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L’ultimo treno di Renzi

 AUTO, BICI E RIUNIONI ALL'ALBA; SBARCA IL RENZI-STYLE A ROMA O forse il penultimo, che per l’Italia non è mai la volta buona, “quel” momento e basta, dopo si va avanti, no, c’è sempre un qualcosa che raffrena e rimanda a un dopo e, nel frattempo, si vivacchia. Già, l’eterna arte italica di arrangiarsi, rattoppare i guasti e illudersi che tutto va bene e così è stato per anni, un governo che metteva le pecette ed una popolazione che si illudeva e, mentre aumentava lo scollamento fra l’alto ed il basso (la classe politica con i suoi giochi di prestigio e la gente con i problemi quotidiani), si avvicinava sempre di più il giorno del “redde rationem”, favorito dalla crisi economica generale. Ed ora ci siamo, dopo il governo Letta, che certo non ha brillato per inventiva, tocca a Renzi sbrogliare la matassa. Anzi, l’ha voluto proprio lui, ma “come” vuole farlo?

squadra

  Il “gioco di squadra”, va benissimo, e tuttavia è proprio sulla squadra che è lecito esternare qualche dubbio: mancano gli “effetti speciali”, come dice Vendola. Il livello di età, il premier più giovane d’Europa, i ministri sul filo dei 50, insomma un rinnovamento ma nel concreto? Per restare nel guinness dei primati è stata sacrificata Emma Bonino, la cui competenza e serietà è fuori discussione, riconosciuta a livello internazionale. E già cominciamo male. Alla giustizia invece di Gratteri, come auspicato da più parti, uno stimato magistrato antimafia con idee ottime (per qualcuno anche troppo, evidentemente) per risolvere i problemi che affliggono la giustizia in Italia, è andato Andrea Orlando, guarda caso non sgradito a Berlusconi (“scelta accettabile” ha dichiarato).

  E che dire di un altro giubilato, il ministro Bray, che stava realmente facendo qualcosa per i Beni Culturali, da sempre la cenerentola nel bilancio dello stato? Aveva affrontato un compito non facile con entusiasmo, peraltro contagioso, come può essere l’amore per la Cultura, impegnandosi seriamente per Pompei, uno scandalo internazionale, la reggia di Carditello, altro obbrobrio tutto italiano, e tentando di sburocratizzare il Mibac, impresa invero non facile.

LETTA, SOLUZIONE CRISI DEVE ESSERE UE, RIPARTIRE DA LAVORO

Al suo posto ci va Dario Franceschini, nel 2009 definito da Renzi “vicedisastro” e se pure lui ha dichiarato di voler fare del Ministero un’eccellenza assoluta è lecito nutrire qualche dubbio (personalmente sono molto scettico). E l’art.9 della Costituzione è sempre lì che aspetta…

  E il resto? Dopo la sparizione di nomi di tutto rispetto, come Tito Boeri, ad esempio, ecco Federica Guidi e Giulio Paoletti, come dire un colpo al cerchio ed uno alla botte, la riconferma del trio Alfano-Lorenzin-Lupi, Galletti all’ambiente (mah!) eccetera.

c,f, xd

Inutile che mi dilungo, ne hanno parlato tutti in modo più che esauriente. Ora non resta che attendere, Renzi è già partito lancia in resta per provvedimenti di non poco conto come l’Irap per rilanciare le imprese ed i consumi, un bonus per i redditi bassi, l’Irpef, la sburocratizzazione dell’apparato statale (mica facile, più di uno si è rotto i denti, i burocrati, piccoli, medi e grandi sono una brutta bestia). Poi ci sarà la fiducia, scontata alla Camera meno al Senato. L’intento di Renzi è quello di tracciare una sorta di terza via oltre le ideologie, peraltro in agonìa da tempo, ma senza rinunciare al proprio passato. E costruire uno stato dove il wellfare sia assicurato ad ognuno, così come siano rispettati i diritti-doveri e dove si riscopra il concetto di collettività uguale solidarietà. Bel programma, indubbiamente, ma già l’ho sentito altre volte, tuttavia non voglio fare previsioni, in positivo o in negativo. So solo che questo è l’ultimo treno per l’Italia.

O il penultimo?

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