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Il teatro di Thierrée

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Room di James Thierrée
di Giusy Criscione


  Al teatro Argentina, nell’ambito del Romaeuropa festival è stato in scena dal 21 al 25settembre lo spettacolo di James Thierrée, Room. Thierrée, è un attore, mimo cantante acrobata, di nazionalità svizzera. Originale creatore ed interprete dei suoi spettacoli, conosciuto in Europa e in buona parte del mondo, ha ottenuto numerosi riconoscimenti per le sue qualità artistiche. Figlio d’arte, nipote di Charlie Chaplin che vagamente lo ricorda, inizia a calcare le scene fin da bambino, negli spettacoli circensi dei suoi genitori: Victoria Chaplin e Jean Baptiste Thiérrée, a loro volta creatori de Le Cirque imaginaire e le Cirque invisible. La sua formazione avviene in diversi paesi: in Italia al Piccolo di Milano, dove raffina le sue qualità di attore, all’Harvard Theatre School e al Conservatorio nazionale superiore d’arte drammatica di Parigi, apprendendo l’arte della mimica, della magia e del canto lirico. Nel 1998 fonda la sua compagnia: La Compagnie d’hanneton e con il primo spettacolo mette in pratica le conoscenze acquisite e differenti discipline mescolando generi e espressioni artistiche : travestimento, acrobazia, danza canto, mimo. Il seguito della carriera si divide tra teatro e cinema. Richiesto da entrambe le discipline viene diretto da grandi registi: Peter Greenaway, Bob Wilson, Coline Serreau, Raul Ruiz e Benno Besson.

  Room è qualcosa di più di un semplice spettacolo, è un esilarante potpourri di generi, tra azione e sogno dove la danza, la musica, il canto, le acrobazie si fondono dando vita ad una sarabanda di situazioni comiche, poetiche e drammatiche, apparentemente caotiche. Sembra che lo spettacolo prenda corpo lì per lì in un susseguirsi di situazioni sceniche che si concretizzano davanti agli occhi degli spettatori seguendo un filo non sempre logico. Diversi e spesso in contrasto tra loro sono gli stati d’animo che si manifestano attraverso le azioni: malinconia, poesia, fracasso, voluto disordine e confusione, tutte magistralmente orchestrate dall’ artista Thierriée . Anche la musica segue ritmi alterni, ripercorrendo differenti generi: ora accompagna le azioni, le previene, le contrasta , diventa protagonista assoluta. Gli interpreti poliedrici e bravissimi creano di volta in volta nuove scene dando l’impressione di improvvisare. In questa creazione fantastica tenuta saldamente e diretta con maestria da Thierriée, c’è spazio per l’autoironia, il grottesco e il comico puro delle situazioni paradossali. L’autore stesso, con molta autocritica si domanda: In che cosa consiste questo spettacolo? Burla, autocritica, divertissement. L’azione di svolge in una stanza, da cui il titolo, apparentemente chiusa. Ciascun personaggio vorrebbe trovare uno spazio di ascolto per affermare la propria libertà e il diritto di esercitare la proprio arte ma tutto si mescola e lo spazio si frantuma in tanti spazi e piani che spesso cozzano tra di loro e danno vita ad azioni esilaranti. C’è la lotta tra l’affermazione individuale sul gruppo e viceversa il gruppo che ha il sopravvento sull’azione del singolo.


  Lo svolgimento dei tableaux è rapido così come il cambio continuo di scene e di prospettive. Tutto si svolge in un unico ambiente, chiuso da paratie mobili che svolgono una funzione di muro. Da questo muro si aprono si chiudono entrano, si arrampicano, escono da porte, finestre, aperture improvvisate, vie di fuga immaginarie, attori ,ballerine, musicisti e cantanti e ognuno esegue il proprio numero incurante degli altri. La dimensione onirica ed estraniante regna su tutto costringendo lo spettatore ad essere incollato allo svolgimento delle azioni . Contemporaneamente ci si sente parte di un gioco illusionistico, di essere lì ma anche altrove, di essere trascinati in un luna park coloratissimo. Thierriée è un burattinaio che tira le file di questo teatrino a suo piacimento, una sorta di mago che relega i personaggi all’interno della stanza creata e voluta dalla sua fantasia, nella quale confluiscono tutte le sue conoscenze. Il creatore demiurgo e attore, sempre presente in scena, fa capriole, balla, canta si dimena, strizzando l’occhio al nonno Charlot, al mimo Marceau, al musical di Broadway ma anche al Jazz dei più grandi interpreti di colore, alla canzone melodica francese, dando vita a uno stile narrativo e musicale personale e originalissimo.

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