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Musicum. In tutto una dozzina di lavori dove si avverte la sua profonda (e meditata) conoscenza del concerto grosso italiano, al quale si avvicinò durante il periodo di Weimar, come Kappelmeister. Torelli, Albinoni, Corelli e soprattutto Vivaldi, del quale trascrisse varie opere, fino a comporre il bellissimo “Concerto italiano” per tastiera.
Era lo stile brillante della musica italiana che lo affascinava, la sua solarità che, sin dalle prime battute del Concerto n.3 in re maggiore (versione del Concerto in mi maggiore per violino, archi e continuo), Angela Hewitt dimostra di aver ben compreso. Già nell’Allegro iniziale il suo linguaggio pianistico si dispiega con una fluidità narrativa che nei successivi movimenti, in quel dialogo serrato con gli archi, s’amplia in una serena visione d’insieme. Ed è proprio la briosità tutta italiana che Bach aveva innestato sul suo pur magnifico – e spesso sublime – rigore luterano, la componente profana che va in parallelo con quella sacra e regge bene il confronto. Inoltre, guardando anche al concerto grosso italiano, Bach aveva affrancato il cembalo dalla funzione obbligata di basso continuo, rendendolo autonomo come solista e nel rapporto con gli archi e i legni.Copyright © 2025 | Theme by La Voce di Tutti



Caro Antonio, è stato un piacere conoscerti, ho letto un paio di articoli, i quali sono pieni di contenuti e riferimenti, complimenti! Segnalo il tuo sito ad amici e conoscenti. A presto Stefano