Allarme alberi a Roma
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Documento sullo stato degli alberi e delle alberate di Roma
In un pessimo quadro generale, a fronte delle stagioni sempre più calde che si attendono, della necessaria opera di forestazione urbana, dell’imminente Giubileo e della necessità di avere sempre più ombra e sempre più alberi nelle strade, tra i palazzi e nei giardini, a Roma si pota con metodi sempre più decisi e demolitori e si tagliano alberi oltre ogni limite mai visto prima.
E questo dopo la tragedia dei Pini e delle Pinete di Roma, sui quali si è abbattuta la pandemia portata dal parassita Cocciniglia Tartaruga (Toumeyella parvicornis). Una tragedia urbana paesaggistica ed ambientale: di cui ci si è fatto carico con grave ritardo. Dopo la applicazione di cure endoterapiche, obbligatorie per legge, giunte troppo tardi, in modalità incerte, (raramente con endoterapia messe in atto da uomini esperti a iniettare il farmaco) e non programmate in maniera totalitaria e ripetuta puntualmente ogni anno.
Oggi commemoriamo la perdita totale della Pineta di Castefusano. Perfino degli esemplari più iconici lungo i viali. Di tagli e abbandoni di pinete e filari lungo tutto il litorale. La perdita di centinaia di Pini a Villa Ada-Monte Antenne, (300) a Villa Glori (150), a Villa Pamphili (100) e un diradamento per l’intera città e in luoghi topici della Città Monumentale, che sta diventando sempre più visibile. Con palesi atteggiamenti di contrasto e sostanziale tentativo di sostituzione del Pino, ogni volta che sia possibile (esemplare la trasformazione di Villa Balestra da pineta a cimitero ornato di soli cipressi).
Ora un nuovo inspiegabile attacco al patrimonio vegetale urbano. La città continua a vivere con sempre nuove temute perdite, si aggiunge ora un nuovo flagello. Per ora episodi puntuali, ma che se proseguiranno aggiungeranno ulteriore carenza di alberi, alberate, decoro, ombra, mitigazione della temperatura, bellezza ed ornamento per quartieri che con questi alberi hanno raggiunto una loro propria maturità, dignità e gradevole fisionomia. Accade dunque che improvvisamente da un giorno all’altro una qualsivoglia alberata di 30, 40, 60 anni, di acero negundo, di robinie, di olmi, di albero di giuda etc. viene delimitata dalle usuali strisce di plastica rosse e bianche che preannuncia un transitorio divieto di sosta per un prossimo giorno a venire della settimana. Quel giorno arriva una squadra di “giardinieri” attrezzata ed armata di seghe, ed alla fine della giornata dal 40 al 70% degli alberi sarà stato eliminato per sempre, segato alla base a circa 60 cm di altezza. * A volte dal taglio si vede un legno perfetto. A volte all’ interno è di colore più scuro, a volte all’ interno c’è un vuoto.
Ma li tagliano tutti indistintamente e non sai perché, né per quali difetti: perché erano malati gravi o irreversibili o perché semplicemente non erano perfetti! Per ora non lo sapremo mai, perché non c’è alcuna volontà di farlo sapere per tempo e motivatamente, albero per albero. Con quel censimento digitale che chiediamo da 2 anni. I rimanenti vengono potati a più non posso. E questi sono in genere esemplari assai giovani. I vecchi devono tutti morire. Questo è quello che vediamo, questo è quello che possiamo raccontare. Sostituzioni incongrue e risibili. Una cosa è certa: prima di ora non era mai successo! A Roma! Ma non finisce qui, poiché subito dopo accade il peggio, che rasenta l’offesa per il diritto alla trasparenza, alla conoscenza, al paesaggio per migliaia di cittadini che vivono gli interessi collettivi urbani e il rispetto per i beni comuni. Passano due giorni e al posto di alberi alti 7/ 9/ 11 metri con belle chiome adeguate a tali misure, compaiono alberini di 2 metri e mezzo metro diametro alla chioma. Alti 2 metri, sottilissimi e sono sempre dei miserabili ligustri giapponesi. La strada appare vuota, fredda, spogliata dei suoi begli alberi e la festa di una città verde cui eravamo abituati è così per sempre finita. E si impongono alla città alberate ridicole, arlecchinate per un arredo urbano e per un verde di arredo che sono l’esempio più evidente di un degrado non arginato.
Alleghiamo al nostro comunicato stampa due relazioni sui pini (centro storico e città storica) e sulla città in generale (la città moderna e quanto accade fuori dal raccordo. Quanto di più oggettivo e senza allarmismi. Nello spirito collaborativo di sempre. Mentre le alberate urbane sono incomplete e abbandonate da anni. Ma ora abbiamo da aggiungere un ulteriore strumento di conoscenza della situazione. Una rilevazione che copre l’ intero Municipio II dello stato delle alberate (storiche tra l’ altro nella maggioranza dei casi). Da anni, da decenni, depauperate, non mai o quasi mai ripopolate degli alberi mancanti, manipolate artatamente per dare spazio ai desiderata di esercizi, distributori, passi carrabili. Con il metodo semplice e truffaldino della asfaltatura delle tazza di contenimento dell’albero, non appena eliminato. Un modo semplice ed efficace affinché di quell’esemplare se ne perdano per sempre le tracce, e non venga ripiantato a disturbare interessi privati di esercizi e negozi che vogliono apparire senza alcun ostacolo visivo. Abbiamo una rilevazione scientifica. Le alberate storiche del Municipio II sono pari agli archi dentali di poveri vecchi. Più che decoro e bellezza, parlano di abbandono e sciatteria. I frutti di una città che non ha più voluto avere quel Servizio giardini che la aveva resa famosa. Tutte queste notizie vanno messe insieme e politicamente valutate. Qualcuno politicamente ne dovrà rispondere.
* ecco le Vie della più recente operazione di “persecuzione degli alberi”
Via Tigré, Via di Priscilla, Via di Villa Chigi, Via Sartorio, Via Malta, Villaggio Olimpico, via Donatello
Via Dello Scalo San Lorenzo.
Il consiglio direttivo di Italia Nostra Roma
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