperato in una serata diversa. E si prese una modesta rivincita arpionando il braccio del suo recalcitrante intellettuale e squadrandolo intensamente, mentre lui guardava innanzi per celare  un vistoso arrossimento.

 *  Centro Universitario Cinematografico.

** Da Georgy Lukacs, intellettuale ungherese, studioso dei rapporti fra materialismo storico e letteratura tradizionale, molto in voga in quegli anni (N. d. A.).

(Selezione dei brani dal libro di F. Romeo, CATANEIDE, Città del Sole Edizioni, a cura di Enzo Movilia)

2 Commentia“Quota 20”

  1. .Salvatore // 7 aprile 2014 a 12:05 // Rispondi

    Credo che solo un siciliano doc possa gustare completamente quel genere di dialogo che si svolge tra quegli amici, così denso di sfumature che vanno ben al di là del significato delle parole e fotografano persino lo stato d’animo dei soggetti.
    Aggiungo che la gratificazione del trenta e lode è un piccolo capolavoro di ironico compiacimento.
    Questa puntata è tra le più gustose.

  2. E’ vero, in questo brano sono i dialoghi i protagonisti della scena, serrati, coloriti, incalzanti e straordinariamente espressivi. Una vera goduria.
    Mi è venuto da pensare agli stessi dialoghi che si sarebbero potuti avere a Bolzano, a Brescia o ad Ancona per le stesse circostanze. Io non conosco quegli ambienti, ma dubito che vi sarebbe stato lo stesso colore e la stessa teatralità. Ho insegnato per lunghi anni a Siracusa e in questo racconto ho ritrovato i teatrini dei miei ragazzi all’uscita dalla scuola quando si attardavano per organizzare il pomeriggio e la serata.

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