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Pyrgi. Le lamine d’oro

Le tre lamine

La località di Santa Severa (comune di Santa Marinella), che prende il nome dalla santa che vi è stata martirizzata nel II secolo, è nota per la presenza di un bel castello dell’XI secolo prospiciente il mare. Proprio nei pressi del castello, gli scavi iniziati nel 1957 dal celebre etruscologo Massimo Pallottino hanno riportato alla luce l’antica Pyrgi, il porto di Caere (Cerveteri), da cui dista circa 13 km e sede della più importante area sacra dell’Etruria marittima.

Il Convegno internazionale Santuari mediterranei tra Oriente e Occidente. Interazioni e contatti culturali, che si è tenuto a Civitavecchia e a Roma dal 18 al 22 giugno 2014, ha costituito l’occasione per celebrare il cinquantenario di una delle scoperte archeologiche più eclatanti sulla civiltà etrusca, la scoperta delle Lamine d’oro di Pyrgi.

Cerimonia per i 50 anni delle scoperta

 Il 21 giugno 2014 nell’area archeologica dell’antico sito si è svolta una cerimonia alla presenza della Soprintendente per l’Etruria Meridionale Alfonsina Russo, dell’Ambasciatore della Repubblica di Tunisia in Italia S.E. Naceur Mestiri e di autorità dell’Ambasciata della Repubblica del Libano in Italia, consistita nella messa a dimora di un ulivo e di un cedro del Libano, simboli di pace e di fratellanza tra i popoli del Mediterraneo, che, oggi come allora, ribadiscono la reciproca amicizia.

Databili alla fine del VI secolo a.C., le tre lamine, esposte nel Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, riportano, due in etrusco e una in fenicio, un testo di analogo contenuto: la dedica di un “luogo sacro” alla dea fenicia Astarte, Uni per gli Etruschi, da parte del re di Caere, Thefarie Velianas.

Documento straordinario per la comprensione dell’etrusco, le Lamine furono rinvenute nel 1964 accuratamente ripiegate su se stesse con i chiodini per l’affissione, nell’area del santuario di Pyrgi, che il prof. Giovanni Colonna (vera colonna portante dell’etruscologia) ha illustrato ai partecipanti, e costituiscono, sul piano storico, una preziosa testimonianza dell’alleanza stretta tra Etruschi e Cartaginesi, all’epoca della grande espansione di Cartagine nel Mediterraneo.

Modello riscostruttivo tempio A Pyrgi

Nell’area sono state identificate le fondazioni del tempio A, sacro a Leucotea (o Ilizia), che ha restituito straordinari fregi conservati nel museo etrusco di Villa Giulia, e del tempio B, sacro a Uni-Astarte. Il tempio B era collegato con il recinto C, dove troviamo un altare cilindrico perforato per offerte liquide di evidente carattere catactonio (alla divinità Tinia, lo Zeus etrusco), un altro altare monolitico, una cisterna e una vasca dove sono state rinvenute le lamine d’oro e una lamina di bronzo, scheggiata da un’evidente aratura del terreno.

Sempre al tempio B era collegata una sequenza di 20 celle uguali, addossate al lato sud del temenos (recinto) e precedute ognuna da piccoli altari quadrati. Queste celle vengono identificate dal prof. Colonna come le abitazioni delle sacerdotesse che praticavano la prostituzione sacra. Le ierodule (letteralmente schiave del tempio), che celebravano con un’unione carnale un rito inneggiante alla forza generatrice della dea dell’amore, in modo da favorire la fertilità e la prosperità della comunità, erano diffuse in tutto il mondo orientale, in Grecia (in particolare a Corinto), come pure in Sicilia, a Erice.

Area archeologica di Pyrgi

Nel porto di Caere la loro presenza sembrerebbe attestata dal poeta Lucilio, che fa riferimento alle prostitute di Pyrgi (scorta Pyrgensia). Ma è proprio la presenza dell’edificio delle 20 celle con gli altarini antistanti che fa pensare alla prostituzione sacra, che presumibilmente era esercitata da donne straniere, cosa plausibile visto che le lamine sono bilingue, mentre niente fa supporre che gli abitanti del luogo parlassero fenicio o punico.

 

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