Costantino il Grande
Costantino il Grande
di Antonio Mazza
Nel cortile del Palazzo dei Conservatori, addossati alla parete, figurano numerosi frammenti di una statua colossale del IV secolo d.C. che riproduceva l’imperatore Costantino. Nove, in marmo pario, e solo il volto, una mano e il piede risultarono integri: il tutto, recuperato nel 1486 all’interno della Basilica di Massenzio, venne poi sistemato nell’area capitolina. Frammenti che, date le loro dimensioni, erano come una sorta di introduzione alla grandiosità dell’antica Roma, più volte ripresi in dipinti e disegni (vedi Fuessli). Costantino (ma per qualche tempo si pensò a Commodo), in base alle ricostruzioni, era rappresentato secondo l’iconografia del tempo, l’imperatore come divinità, assimilato a Giove seduto in trono, lo scettro nella mano destra e il globo nella sinistra. Non una scultura uniforme ma un acrolito, ossia le parti scoperte in marmo bianco e il panneggio in metallo o in stucco dorato, con effetti indubbiamente suggestivi. Che ritornano nella magnifica illusione in mostra nel giardino di Villa Caffarelli.
Grazie alla collaborazione fra la Sovrintendenza Capitolina, la Factum Foundation for Digital Technology in Preservation e la Fondazione Prada che ha finanziato il progetto, Costantino-Zeus è tornato. Supervisione scientifica di Claudio Parisi Presicce, sovrintendente capitolino ai Beni Culturali, il quale ha presentato la copia gemina insieme al Sindaco di Roma Roberto Gualtieri, all’assessore alla Cultura Miguel Gotor, al componente del Comitato di Indirizzo Fondazione Prada Salvatore Settis e Adam Lowe, della Factum Foundation. Sono stati posti in rilievo i vari aspetti di un lavoro molto impegnativo, iniziato con la scansione in 3D dei frammenti posti nel cortile dei Musei Capitolini, poi modellati e inseriti sul corpo digitale di Costantino. I modelli ai quale ci si è ispirati sono due, la statua colossale di Giove nell’Ermitage di San Pietroburgo e la copia in gesso dell’imperatore Claudio in guisa di Giove nel museo dell’Ara Pacis.
Alta 13 metri la statua ha all’interno un supporto in alluminio che sostiene la struttura dove le parti materiche di marmo e bronzo sono riprodotte con resina e poliuretano miste con polvere di marmo, foglia d’oro e gesso. Il risultato è senza dubbio spettacolare, copia certo, ma molto dissimile a quello che doveva essere il Colosso originale, realizzato peraltro in scala 1:1, esattamente come l’acrolito risalente al IV secolo d.C. Con tutta probabilità vennero utilizzate parti di una statua più antica, forse Giove Ottimo Massimo, il cui tempio era situato sul colle capitolino. E l’aver situato qui la copia del Colosso di Costantino ha anche e soprattutto un valore simbolico, a pochi metri dal santuario i cui resti arcaici sono visibili all’interno dell’esedra di Marco Aurelio. Il primo imperatore cristiano che, tuttavia, si fa ritrarre in una posa ancora “pagana”, il ginocchio scoperto perché gli si tributi devozione, secondo un modello che risale a Fidia, lo Zeus crisoelefantino di Olimpia (e Fidia è ora ospite di Villa Caffarelli). Flavio Valerio Costantino, qui nella sua rinnovata versione a 3D, nell’anno di Roma MMXXIV d.C.
Il Colosso è in mostra nel giardino della Villa fino a tutto il prossimo anno giubilare. Tutti i giorni h.9,30-18,30, ingresso libero. ,
Breve ma compendioso ..il commento riynisce tutti gli elementi di un puzzle..che vengono ricomposti per spiegare questo interessnte accrocco.moderno …bravo