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IL QUIRINALE E LE SIGNORE (1/3)

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Gli Speciali di Enzo Movilia

Pochi sanno che il palazzo del Quirinale, uno dei palazzi presidenziali più belli del mondo, oltre ad essere ricchissimo di capolavori di valore inestimabile, custodisce la bellezza di 120 orologi a pendolo perfettamente funzionanti, 261 arazzi dell’artigianato delle Fiandre e, tra i tanti, un tappeto persiano di eccezionali dimensioni, 300 mq, posto ad impreziosire ancor di più il già sontuoso Salone delle Feste.
Tra tanta opulenza, però, sono le porcellane che sbalordiscono per la quantità degli elementi e per la loro stupefacente bellezza. Il solo servizio “Ginori Feste” si compone di 9.000 pezzi, ma le porcellane raggiungono in totale la sbalorditiva cifra di 38.000 esemplari.
Dinanzi a questi numeri, verrebbe da pensare che tutte le signore farebbero carte false per amministrare tanto ben di Dio, ma le signore che hanno avuto il privilegio di dimorare lassù sono davvero poche, per scelta o per “fatal destino”; molte sono quelle che pur potendoci andare non ci sono andate, ma ancor di più sono quelle che lo hanno sognato anche di notte, ma i sogni finiscono all’alba o si sono infranti su ostacoli insormontabili.
La via del Colle, si sa, è in salita, in senso fisico, per chi arranca dai palazzi del centro di Roma, ed in senso figurato e, parafrasando il sacro testo, pochi sono i chiamati, pochissimi gli eletti, zero assoluto le elette.

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A proposito di queste ultime, la Costituzione italiana non fa distinzione tra uomini e donne per l’elezione a Presidente della Repubblica e parla di “cittadino”, tuttavia, in oltre sessanta anni, mai una donna è stata eletta a Capo dello Stato, forse perché, come afferma Sebastiano Messina in un suo dossier sull’argomento, i politici italiani hanno fatto propria la massima dello scrittore inglese Samuel Johnson: “La natura ha dato alla donna un tale potere che la legge ha giustamente deciso di dargliene poco”.
Ma forse è vera anche un’altra ipotesi: i politici italiani ancora si interrogano sul dubbio che assillò l’onorevole democristiano Giuseppe Fuschini durante i lavori dell’Assemblea Costituente. Il dubbio era il seguente: la dizione “cittadino” comprendeva le donne o no?
Se non da presidente, alcune signore si sono comunque viste lassù sul Colle, come mogli o come figlie, ma sono molte quelle che potendoci risiedere hanno preferito non farlo, e ancor di più quelle che avrebbero voluto varcare l’augusto portone e mai lo hanno potuto fare.
Le signore, comunque, che in oltre mezzo secolo hanno bene o male associato il loro nome al Quirinale sono molte ed io conto di accompagnarvi in questa visita guidata per conoscere le first Ladies che hanno attraversato per sette anni i magnifici saloni della reggia che fu di 30 papi e di quattro sovrani di Casa Savoia, le First Ladies che vi hanno appena fatto capolino, e le first Ladies mancate per le quali il Quirinale è stato un sogno infranto.
Andiamo a curiosare tra i documenti dell’epoca per scoprire se è vero, come è stato sostenuto, che una signora può illuminare un intero settennato.
Sarà davvero così?

Io personalmente concordo perfettamente con l’attento Messina, convinto come sono che, in generale, la donna può illuminare l’intera vita di un uomo, quindi anche la presidenza dal Colle più alto delle Istituzioni.
Naturalmente può accadere anche il contrario, e nello “sgomitamento” della corsa al Quirinale è accaduto, tanto che stelle di prima grandezza e cavalli di razza della politica dei ruggenti anni Cinquanta e Sessanta sono caduti rovinosamente ed irrimediabilmente lungo la strada, a causa di una donna, a volte più di una, ma può succedere.
Seguitemi in questa visita guidata tra le figure femminili che hanno attraversato da protagoniste gli sfolgoranti saloni del Palazzo, o che avrebbero potuto farlo e non l’hanno fatto. Ci imbatteremo in scampoli della nostra storia recente ed incontreremo signore gentili che hanno interpretato a modo loro il ruolo di vestale della suprema carica dello Stato, ma scopriremo anche occasioni colte e occasioni mancate per salire sul più alto dei Colli di Roma e le severe stanze del Quirinale ci appariranno, forse, meno severe.
Sfogliamo insieme il calendario delle vicende quirinalizie alla ricerca delle signore che hanno in qualche modo avuto a che fare con il Quirinale.

