mulberry bags mulberry outlet mulberry sale mulberry handbags mulberry bag mulberry bags mulberry outlet mulberry sale mulberry handbags mulberry bag mulberry purse mulberry bayswater mulberry outlet york mulberry factory shop mulberry uk mulberry purse mulberry bayswater mulberry outlet york mulberry factory shop mulberry uk sac longchamp saint francois longchamp sacs longchamp sac longchamp pliage longchamp pas cher Babyliss Pro Perfect Curl babyliss curl secret babyliss perfect curl babyliss babyliss pro

Dagli Etruschi ai Templari

Foto SBAEM - fotografo F. Adamo Tomba Bartoccini destra

La Tomba Bartoccini a Tarquinia.

 

Se si esclude la ceramica dipinta e alcune decorazioni fittili di edifici pubblici, la pittura etrusca che si è conservata è essenzialmente tombale. Le sepolture venivano scavate nella roccia tenera (tufo, arenaria, calcare) e le pareti venivano accuratamente spianate e lisciate prima di essere trattate con un leggero intonaco, sul quale si dipingeva con una tecnica simile all’affresco. Come per altre antiche civiltà, questa forma artistica riguardava i morti, e non i vivi: non era destinata, quindi, ad essere vista pubblicamente, ma aveva un valore funzionale e rituale, perpetuando attorno ai morti l’ambiente della loro esistenza passata.

Questo tipo di pittura è localizzato prevalentemente nel Lazio, con una netta prevalenza per Tarquinia (VT), dovuta al formarsi in questa città di una tradizione artistica e artigianale di particolare rilevanza. A dieci anni dall’inserimento della necropoli dei Monterozzi di Tarquinia nel Patrimonio mondiale dell’Umanità dell’Unesco, la Soprintendenza archeologica dell’Etruria Meridionale apre al pubblico la Tomba Bartoccini, risalente al VI secolo a.C., dopo un pluriennale lavoro di restauro, spiegato in un filmato all’ingresso della tomba. La vivacità dei colori, che prima erano offuscati da concrezioni calcaree, colpisce gli spettatori e, in particolare, come scrive la Soprintendente Alfonsina Russo, il luogo “stupisce per la decorazione ad arazzo del soffitto e delle pareti della camera centrale, che avvolge chi vi entra come in un morbido tessuto colorato, e per la scena di banchetto resa miniaturisticamente”. Tra le altre immagini decorative si notano anche degli animali affrontati, elementi vegetali e un motivo a scacchiera a quadrati bianchi e rossi.

La tomba ipogea, scoperta nel 1959, ha preso il nome dall’allora Soprintendente Renato Bartoccini, e ha una pianta che ricorda quella di una casa: un profondo dromos (corridoio) a gradini permette di accedere a una camera centrale quadrata e ad altre tre rettangolari, tutte con soffitto a doppio spiovente, disposte a croce. Datata al 530-520 a.C., è la più vasta tomba arcaica dipinta e la scena del banchetto, che tanto successo avrà in seguito, è considerata la più antica nella pittura etrusca.

Foto SBAEM - fotografo F. Adamo Tomba Bartoccini 002

L’atmosfera suggestiva e misteriosa, che caratterizza gli ipogei etruschi, è ulteriormente enfatizzata in questo caso dai segni di una successiva frequentazione. L’abitudine di imbrattare i muri con disegni e scritte di varia natura, che non è certo esclusiva dei nostri tempi, permette di ritrovare negli scavi archeologici autografi e frasi che ci informano sulla vita quotidiana, i costumi e i modi di dire degli uomini del passato. Questi graffiti non sono facili da interpretare, sia per la particolare scrittura di chi li ha redatti, sia perché possono contenere messaggi criptici. Il paleografo Carlo Tedeschi, nel volume “Graffiti templari. Scritture e simboli medievali in una tomba etrusca di Tarquinia”, analizza le scritte della tomba Bartoccini, giungendo alla conclusione che risalgono agli anni 20/30 del XIII secolo e attestano la presenza in questa necropoli della Tuscia romana, che allora costituiva la provincia del Patrimonium S. Petri, di Templari, ovvero quei monaci guerrieri (1129-1312), nati sulla scia delle crociate, che sono stati oggetto di un celebre processo, voluto dal re di Francia Filippo il Bello e conclusosi con la soppressione dell’Ordine e la condanna al rogo per il Gran maestro Jacques de Molay.

Una vicenda, questa del processo, che dopo settecento anni continua a far versare fiumi d’inchiostro: come è possibile che quei Cavalieri del Tempio che avevano difeso per anni la Terra Santa e che erano ritenuti prossimi alla perfezione spirituale, siano stati accusati di adorare i demoni e di altre infamie? Certo i Templari dovevano praticare qualche pratica rituale, o pararituale, che prevedeva giuramenti e accoppiamenti sessuali, a giudicare dalle scritte in volgare (e più esattamente in viterbese-maremmano) presenti in questa tomba, definita da qualcuno con il termine sensazionalistico di “alcova” dei Templari.

Foto SBAEM - fotografo F. Adamo 04

Uno dei protagonisti di tali pratiche, Ranierius, si qualifica come frate, usando il termine Otem, che sta per O(rdinis) Tem(pli). Delle numerose iscrizioni presenti, una sola, collocata in posizione centrale, è in latino e attesta il possesso della “cripta” da parte del frate Johannes magister.

Carlo Tedeschi fa notare che la qualifica di magister, tipica dell’Ordine militare, la menzione di un balivo (altra carica della gerarchia templare), la presenza di croci, stelle a cinque punte e altri segni distintivi e la stessa decorazione etrusca a scacchi bianchi e rossi, che ricorda il simbolismo e i colori dei Templari, non lasciano dubbi sulla loro presenza in questo luogo. Un altro elemento significativo è la serie alfabetica dalla a alla f, tracciata tre volte, che fa pensare a un rito di consacrazione del luogo.

Certo i misteri e gli enigmi, legati a questo ipogeo, lo hanno come impregnato di una particolare energia che, nella giusta condizione di silenzio e di apertura mentale, riusciamo forse ancora a percepire.

Sempre a Tarquinia, un’altra tomba va ricordata perché è stata inserita dal FAI, in accordo con la Banca Intesa San Paolo, nell’iniziativa “Vota i Luoghi del Cuore”. Si tratta della celebre Tomba degli Scudi. C’è tempo fino al 30 novembre 2014 per sostenere il monumento grazie ad una raccolta firme che può essere effettuata in internet sul sito del FAI oppure direttamente al Museo di Villa Giulia a Roma. Sarà finanziato il restauro dei luoghi che hanno ricevuto più firme.

 Foto SBAEM - fotografo F. Adamo Tomba Bartoccini camera principale

Le immagini dell’articolo sono tutte “foto Sbaem – fotografo F. Adamo”

 Necropoli dei Monterozzi di Tarquinia, Strada provinciale Monterozzi Marina

Orario: dalle 8,30 a un’ora prima del tramonto, chiuso il lunedì

Biglietti: intero € 6, ridotto € 3; cumulativo (necropoli e museo) € 8, ridotto € 4

Info e prenotazioni: tel. 06 88522517

1 Commentoa“Dagli Etruschi ai Templari”

  1. Ottimo articolo che mette fine, una buona volta, alle bislacche affermazioni della dott.ssa Barbara Frale secondo la quale ci fu un complotto del re francese contro i Templari!
    La tomba “bartoccini” dimostra esattamente il contrario

Rispondi a Emilio Annulla risposta

L'indirizo di email non verrà pubblicato.




WordPress SEO fine-tune by Meta SEO Pack from Poradnik Webmastera