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In onore di San Giacomo

Labyrinthus 2017  Giacomo di Zebedeo, uno dei dodici apostoli, martire durante il regno di Erode Agrippa. Secondo la “Legenda Aurea” di Jacopo da Varagine il suo corpo venne portato dai discepoli in Galizia e qui, molto tempo dopo, fu riscoperto e, in quel momento, nel cielo esplose tutto un brillìo di luce. Il luogo venne chiamato “Campus stellae”, da cui Compostela, dove venne poi eretto un santuario mèta di pellegrinaggio nel medioevo (una dei tre percorsi dei pellegrini, insieme a quello per Gerusalemme e la Francigena verso Roma, alla tomba di Pietro). E ogni anno, il 25 aprile, si celebra la festa dell’apostolo.

  Così, secondo consuetudine, in San Giacomo in Augusta, al Corso, dove l’ensemble di Musicaimmagine e la Cappella Musicale di San Giacomo diretti da Flavio Colusso hanno dato vita ad un suggestivo “esercizio spirituale concertato”. Come nelle edizioni passate il tema è stato il viaggio, la “peregrinatio” quale allegoria della vita e l’inizio, “Labyrinthus”, ha voluto significare proprio la ricerca all’interno di sé. Una ricerca scandita dall’equilibrata alternanza di musica e parole, con testi di Yunus Emre, Martin Lutero, a 500 anni dalla sua Riforma, e Blaise Pascal. Una ricerca davvero interessante perché a quel desiderio di assoluto intrinseco ad ogni parola, faceva da controcanto quel che di “totale” che la musica esprime in ogni suo passaggio.

  Così il “Recercar III” per organo e l’ “Adagio misterioso per flauto” di Colusso o l’ “Air” per flauto di Toru Takemitsu hanno come sfondo il misticismo sufi di Yunus Emre, che però dilata e coinvolge l’intero esercizio spirituale. E’ la via di ricerca, appunto, l’anelito verso l’Ospite Ignoto che poi, filtrata dalla “Partita in la minore” per flauto di Bach e la “Ricercata seconda” di Giovanni Bassano, musicista veneto molto attivo nella Basilica di San Marco, trova eco nelle meditazioni di Pascal: ill discorso sulla “scelta”, intesa da lui come possibilità (“Prova e forse troverai”, questo il senso del suo pensiero). E, ancora, i luccichìi di “Syrinx” di Debussy, un brano da “Concerto per flauto” di Michael Nyman, il “Recercar VI” per organo di Colusso, con le parole di Lutero, la sua religiosità severa che impone precise regole di fede. E tutto questo fascinoso insieme di musica e parole si configura come un messaggio diretto a quanti vogliono andare oltre le apparenze ed impegnarsi nel cammino interiore.

  Un cammino che nei Vespri solenni concertati ha trovato la sua sublimazione in quella limpida bellezza del gregoriano che è davvero la voce dell’anima. Antifone, salmi e responsori, con interpolazioni di Giacomo Carissimi, il maestro dell’oratorio latino, Tomas Luis de Victoria, la Scuola Romana in Spagna (ma con inflessioni più mistiche), e il grande Girolamo Frescobaldi (le sue splendide composizioni per organo). Anche qui un perfetto equilibrio fra canto e melodia, con effetti direi duplici, di grande fascino diciamo così estetico per il non credente e di profonda spiritualità per il credente. E il suggello con la Messa solenne nella serata conclusiva, dove è intervenuta la Confraternita di San Giacomo. Infine come non citare il Maestro di cappella Flavio Colusso insieme a Massimo Mercelli, flauto, Gianluca Liberttucci, organo, e Silvia De Palma, voce recitante. A loro si deve la fascinosa bellezza di questo “esercizio spirituale concertato”.

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