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Enrico De Nicola, il primo Presidente della Repubblica, non aveva moglie ed era convinto che per ricoprire quella carica fosse meglio non averne.
Da dove gli derivasse questa convinzione non lo so, ma a volte la sorte riserva delle sorprese niente male a giudicare dal competitor di don Enrico nell’elezione del ’46.
Chi fu l’avversario di De Nicola nella corsa al Quirinale? Una donna, proprio una donna, la signora Ottavia Penna, baronessa Buscemi di Caltagirone, regno del reverendo don Sturzo. Ma il mentore della baronessa non fu il fondatore del Partito d’Azione, fu Guglielmo Giannini, il fondatore dell’Uomo Qualunque, il quale presentò la sua candidata con parole tanto accorate quanto appassionate: “Una donna colta, intelligente, una sposa, una madre”.
La baronessa, però, ebbe soltanto 32 voti contro i 396 di De Nicola.
Luigi Einaudi , eletto nel ’48, salì al Quirinale con a fianco la nobile veronese Ida Pellegrini, sposata nel 1903 e già sua allieva alle superiori nell’austera Torino d’inizio secolo.
Mettendo piede al Quirinale, la First Lady assume l’aulico epiteto di “Donna”, perché nessun altro titolo che precede il nome segna la distanza stellare dell’interessata signora dalla gente comune. La contessa Ida Pellegrini da quel giorno divenne per tutti Donna Ida.
A tale proposito chiedo venia al cortese lettore se non resisto alla tentazione di riferire che dalle mie parti, in Magna Grecia, dove un tempo ai titoli ci si teneva molto, il “Donna” era riservato sia ad una donna sposata di buona famiglia (che tradotto in italiano voleva dire semplicemente benestante), sia alle raccoglitrici di olive, alle lavandaie e perfino alle donne di servizio.
Naturalmente la mia è solo una impertinente curiosità, ma giuro che è la verità, niente altro che la verità.

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Giovanni Gronchi quando fu eletto Presidente della Repubblica entrò al Quirinale al braccio di Carla, la giovane di 26 anni che l’onorevole democristiano aveva sposato quando di anni ne aveva più del doppio, esattamente 55.
La First Lady Carla era bella ed elegante ed in giro ci sono ancora molte fotografie che ritraggono la coppia presidenziale in abito da gran soirée durante i ricevimenti in ogni angolo del mondo, meno sul patrio suolo. Se anche l’occhio vuole la sua parte, Donna Carla avrebbe potuto dispensare grazia ed eleganza in abbondanza, ma il marito, che aveva fama di impenitente dongiovanni, fece di tutto per tenerla nell’ombra, perché, si dice e si diceva, temeva gli scandali.
La stagione di Mario Segni è stata breve e sfortunata, ma la moglie, Donna Laura, madre di Antonio (il referendario), pur mantenendo un bassissimo profilo, si vide con una certa frequenza al Quirinale.
Nel 1965 arrivò sul Colle Giuseppe Saragat, ma il fondatore del Partito Socialdemocratico vi entrò senza la moglie Giuseppina, morta quattro anni prima. Nel Palazzo, comunque, una presenza femminile ci fu e fu quella della figlia del Presidente, Caterina, discreta e ricca di premure nei confronti del padre presidente.
Anche la figlia di Saragat ha acquisito il diritto al Donna, perciò dovrei chiamarla Donna Caterina, ma mentre lo scrivo, mi vien da pensare a mia nonna Caterina, la mamma di mio padre, diventata “Donna Caterina” dopo le tardive nozze riparatrici con mio nonno, già suo datore di lavoro (domestico).
Vedete, cari lettori, come tutto è relativo?
Andiamo avanti.
Dopo l’era Saragat, al Quirinale viene eletto il napoletano Giovanni Leone, gran penalista, e grande dispensatore di battute (da presidente della Camera, apostrofò un onorevole che si agitava troppo con questa battuta: “ahò, onorevole guagliò, a vo’ finì di fa ammuina”).
Non è obbligatorio avere una moglie bella per arrivare al Quirinale, ma veramente non è obbligatorio nemmeno avercela, lo abbiamo visto, ma se c’è ed è bella, non guasta affatto.

