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Carthago delenda est!

  Remoti giorni di scuola, quella frase come il sunto delle tante pagine di storia sulle guerre puniche, che noi ragazzi ripetevamo come un mantra e ne restava l’immagine sbiadita di una città rasa al suolo fra le cui rovine pascolavano le pecore. Di quello che era stata poco c’importava, i romani avevano fatto bene a distruggerla, centro nevralgico di un regno pagano e crudele.

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Godeva di cattiva fama non solo per noi, ma in generale, in particolare la letteratura (Flaubert, Salgari) e il culmine fu senz’altro “Cabiria” (1914), di Giovanni Pastrone, capolavoro del muto che rese ancora più greve quell’aura di mitologia negativa associata al nome  di Cartagine. Poi, in anni recenti, la giusta rivalutazione, nel bene e nel male, di una cultura che ha lasciato una profonda traccia nell’area mediterranea, ora leggibile senza alcun pregiudizio storico.
“Cartagine. Il mito immortale”, è un percorso nel tempo, dalle origini fenicie, la fondazione nell’814 a.C. ad opera della leggendaria Didone fino al periodo bizantino, nel VI secolo d.C. Decentrato fra Colosseo e Foro Romano è un percorso denso di fascino perché narra di una società dalle regole anche crudeli (i sacrifici umani nell’area sacra, il “Tofet”, ma il Moloch legato all’immagine di Carthago, vedi soprattutto “Cabiria”, è un’invenzione letteraria) e tuttavia anche molto raffinata, come si deduce osservando gli oltre 400 oggetti in mostra. E subito colpisce, per la sua geometrica bellezza, una scatola per cosmetici  in forma di anatra. Testimonia che già in epoca arcaica la produzione vascolare era abbastanza evoluta, come risulta poi scorrendo le vetrine, dove  figurano quelle anfore che poi, a bordo di navi onerarie, solcheranno il Mediterraneo per i traffici commerciali con gli etruschi, le colonie della Magna Grecia ed i romani.

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  Cartagine si espande, ad est il fertile Libano, con i Fenici del Levante che si organizzano in città-stato, ad ovest Sicilia e Sardegna, la Spagna del sud e le colonie africane. A metà del III secolo a.C. scoppia la I guerra punica con la battaglia delle Egadi e la perdita della Sicilia, seguita, dopo alcuni decenni di pace dalla II che vede Annibale prima vincitore al Trasimeno e Canne poi sconfitto a Zama. Infine il crollo, nel 146 a.C. la III guerra punica, Scipione Emiliano distrugge la città che brucia per 17 giorni e sulle sue ceneri, dopo il lungo periodo della guerra civile romana, viene fondata la Colonia Concordia Iulia Carthago. Nel III secolo d.C. si diffonde il cristanesimo, nel 439 arrivano i Vandali e Genserico ne fa la sua capitale, seguono i bizantini scacciati a loro volta dagli arabi e, nel 698 d.C., per Cartagine inizia la decadenza. Ma torniamo alla mostra.
Bronzetti con figure stilizzate dell’età del bronzo, una statua di bambino del V secolo a.C., zanne di elefante con iscrizione ed una stele punica, interessante perché, come sappiamo, l’invenzione dell’alfabeto si fa risalire ai Fenici. Continuando il percorso ci si rende conto di come esistano assonanze e richiami con culture contigue, come l’antico Egitto o la Persia, nonché del bacino mediterraneo in generale. Ma non solo stilistiche, tipo le uova di struzzo decorate o le protomi (l’acconciatura stile egizio) o le statuette (la pettinatura tipicamente persiana), bensì religiose. Così gli amuleti con funzione apotropaica, le raffigurazioni di divinità care agli egizi (Bes, che proteggeva dal malocchio) o l’oreficeria (l’occhio di Horus, ancora l’Egitto). E’ soprattutto nel pantheon fenicio, dominato da Melqart, nume tutelare,  e dalla coppia Baal Hammon – Tinnit, i divini progenitori, che si caratterizza una sorta di sinergia cosmogonica, con assunzione di dei di altre culture, per cui, ad esempio, Astarte, la Grande Madre, è collegata ad Iside. Importante è anche Tanit, dea della fertilità, il cui simbolo figura in una stele del “tofet”.
Continuiamo questo magnifico percorso nel tempo punico ammirando dei pendenti in pasta vitrea, delle singolari maschere ghignanti e, decisamente suggestivo, il rostro di una nave cartaginese affondata nella battaglia delle Egadi da poco restaurato (con iscrizione). Reperti di guerra, elmi, una corazza, lo schiniere, modellini di mobili, ciotole con resti di cibo (Plauto definiva i cartaginesi “stirpe di mangiatori di polenta di farro” e qui è trascritta l’antica ricetta della “puls punica”), una statuina che ripropone la classica iconografia annibalica (l’elefante con la torre che terrorizzò i romani), monete, materiale dai santuari (Tas Silg a Malta, Tharros in Sardegna, Mozia in Sicilia), il mondo delle ombre, con oggetti provenienti dalla necropoli punica di Palermo. A questo punto il calendario della Storia segna il 146 a.C., Roma calpesta le rovine di Cartagine e la mostra si sposta al Foro Romano, nel Tempio di Romolo e nella Scala Imperiale.
Nel Tempio troviamo una mensa sacrificale e teste imperiali recuperate negli scavi effettuati nell’isola di Pantelleria, la Cossyra punica conquistata dai romani nel III secolo a.C. Infine, negli spazi della Rampa Imperiale, reperti dalla Colonia Concordia Iulia Carthago, la cui spettacolare bellezza ben si accorda alla monumentalità del luogo. Come le statue funerarie dell’auriga e sua moglie o i bellissimi mosaici generosamente prestati dal Museo del Bardo di Tunisi, sia di epoca romana che bizantina (notevoli quelli della Casa della Voliera così come quello con i quattro evangelisti e della Dama). E’ una Cartagine diversa, dove nel 371 d.C., giunge il giovane Agostino, futuro patrono della Chiesa, trovando una città dedita al commercio e profondamente corrotta (“Venni a Cartagine ed una moltitudine di turpi amori mi circondò da ogni parte”, scriverà nelle “Confessioni”). Ancora qualche secolo e poi sarà l’oblìo e di Cartagine resterà solo quella famosa frase che era il nostro mantra scolastico. Ma una cosa rimane impressa dopo aver visto la mostra, che il bacino del Mediterraneo è la culla del meticciato e noi ne siamo i figli.

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“Carthago. Il mito immortale”, Colosseo e Foro Romano fino al 29 marzo 2020. Orario: 8,30-19, fino 30/9, 8,30-18,30 fino 26/10, 8,30-16,30  fino al 31/12 e poi in progressione). Biglietto euro 12 intero fino al 31/12 e 16 dal 1 novembre 2019. Fra le varie iniziative sono previsti i martedì di Cartagine, conferenze, musica, mostre, la cultura tunisina ieri e oggi. Inoltre una proposta didattica per la Scuola con l’obiettivo di valorizzare i temi storici ed archeologici sviluppati dalla mostra. Per informazioni www.parcocolosseo.it

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