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La Biblioteca Infinita, l’Urbe dei cesari

 34.m Quanto si legge in Italia? Decisamente poco, a giudicare dalle indagini statistiche. Un 43% pratica almeno un libro all’anno ed un 10% neanche quello, il resto si arrangia, anche bene, ma bisogna tener conto dell’analfabetismo di ritorno, una percentuale piuttosto alta (fino al 70%). E questo significa gente che legge senza capire o si esprime in modo approssimativo (conosco laureati i quali dicono normalmente “se io avrei”). Un quadro davvero sconsolante, soprattutto se pensiamo al passato del nostro paese, a quella densità di cultura che è sempre stata un punto di riferimento per tutto il mondo. Le cause sono tante, dalla tv spazzatura all’imbarbarimento etico dovuto ad una crisi valoriale, ma un discorso del genere è complesso e richiede spazi adeguati, per cui rimando ad una mostra che capita proprio a cecio, come si dice a Roma.  “La Biblioteca Infinita” narra di un tempo in cui la cultura era sinonimo di conoscenza, l’Urbe dei cesari come centro irradiante, con i suoi luoghi dove leggere ma anche ascoltare.

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E proprio la scoperta degli “auditoria” di Adriano durante i lavori scavo per la linea C della metro nonché i risultati delle prospezioni archeologiche nel Templum Pacis di Vespasiano hanno dato l’input per la mostra, che si articola in varie sezioni.

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Il punto di partenza è il retaggio della cultura greca,  che Roma seppe ben assimilare (come pure la cultura etrusca), con gli strumenti di scrittura e/o lettura. Ecco la “tabula cerata” con lo stilo per incidere, i “volumina”, rotoli in fibre di papiro, la “capsa” per trasportarli e gli “armaria” per custodirli (vedi gli affreschi di Nemi e quello dell’ “instrumentum scriptorium” di Pompei, ma anche il calamaio in bronzo).33v E i plastici, sia Roma, che da Giulio Cesare in poi si era dotata di magnifiche biblioteche pubbliche, spesso all’interno delle terme, sia del bacino mediterraneo, i centri ellenistici, Pergamo, Alessandria. Ma anche quelle private del mondo romano, la più famosa delle quali è certamente la Villa dei Papiri di Ercolano (in mostra splendidi busti bronzei di poeti e filosofi).

 

 La biblioteca però non era solo un luogo di lettura e “recitatio”, l’arte qui era di casa, marmi pregiati, affreschi, statue (cito il “Ratto di Ganimede” e il busto in avorio di Settimio Severo, dal Templum Pacis, un reperto davvero unico, così come la testina di Giuliano l’Apostata.

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  Nel tempio era anche il grande acrolito della Pax, divinità della quale sono esposti alcuni frammenti). Importante poi la figura del “bibliothecarius”, il custode del sapere, ricordato nelle numerose are funebri esposte (notevole anche la cosiddetta “Ara degli scribi”, ma emozionante un lacerto di affresco con il catalogo dei “volumina” ).

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Naturalmente vien da chiedersi chi frequentava le biblioteche e, dagli affreschi presenti in mostra, si può risalire alla tipologia dei lettori.  Ed anche farsi un’idea di chi scriveva, fossero epistole od altro (vedi i ritratti delle fanciulle romane), gente come noi, di duemila anni fa, che aveva sete di conoscenza. Quella che poi, caduto l’impero romano, pur nel continuo sovrapporsi di culture dovuto alle invasioni, fu trasmessa dagli amanuensi negli “scriptoria” dei monasteri medioevali. La Conoscenza, dunque, che ogni generazione ha il diritto-dovere di trasmettere a quella successiva. E noi, cosa lasciamo a chi verrà dopo oltre la plastica, lo smartphone e Il Grande Fratello?

fino all’11 gennaio 2015

“La Biblioteca Infinita – I luoghi del sapere nel mondo antico”,

al Colosseo fino al 5 ottobre 2014. Ore 8,30-17,30 (18,15 con l’ora legale),

biglietto euro 12, ridotto 7,50.  info. 06.39967700 e www.coopculture.it

 

  E qui segnalo, perché assolutamente in tema, il Rapporto Nielsen alla Biblioteca Angelica,

giovedì h.11, su quanto e come leggono gli italiani (e relativa crisi del libro).

Per informazioni 06.68408927 e www.bibliotecaangelica.beniculturali.it

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