************ Fine prima parte ***********

IL QUIRINALE E LE SIGNORE (2/3)
IL QUIRINALE E LE SIGNORE (3/3)

Contributi presenti

17/03/2010 15.55.19 luigi: Non resisto alla tentazione, scusatemi, ma devo fare le pulci allo scritto (come si suol dire), piacevolissimo. 1) Enrico De Nicola è stato il Capo Provvisorio dello Stato, Incaricato dalla Assemblea Costituente per la prima Presidenza nel 1946; ma fu il Presidente Luigi Einaudi a ricoprire il ruolo di primo Presidente della Repubblica Italiana, dal 1948, a tutti gli effetti. Anche il breve periodo di reggenza valse a far sì che il “vero” Primo Presidente fosse indicato in Einaudi. 2) Le qualifiche di “Don”, maschile, e “Donna”, femminile, che precedono il nome e/o il prenome, vengono – al Sud d’Italia -, riservate solo a uomini, pur se non coniugati, e donne coniugate ma di certo lignaggio. Non altri e/o altre specificità. E’ un “titolo” nobiliare spicciolo, pur in assenza di sangue blu. 3) Non è vero che “tutto è relativo” poiché, così asserendo, negheremmo la tesi di partenza professando un assoluto. E’, invece, inconfutabile che “quasi tutto è relativo” avendo come parametro assoluto la velocità di propagazione della luce. Chiedo venia della precisazione, ma il mio Blog che ho chiamato “e = mc2″, mi obbliga ad  essere preciso, anche al riguardo. 4) Ultima annotazione; credo che al penultimo rigo, tra il ‘nemmeno’ ed ‘avercela’ manchi un “non”. Attendo con curiosità di leggere di Donna Vittoria, intorno alla quale circolavano voci non sempre edificanti, e verificare la bravura, già nota ed apprezzata dell’articolista, a districarsi in terreno così minato.

17/03/2010 18.18.16 Giuliano: A me sembra che il penultimo rigo sia corretto, perché credo che l’autore volesse dire che non é obbligatorio avere una moglie bella per andare al Quirinale, ma non é obbligatorio nemmeno avere una moglie per andarci. Spero che il signor Movilia, che ha dato prova di saper affrontare con eleganza e leggerezza anche i temi più delicati, abbia mantenuto anche in questa occasione il suo stile. Lo verificherò nel prosieguo della narrazione e spero di confermare il mio giudizio. Quanta tenerezza c’é nel ricordo della sua nonna, ma allora erano casi frequenti quelli del matrimonio tra “serva” e “padrone”.

18/03/2010 7.44.06 luigi: Il cortese chiarimento del Sig.Giuliano non mi ha trovato impreparato, poichè avevo già intuito il senso dello scritto del Movilia. E’ la costruzione della frase che mi suona non proprio melodiosa; ma è  questione di musicalità della/e parola/e. Galeotta fu la frase e chi la scrisse.

18/03/2010 9.52.37 Egidio Rolli: Benché il tema riguardi le Signore, non tanto i Signori, del Quirinale, non c’é dubbio alcuno che “Il primo Presidente della Repubblica” fu Enrico De Nicola, eletto dall’Assemblea costituente, con maggioranza abissale. Il 26 giugno del 1947 fu eletto Capo Provvisorio dello Stato dall’Assemblea Costituente e dal 1 gennaio 1948, a norma della prima Disposizione Transitoria della Costituzione, assunse Titolo ed Attribuzione del Presidente della Repubblica. Bene ha fatto, dunque, l’Autore ad indicare l’Onorevole De Nicola come primo presidente della Repubblica Italiana. Altra cosa é valutare la sua azione, ma, mi sembra, non sia nell’ordine del discorso. Un flash, comunque, penso si possa riportare ed é il seguente: Andreotti racconta che la proverbiale indecisione di De Nicola sul da farsi abbia spinto un deputato democristiano dell’epoca ad uscirsene con questa esortazione: “Presidente, decida di decidere e dica se accetta di accettare!”

19/03/2010 8.19.25 Stefano: Sarebbe interessante sapere la ragione per la quale Enrico De Nicola rieneva che per un uomo con ambizioni presidenziali fosse meglio non avere moglie. E’ sconcertante che un uomo di quella caratura coltivasse queste convinzioni e allora dico che é stato un peccato che la baronessa Buscemi di Caltagirone abbia raccolto soltanto 32 voti contro la valanga dell’avvocato napoletano il quale, per giunta, pur senza moglie, mi sembra non abbia lasciato tracce memorabili del suo passaggio sul Colle.

