Velazquez e l’Italia
Velazquez e l’Italia
di Antonio Mazza
Diego Rodriguez de Silva y Velazquez, il grande pittore sivigliano che fu uno dei principali protagonisti del “Siglo de Oro”, il periodo di massimo splendore politico e soprattutto culturale della Spagna del XVII secolo. Sin da giovanissimo frequentò botteghe di pittori, Francisco de Herrera “el Viejo” e Francisco Pacheco, del quale fu allievo, sposandone poi la figlia. Si specializzò nel genere del “bodegon”, scene di vita di gente umile sorpresa nel quotidiano maturando il suo stile fino ad essere apprezzato a livello nazionale. Nominato “pittore del re” (celebre il suo ritratto di Filippo IV) si stabilì a Madrid dove incontrò Rubens reduce da un viaggio in Italia dove anche lui si recherà per due volte, realizzando opere notevoli come il ritratto di Innocenzo X che si può ammirare nella Galleria Doria Pamphili. E ora è possibile contemplare un altro suo capolavoro, prestato dalla National Gallery of Ireland di Dublino, un “bodegon” realizzato in età giovanile che rivela già una sua intensità di linguaggio.
“Donna in cucina con Cena di Emmaus”, in mostra alla Galleria Borghese, rientra in quel percorso che analizza lo “sguardo degli artisti stranieri sulla Città Eterna”, ovvero come vissero quel crogiuolo di esperienze artistiche quale era la Roma del Rinascimento. Influssi, richiami, suggestioni, già Rubens ne aveva fatto scorta, per così dire, trasferendone il frutto, ora acerbo ora maturo, nella sua pittura ma qui, nel caso del quadro di Velazquez, il discorso cambia. Per un fatto cronologico, il dipinto è del 1618-20, mentre il primo viaggio nella Penisola è in data 1629, quindi il giovane Diego non ha ancora subìto l’influenza diretta dell’arte italiana. Ma indiretta sì, assorbita dalle copie delle opere del Caravaggio, il suo particolare linguaggio, con quel gioco di luci e ombre, ormai divenuto un punto fermo della pittura europea. Il Caravaggismo, anche un secolo dopo la scomparsa del Merisi, che prosegue nei suoi epigoni e impregna di sé tutta una generazione di artisti.
Un bodegon, la rappresentazione degli umili, e in questo già si nota un legame con il Caravaggio, uso a narrare gli ultimi, la gente del popolo e qui, nella sala del Satiro danzante, figura la “Madonna dei palafrenieri”. E ‘un primo accostamento, nel tema, e poi segue il secondo, nello stile, il naturalismo della scena, con la donna in cucina e lo straordinario risalto degli oggetti (la scodella, le brocche, i piatti, il particolare della cipolla). E quella finestra sullo sfondo dove appare la Cena di Emmaus, ma solo una frazione, quasi a suggerire ma non svelare l’apparizione mistica che deve restare come una sensazione tutta fra le righe del quotidiano, per santificarlo. Interessante a proposito il riferimento alla grande mistica Teresa d’Avila che, parlando alle consorelle, avrebbe detto “Sappiate che anche in cucina si trova il Signore, e tra le pentole vi aiuta nelle cose interiori e in quelle esteriori”. Dunque un dipinto allegorico? Di certo vi serpeggia un che di morale (non moralistico) che drammatizza la lineare semplicità della rappresentazione, anche grazie ad un cromatismo denso ma non insistito (come quello, più cupo, di “Un mendicante” del Ribeira, qui in sala, che tratta lo stesso tema degli ultimi). E ne risulta un quadro di grande bellezza, come può scaturire dalla narrazione dei semplici eventi della vita.
“Un Velazquez in Galleria”, alla galleria Borghese fino al 23 giugno. Da martedì a domenica h.9-19, biglietto euro 11 intero, ridotto 18-25 anni euro 2, prenotazione obbligatoria euro 2. Per informazioni www.galleriaborghese.beniculturali.it
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