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La Vecchia Quercia

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The Old Oak di Ken Loach

   di Antonella D’Ambrosio

  Nel film del grande Maestro Ken Loach,  in sala dal 16 novembre, TJ Ballantyne è il proprietario di un pub in un paese inglese, ora povero, che ha conosciuto tempi migliori quando vi era attiva la miniera. Dopo 30 anni di ininterrotto declino, la gente del posto vede il locale di TJ come l’unico luogo di ritrovo e di convivialità. L’attacco fulminante, benché umile, del film, ci fa percepire subito la situazione: il proprietario dello scalcagnato pub The Old Oak  (La Vecchia Quercia) esce con un bastone  a cercare di sollevare la lettera K dell’insegna che non vuole reggersi dritta. È un simbolo di fatiscenza, di povertà, di abbandono, ma anche di storto, che non va nella giusta direzione.

  Così quando arriva in questa, ormai povera, cittadina ex mineraria un pullman carico di rifugiati siriani, la popolazione non vuole certo che i nuovi arrivati entrino nel pub, anzi li percepiscono come nemici, impauriti che possano togliere loro qualcosa.

  Gli sguardi sono torvi, le battute pesanti, soprattutto nei confronti del gestore del pub, che sembra, invece, avere un occhio di riguardo per i Siriani e soprattutto per Yara (l’attrice Ebla Mari dagli occhi parlanti), una bella ragazza siriana. Mentre i doppi sensi serpeggiano nel locale all’indirizzo dei due, fra loro nasce una costruttiva amicizia che non tarderà a portare i suoi frutti a tutta la comunità.

  Anche lo stropicciato TJ ( interpretato dal magnifico Dave Turner, la cui intensa recitazione è eccezionalmente comunicativa nei suoi lunghi silenzi) ha un segreto: una stanza conservata come nei giorni in cui il paese era vivace, con le foto dei minatori ancora appese alle pareti che mostrano il famoso sciopero del 1984, evento che compattò la popolazione. La stanza nel retro è nello spirito di tutti quelli che non si aprono al diverso: ce l’hanno e non sanno di possedere questa grande ricchezza che potrebbero utilizzare.

  Il regista Ken Loach continua nella sua limpida descrizione di come è fatta, e non dovrebbe esserlo,  l’umanità, di come la sopraffazione del ricco sul povero, le ingiustizie sociali, le prevaricazioni, creino un clima di tensione e paura anche fra i simili, che si guardano in cagnesco come se il Male arrivasse da chi è affine.

  Un film estremamente commovente, perché sa mostrare le debolezze umane, ma che va dritto al punto, senza sbavature, senza inutili parole. Sono le intensità dei significativi silenzi e delle azioni  che comunicano il rispetto per gli altri e la volontà di agire per una società più umana e giusta.

  Ancora una volta Ken Loach ci regala una storia indimenticabile di umanità e solidarietà, raccontandoci il mondo come dovrebbe essere, nel segno di una speranza non persa, per palesare come, se ci si aiuta vicendevolmente, se si cerca una soluzione di convivenza, la vita migliora per tutti.  Così l’Antica Quercia da vecchia può ridiventare antica, simbolo di saggezza e sapienza di un popolo riunito sotto un unico vessillo di umanità.

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