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Libri – I Villeggianti

  In un bel film di Marco Leto, intitolato appunto “La villeggiatura” (1973), si parlava di confino nelle isole durante il fascismo, considerato dall’opinione pubblica di allora quasi come una vacanza (tesi ripresa da certo revisionismo odierno: vedi le dichiarazioni di Silvio al Corriere nel 2003). In effetti l’immagine che voleva dare di sé il regime era di intransigenza verso i dissidenti non disgiunta però da una parvenza di umanità. Propaganda, certo, in quanto le colonie confinarie erano spesso visitate dai giornalisti ed importante era soprattutto il parere della stampa estera.

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 “I villeggianti” è un agile volumetto curato dall’Istituto Comprensivo Carlo Pisacane, Scuola Secondaria di I Grado, per celebrare il 75° anniversario della fine del confino politico a Ponza. Quattro gli autori, Simone Casalino, alunno dell’Istituto, Domenico Scotti, studioso locale, Federico Pinto, insegnante e Medea Pinto, architetto, per un recupero della memoria storica che si è tradotto in dodici targhe di ceramica da apporre sulle pareti delle case che hanno ospitato confinanti illustri. E altrettanti ritratti, spesso sul filo dell’aneddoto, legati alla loro permanenza sull’isola.

Giorgio Amendola

Giorgio Amendola

  Giorgio Amendola vi stette per cinque anni e qui ricevette la sua fidanzata, “la parigina”, che sollecitò la curiosità di tutti gli isolani, i quali si figuravano chissà quale bellezza particolare (nell’immaginario collettivo dell’Italia provinciale di quegli anni Parigi era sinonimo di trasgressione). Curava la biblioteca dei confinati, uno dei pochi luoghi dove i fascisti non spadroneggiavano, come scrive nel suo diario Mario Magri, “ospite” di Ponza, che verrà ucciso alle Fosse Ardeatine (“I militi, mezzo in borghese e mezzo in divisa, armati, scorrazzavano per il paese bevendo e cantando, bastonando i confinati senza ragione”).

Alessandro Pertini

Alessandro Pertini

  Alessandro Pertini, l’indimenticabile presidente Sandro, che tutti ricordiamo con affetto, ebbe il suo fido cagnetto ucciso dai fascisti ai quali dava fastidio, e Camilla Ravera,  la prima donna che sarà poi eletta senatrice a vita, annota con amarezza “la lunga fila dei compagni confinati, schierati, per la partenza, con i ferri ai polsi, e, a due a due, l’uno all’altro incatenati”.

Tito Zaniboni

Tito Zaniboni

Non era una vita facile, certo migliore di quella degli oppositori politici in Germania, che negli anni ’30 marcivano a Dachau, ma comunque una vita di sopravvivenza, come testimoniano i vari “ospiti”, da Pietro Montagnani (reo di bestemmia: il re quale burattino nelle mani del fascismo) a Tito Zaniboni, che organizzò il primo attentato al Duce (“un vero gentiluomo” racconta la sua governante).

  E, ancora, Pietro Nenni, che, catturato dai nazisti in Francia, stette nell’isola pochi mesi (febbraio-agosto 1943), Altiero Spinelli, che qui maturò le sue idee europeiste, elaborate nel “Manifesto di Ventotene” (1941), spesso citato anche oggi, Umberto Terracini, fondatore dell’Ordine Nuovo e del Partito Comunista, nonché deputato alla Costituente, Amadeo Bordiga, protagonista della scissione del 1921 al Congresso di Livorno del Partito Socialista, allorché fondò il Partito Comunista d’Italia. E c’era anche un etiope, che aveva guidato un’eroica ma inutile resistenza contro l’aggressione italiana, Ras Immerù Hailé Selassié. Per gli isolani era un”negro”, un feroce selvaggio che voleva impedire la civilizzazione dell’Abissinia da parte di Roma.

Amadeo Bordiga

Amadeo Bordiga

  L’ultima parte del libro descrive le condizioni dell’esilio ponzese, dure non solo per i confinati ma anche per gli stessi carcerieri. A Magri che scrive “le condizioni igieniche minime erano persino contrarie a quelle previste dai regolamenti fascisti” fa da controcanto un milite il quale a sua volta scrive “le zanzare ci mangiano e i viveri costano carissimi”. Medea Pinto traccia una storia dell’isola, dai primi insediamenti in epoca preromana all’abbandono medioevale, poi la rinascita con Sisto IV e i Farnese, fino ai Borboni. E, da buon architetto, si sofferma sulla tipologia abitativa, in particolare le case-grotte, seguendo le linee dello sviluppo urbano dalle origini.

  Ma il vero ispiratore del volumetto è Federico Pinto, che l’ha concepito con intenti didattici, dove l’esperienza del confino si rivela un pretesto per parlare del Potere e le sue aberrazioni. E questo avviene recuperando la memoria storica, qualcosa che purtroppo tendiamo sempre più a dimenticare: ben vengano, quindi, operazioni come questa de “I villeggianti”.

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“I villeggianti – Riflessioni sul confino politico a Ponza”, di Simone Casalino, Domenico Scotti, Federico Pinto, Medea Pinto.

Ed. Francesco Ciolfi, pagg.50 euro 5. www.ciolfieditore.it

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