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C’era una volta il Quartiere Alessandrino

  01Alla caduta dell’Impero Romano seguì la lenta decadenza dell’Urbe, soprattutto nella sua parte monumentale, e ciò dovuto sia al trionfo del cristianesimo, che comportava la chiusura se non la distruzione dei templi pagani, sia alle invasioni barbariche. Il colpo di grazia fu durante la guerra greco-gotica, con la città che da megalopoli sotto Costantino si ridusse ad un aggregato urbano in rovina con una popolazione ridotta a poche migliaia di unità. Al termine del conflitto buona parte delle vestigia romane superstiti era interrato o ospitava abitazioni di fortuna poi, lentamente, iniziò la rinascita. E questa coinvolse una zona nevralgica della Roma dei Cesari, estesa dalle pendici del Quirinale alla piana sottostante, i Fori  di Augusto, Traiano, Nerva (o transitorio) e Cesare. Nei secoli sulle rovine interrate sorsero chiese, conventi, abitazioni e, a fine XVI secolo, il Quartiere Alessandrino, voluto dal cardinal Bonelli, nipote di Pio V, che venne demolito in epoca fascista. Negli anni recenti gli scavi hanno portato in luce aspetti poco noti ed importanti per la conoscenza della Roma altomedioevale (vedi l’abitazione porticata del IX secolo al Foro Romano) ed altri reperti minori, che evocano immagini lontane di un’area cittadina scomparsa. Questo è il tema de “I Fori dopo i Fori. La vita quotidiana nell’area dei Fori Imperiali dopo l’antichità”, mostra ai Mercati di Traiano.

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  Come ben sappiamo Roma è una sorta di torta millefoglie, una città stratificata, dove ad ogni piano corrisponde una cantina e magari, al piano inferiore, c’è un’altra cantina. Ed ecco le testimonianze dal sottosuolo alessandrino accumulatesi nei secoli, talune umili, di vita spicciola, degli ultimi abitanti, bottoni, rasoi, occhiali, altre di grande interesse, come uno stampo da orafo del XIII secolo (peraltro piuttosto raro), delle brocche del X e, soprattutto, una carrucola ed un secchio di legno del XVI (notare anche le pallottole di piombo per fucili ad avancarica dell’800, forse usate dalle truppe francesi durante l’occupazione). E, notevole, due tesoretti in monete d’oro rinvenuti nei Fori di Traiano e di Nerva, Fori che erano interrati, come già detto, e sui quali, nel medioevo e nel rinascimento, sorsero chiese e conventi. Sant’Urbano, Santa Maria in macellum martyrum, San Lorenzo ai Monti, San Niccolò de Columna, Santa Maria in Campo Carleo, San Basilio ai Pantani (dov’è l’omonimo Arco, al Foro di Augusto, zona così chiamata perché si allagava di continuo), poi trasformata nel Convento dell’Annunziata, con un campanile che poggiava sul tempio di Marte Ultore, mettendone in pericolo la staticità (cosa che faceva indignare Stendhal). E Sant’Eufemia, il Conservatorio delle Zitelle, bimbe lasciate nella ruota e poi allevate dalla suore e destinate al convento o a sposare un “pio giovane”. Di qui provengono medagliette devozionali, mentre dall’area di Sant’Urbano una rarissima placchetta di pellegrinaggio, statuine di terracotta, rosari e spille varie.

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  Vi sono poi diverse bacheche dedicate alle ceramiche, dal IX secolo al XVI, brocche, oliere, coppe, splendidi frammenti di ceramica invetriata, con particolare attenzione al Rinascimento. Qui infatti erano l’abitazione e la bottega di Giovanni Boni da Brescia, abile artigiano del quale sono stati recuperati resti della fornace e maioliche varie. Ma nella zona dimoravano anche molti artisti, da Giotto, presso Tor de’ Conti, a Michelangelo (una targa lo ricorda in piazza della Madonna di Loreto) e Giulio Romano, allievo di Raffaello, a Macel de’ Corvi, i Longhi, Martino il vecchio, Onorio Martino e Martino il Giovane e Flaminio Ponzo su Via Alessandrina e su nel tempo, fino a Mario Mafai e Antonietta Raphael, i fondatori della Scuola di via Cavour, la famosa Scuola Romana che annovera personalità come Scipioni, Cagli, Mazzacurati.  E questo insieme di memoria sedimentata nel tempo poggia sull’originario strato romano, qui presente con oggetti di uso quotidiano o rituale, frammenti di statue (e ve n’erano di grandiose), pezzi di colonne, reperti che si alternano a quelli medioevali, sia delle chiese (una matrice in pietra, plutei, una lastra tombale del 1413), sia delle abitazioni private. Infine il terzo strato, quello alessandrino, dalla nascita alla demolizione, si sovrappone al tutto, e la torta millefoglie è completa. Roma mirabilis, come sempre.

 

“I Fori dopo i Fori. La vita quotidiana nell’area dei Fori Imperiali dopo l’antichità”, ai Mercati di Traiano fino al 10 settembre. Tutti i giorni dalle 9,30 alle 19,30, biglietto integrato Mercati di Traiano, Museo dei Fori Imperiali e Mostra per i non residenti a Roma 13 euro intero 11 ridotto. Idem per i residenti 11 euro intero 9 ridotto. Per informazioni 060608,  www.mercatiditraiano.it e www.museiincomune.it

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