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Il Paradiso

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EL PARAÍSO

di Antonella D’Ambrosio

Arriva in sala il 6 giugno, con I WONDER PICTURES, EL PARAÍSO del talentuoso Enrico Maria Artale, già apprezzato per il lungometraggio Il terzo tempo.

Da chi è formata – ci chiediamo all’inizio del film – la coppia così affiatata che balla?  Si tratta di un connubio indissolubile di una coppia sballata, perfetta cinematograficamente: il rapporto tra un figlio di quaranta anni (Edoardo Pesce da premiare anche lui) e la tossica madre colombiana; lavorano perfino entrambi nel traffico di droga. Lei l’ha chiamato Julio … Cesar, figurarsi quanto si aspettava da lui, ma poi è rimasto il cordone ombelicale.

Questo film ha saputo creare il mondo dei suoi protagonisti, che parlano addirittura una lingua loro: un misto di romano e colombiano; molto apprezzabile la loro casa a Isola Sacra, come tutte le ambientazioni e i costumi, si vede che c’è cura, amore e, come ha detto il regista, un affiatamento decennale con la troupe.

La forza di quest’opera è nella capacità di mostrare come normale, e quotidianamente vivibile, una situazione che non lo è affatto e che cresce nella sua ambiguità e nel torbido man mano che si va avanti. Il film fa male allo stomaco proprio perché il suo protagonista maschile, in fondo, sembra un bravo ragazzo, un mammone che deve riuscire a liberarsi e che va cercando solo un po’ di amore corrisposto.

Come se fosse un rapporto normale, assistiamo a un crescendo di azioni negative che il regista pennella sulla pellicola come un acquarello che avesse bisogno di più mani per prendere colore e il colore che prende fa sempre più male all’animo. La cosa inquietante è che è reso come accettabile, quindi si insinua sottopelle come una droga lenta : non è questa forse la pericolosità dei rapporti umani sballati?

Perfettamente in parte anche il mulo, in gergo chi trasporta la droga, interpretato dalla colombiana Maria del Rosario e l’incisivo Gabriel Montesi, un Lucio pieno di “saggi”consigli che fanno accapponare la pelle.

Si è sempre sull’orlo della tragedia e si spera che finisca per risparmiarsi l’ ansia: il film sembra saperlo, perché mette in atto tanti finali possibili; invece ha ancora da dirci e arriva al finale giusto:  potrà essere liberatorio per alcuni e il culmine del morboso per altri, ma certamente lascerà il segno.

El Paraìso_Margherita Rosa de Francisco Baquero, Edoardo Pesce@Matteo GraiaDSC00438

Trova, infatti, un finale non banale, come è del resto tutto il film che farà onore al cinema italiano anche all’ estero. Ha già vinto due premi a Venezia nella sezione Orizzonti: per la migliore sceneggiatura e per la migliore interpretazione femminile. Il film ha vinto anche il Premio Arca – Cinema Giovani come Miglior Film Italiano a Venezia, votato da una giuria di giovani tra i 18 e i 26 anni, ed è stato presentato in numerosi festival in tutto il mondo, tra cui quelli di Santa Barbara, Haifa, San Paolo.

È stato paragonato alla cinematografia di Pablo Larrain, che ha avuto perfino uno scambio di idee col regista, ma non è un Larrain de noantri : è  un connubio perfetto delle capacità creative delle maestranze tutte del nostro cinema quando un regista riesce, nonostante gli ostacoli che si trovano per reperire i soldi necessari a partire, a fare funzionare un meccanismo ad orologeria. È recitato ottimamente da tutti gli interpreti: meritatissimo il premio a Margarita Rosa De Francisco che canta in maniera struggente insinuando una vena melanconica alla straripante forza e vitalità del suo personaggio.

Speriamo che la potenza di questo film riesca a liberare dai rapporti sbagliati i coatti, dalla parola latina, cioè i costretti, come ha fatto notare Edoardo Pesce del quale è anche lo spunto di partenza.

Un film disturbante, su un rapporto morboso, che non fa sconti a nessuno e si insinua sottopelle con delicatezza, diventando potente ed inquietante: fa onore al cinema italiano.

El Paraìso_ Edoardo Pesce@Matteo GraiaDSC01505

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