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Il Ninfeo della Pioggia

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                                                    Il Ninfeo della Pioggia

di Antonio Mazza

  C’era una volta Campo Vaccino, l’immensa distesa dei Fori dell’antica Roma, dove fra le rovine mezzo interrate di templi, mura sbrecciate, colonne, pascolavano gli armenti. Una prospettiva dove storia e paesaggio bucolico creavano quel fascino fuori del tempo che ammaliava i viaggiatori del Grand Tour, prospettiva dominata dalle imponenti costruzioni farnesiane sul Palatino. Con gli scavi ed i restauri iniziati nel XIX secolo tutto è diventato forse meno fascinoso ma senz’altro più leggibile ed è un lavoro di restituzione che continua ancor oggi. E l’ultima tappa di un viaggio nel tempo lungi dal concludersi (l’area dei Fori riserva continue sorprese) riguarda proprio il recupero di un gioiellino degli Horti Farnesiani, il Ninfeo della Pioggia.

"Ninfeo della Pioggia", particolare della volta.  copyright Parco del Colosseo

“Ninfeo della Pioggia”, particolare della volta.
copyright Parco del Colosseo

  Nel 1537 il cardinale Alessandro Farnese, nipote di Paolo III, acquista terreni sulla sommità del Palatino, una vasta area che, nel tempo, legando insieme nuove costruzioni, rovine e paesaggio, avrebbe costituito un unicum (anche come simbolo di potere, dato il luogo, ovvero un legame ideale di continuità con le dinastie giulio-claudia e flavia). Al Casino Farnese del Vignola si aggiunge il “triclinio estivo”, sala semi ipogea dove il cardinale Odoardo, mecenate e uomo di cultura, si rinfrescava durante la calura estiva, intrattenendo gli ospiti. Fu il nipote, Odoardo I, duca di Parma e Piacenza, che aveva sposato Margherita de’ Medici, a trasformare l’intero complesso facendolo diventare una delle meraviglie romane. L’architetto Girolamo Rainaldi realizzò lo spettacolare Teatro del Fontanone, con le ariose scalee ai lati e le uccelliere in cima, mentre Giovan Battista Magni detto il Modanino si occupò della parte pittorica. Il “triclinio estivo” divenne parte dello scenario, subendo poi, come tutto l’insieme, l’usura del tempo.

"Ninfeo della Pioggia", particolare.

“Ninfeo della Pioggia”, particolare.

  E proprio qui si è intervenuti, restituendo l’antico splendore alla grotta che Rainaldi trasformò in ninfeo, simulando all’interno una concavità di roccia e di stalattiti donde ne scaturiscono riccioli d’acqua che provengono dalla fontana superiore. E’ il magnifico Ninfeo della Pioggia, con ai lati statue, busti nelle nicchie ed una decorazione a tralci di vite lungo le pareti. Il Modanino tendeva a ricreare un clima di “hortus antiquus”, che poi il gocciolìo delle acque avrebbe rafforzato, creando un effetto di “verzura”. Il tutto appare impreziosito dal soffitto dove si apre come un balcone al quale sono affacciati dei musici, un delizioso gioco prospettico che unisce il sopra ed il sotto facendoci percepire il gusto tipico dell’epoca barocca. Cioè fra il ludico e il raffinato, di una cultura dove il “far maraviglia”, l’artificio, la macchina effimera per stupire, era quasi la regola. E qui nel Ninfeo si svolgevano riunioni letterarie, si ascoltava musica, si respirava un clima arcadico, erano insomma momenti di particolare intensità che rivivono nella “Festa Barocca” quale cornice al ripristino di un luogo magico quale il Ninfeo.

"Ninfeo della Pioggia", particolare. copyright Parco del Colosseo.

“Ninfeo della Pioggia”, particolare.
copyright Parco del Colosseo.

  Un’esperienza sensoriale polifonica, che coinvolge tutti gli elementi in un intreccio  al contempo di realtà e illusione, quindi musica, parola, immagine come un flusso di energia che avvolge e coinvolge lo spettatore. E’ il ritrovare la primitiva funzione del Ninfeo, quello “spazio-giardino teatralizzato” rivissuto in una particolare dimensione meta-artistica, come la definisce Roberta Alteri, coautrice del progetto insieme ad Alfonsina Russo, Direttore del Parco Archeologico del Colosseo, e Alessio De Cristofaro che annuncia la realizzazione di un documentario da immettere poi in rete. Ma la cosa più rilevante è che un altro pezzo di storia stratificata nel superbo tessuto del Foro Romano è ora fruibile, grazie ad un attento recupero filologico: il Ninfeo della Pioggia come il tempo ritrovato degli splendori farnesiani.

"Ninfeo della Pioggia", particolare.

“Ninfeo della Pioggia”, particolare.

“Festa Barocca. Splendori farnesiani sul Palatino. Il Ninfeo della Pioggia ritrovato”, tutti i giorni h.9-15,30. Biglietto euro 16, comprensivo di Colosseo, Foro Romano e palatino (valido 24 h.). Per informazioni www.colosseo.it

Dal 13 al 15 dicembre il Parco organizza un convegno internazionale dedicato ai ninfei antichi e moderni di Roma e del Lazio e, dal 12 dicembre al 7 aprile 2024, è prevista la mostra “Splendori Farnesiani”, la magnifica storia degli Horti, luogo di delizie del Barocco romano.

I curatori del progetto, da destra a sinistra: Alfonsina Russo, Direttore del Parco Archeologico del Colosseo, Roberta Alteri, Alessio De Cristofaro.

I curatori del progetto, da destra a sinistra: Alfonsina Russo, Direttore del Parco Archeologico del Colosseo, Roberta Alteri, Alessio De Cristofaro.

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