19/03/2010 11.34.49 serena: Mi sembra giusto mettere in luce il ruolo, effettivo o potenziale, delle donne al Quirinale. Complimenti per la bella idea e l’autore é garanzia di equilibrio.

19/03/2010 12.14.58 Paolo: Non entro nel merito delle dispute sintattico/storiche suscitate dall’articolo. Mi limito a gustare l’ironica esposizione, che sul filone della “femminilità sociale”, Enzo Movilia ci conduce a considerare nei due articoli successivi l’opposta condizione della donna. Attendo il seguito.

20/03/2010 8.19.04 Gianna Romanello: Sono d’accordo con il dottor Movilia quando afferma che se la First Lady é bella “non guasta affatto”, ma sono certa che concorderà con me sul fatto che ad una First Lady bella, ma solo di contorno credo sia preferibile una brutta ma intelligente, garbata e di spirito. addirittura

20/03/2010 16.17.53 Gianna Romanello: Chissà a quale potere dato alla donna dalla narura si riferiva Samuel Johnson, se oggi più che mai alla donna viene ptreferito un uomo anche per un posto ad un call center! Se si riferiva a quel che penso io, ha dimenticato di aggiungere che proprio per quello la donna é vittima di indecenti ricatti.

20/03/2010 19.08.44 Aldo: Credo che Donna Ida, la contessa Pellegrini, potesse fregiarsi del “Donna” anche per i suoi nobili natali. Molto carina l’ammiccante descrizione di Gronchi che entra al Quirinale al braccio della giovane Carla. E’ un dire non dire elegante ed equilibrato.

23/03/2010 14.29.28 newsartecultura: “Nella veste di Direttore editoriale di questo giornale, e per tutelare il buon nome dello stesso e dei suoi collaboratori da accuse di censure e di parzialità, ritengo opportuno informare i nostri lettori che il servizio in corso di pubblicazione a firma del Dott. Enzo Movilia, dopo aver ospitato il commento di un lettore che contestava ampiamente l’affermazione dell’autore riguardante Enrico de Nicola come primo Presidente della Repubblica, non ha ritenuto di pubblicarne altri dello stesso lettore che ribadivano insistentemente, sebbene garbatamente, i concetti già espressi”. Non condividendo la scelta del giornale, il suddetto lettore con una mail al Direttore, ha accusato il giornale di averlo censurato e di esporre tesi “ad uso di coloro che non vogliono essere compiutamente e correttamente informati e che assumono posizioni da stadio” e così dicendo dice di salutare “la fattoria”.Come Direttore editoriale di “News Arte e Cultura”, nel confermare che tutte le opinioni che arrivano al giornale sono le benvenute, purché espresse con la dovuta correttezza, respingo le accuse di censura e di faziosità mosse nei confronti del giornale ed a nome mio e di tutti i collaboratori del giornale esprimo la più totale solidarietà al Dott. Enzo Movilia ed al lettore che ha espresso giudizi  che ci offendono auguro di trovare altrove miglior fortuna”

23/03/2010 16.27.37 Giuliano: Piccola che sia,avete anche la mia di solidarietà

23/03/2010 19.29.47 saverio: Suggerisco di riproporre il commento di newsartecultura anche sulla seconda puntata. La censura é una cosa seria, non scherziamo, comunque attribuirla a questo piccolo giornale é paradossale perché la platea dei lettori é un po’ più modesta di Repubblica e del TG1

24/03/2010 18.01.01 serena: Ho letto il comunicato della Redazione sulla prima puntata di questo servizio ed ho scoperto di trovarmi in una fattoria e di fare un tifo da stadio. Probabilmente qui per fattoria si deve intendere ovile e siccome nell’ovile ci stanno le pecore, io sarei una pecora che invece di belare o di brucare l’erba fa un tifo da stadio, ma non viene precisato il destinatario che io immagino sia l’autore del servizio. Se così é, voglio dire achi ha sollevato queste accuse che io sono una insegnante di liceo,ma benché cinquantenne, non mi sembra di somigliare ad una pecora, né faccio tifo da stadio. Apprezzo, invece, l’Autore di questo servizio al quale va la mia solidarietà che estendo a tutto il giornale.

 

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