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L’Archeogiardino del Celio

              84_Parco archeologico del Celio

                                                  L’Archeogiardino del Celio

di Antonio Mazza

  Uno spazio migliore non lo si poteva trovare. Sul fianco destro prospetta la spettacolare abside in stile romanico-lombardo della basilica dei Santi Giovanni e Paolo, di fronte la chiesa barocca di San Gregorio con accanto i suoi Oratori, sul lato sinistro il Foro Romano e, sullo sfondo, si intravedono le arcate della parte superiore del Colosseo. Uno spazio dove il verde è costellato di testimonianze del passato creando una suggestione che, nella palazzina restaurata ove un tempo era la palestra della GIL, Gioventù Italiana del Littorio, trova un’ulteriore e più sicura conferma. Perché qui, in fondo al Clivo Scauri, è nato il Parco Archeologico del Celio, che include il Museo della Forma Urbis, grazie alla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali di Roma Capitale, come parte di un più vasto programma di riqualificazione del Centro Archeologico Monumentale (CarMe) voluto da Roma Capitale.

Colonne, sarcofagi, una testa di marmo.

Colonne, sarcofagi, una testa di marmo.

  Il colpo d’occhio, appena si entra nel Parco, è notevole, soprattutto perché, anche se noi romani siamo abituati a vedere ovunque memorie piccole o grandi del nostro passato SPQR, ci conviviamo, pure una distesa di verde così folta di memorie non l’avevamo ancora vista. E’ sparsa nel verde in situazioni isolate o più dense, reperti che si sono accumulati negli anni, dai primi scavi seguiti all’Unità d’Italia, con la ristrutturazione, spesso indiscriminata, del tessuto urbano, fino ai giorni nostri. Tutto racchiuso nell’Antiquarium Comunale del Celio, poi dismesso nel 1939 causa i lavori della metropolitana che ne inficiarono gravemente la stabilità (è comunque previsto il suo restauro, come da programma del CarMe). Il materiale dell’Antiquarium ed altro di provenienza varia, il sottosuolo romano essendo molto “fertile”, finì decentrato nei magazzini comunali e qui era destinato all’oblìo (o a qualche mostra specifica di tanto in tanto) finché non si è materializzata la magnifica idea dell’Archeogiardino del Celio (all’inaugurazione presenti il Sindaco Roberto Gualtieri, l’Assessore Capitolino alla Cultura Miguel Gotor e il Sovrintendente Capitolino ai Beni Culturali Claudio Parisi Presicce).

Rilievo con Herakles ignudo.

Rilievo con Herakles ignudo.

  Eccoli i tanti reperti che se ne stanno lì, en plein air, una folla di pietra disposta a caso o in simmetria, ma, nel loro insieme, componendo come una magica scenografia dove il tempo appare scolpito nel marmo. Sarcofagi, frammenti di statue, are e cippi funebri, capitelli lavorati, cippi che delimitavano i limiti del pomerio, parti di timpani e soffitti a cassettoni, rocchi di colonne e colonne disposte come una selva fossilizzata, un sepolcro ricostruito, centinaia di piccole e grandi schegge di storia, perché, osservandoli, si può risalire allo “status” del cives romano, alla sua condizione sociale nella realtà quotidiana. E’ un archeoparco didattico, con tanto di panchine come un parco normale e, presto, un punto ristoro nella ex Casina del Salvi, sullo sfondo, a ridosso del Tempio di Claudio (anche qui un progetto di recupero), realizzata da Gaspare Salvi nel 1835 ed ispirata alle coffe-house del Valadier sul Pincio. Ma la sorpresa più grande, il vero valore aggiunto al circuito museale romano, è nella palazzina, già palestra della GIL.

Colonna con iscrizione di cava.

Colonna con iscrizione di cava.

  La famosa “Forma Urbis” voluta da Settimio Severo e realizzata fra il 203 e il 211 d.C., era esposta nel Templum Pacis, occupando un’intera parete che poi venne inglobata nella basilica dei Santi Cosma e Damiano (muro esterno: sono ancora visibili i punti ai quali era agganciata la Forma con perni di ferro). Ben 150 lastre marmoree su una superficie di circa 235 mq. sulla quale erano incise le planimetrie urbane, edifici pubblici, terme, teatri, circhi, vicoli e strade, 13.550.000 mq. riprodotti in scala 1:240. Un’opera colossale che aveva soprattutto una funzione celebrativa e di propaganda, la grandezza di Roma, scoperta nel 1562, come da cronaca dell’epoca. “…facendo scavare drieto al Templum Pacis il cardinale Farnese ha trovato in centomila pezzi una parete di marmo dove era intagliata la pianta di Roma et fece raccorre diligentemente ogni pezzuolo per vedere di metterla insieme”. Poi, nel tempo, la dispersione e ciò che resta è appena 1/10 del totale e solo 200 frammenti sono stati identificati e idealmente inseriti nella topografia moderna.

Allestimento della Forma Urbis.

Allestimento della Forma Urbis.

  Originariamente la Forma Urbis era esposta in verticale e quindi leggibile con difficoltà mentre oggi è possibile interpretarla nelle sue parti superstiti essendo stata ricomposta in orizzontale, sul pavimento del salone principale del museo. Figura sotto un vetro calpestabile, ogni frammento restituito alla sua collocazione originaria e collocato sulla “Pianta Grande” di Giovanni Battista Nolli, 1748, in funzione di referente planimetrico (è una delle rappresentazioni grafiche più dettagliate della Roma del passato). Camminando sul vetro, dallo stato dei frammenti di marmo è possibile identificare i luoghi, sia frammenti che risultano abbastanza integri e dunque leggibili (Basilica Ulpia, Area Radicaria, situata nella XII regio augustea, alle falde dell’Aventino, Balneum Caesaris, probabilmente sul Palatino, le insulae, gli horrea), sia frammenti ridotti a schegge dalle quali è però possibile dedurre i posti (Colosseo, un acquedotto, l’Isola Tiberina, il teatro di Pompeo, i templi di Largo Argentina).

Basilica Ulpia (Foro di Traiano).

Basilica Ulpia (Foro di Traiano).

  La carta topografica in marmo di Roma imperiale come un puzzle purtroppo incompleto e tuttavia di grande fascino, che trasmette ancora quel senso di solenne e grandioso della città dei Cesari. Un qualcosa che si avverte all’intorno, come una vibrazione che unisce la Forma Urbis ai reperti del giardino, alle domus romane sotto la chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, all’area del Circo Massimo e dei Fori. L’anima antica dell’Urbe.

Frammenti relativi al Colosseo.

Frammenti relativi al Colosseo.

“Parco Archeologico del Celio e Museo della Forma Urbis”, Clivo di Scauro, Aventino. Il Parco è aperto tutti giorni, dalle 7 alle 17,30, ora solare. E dalle 7 alle 20, ora legale, ingresso libero. Il Museo della Forma Urbis è aperto dal martedì alla domenica, h.10-16, biglietto euro 9 per i non residenti, 6,50 per i residenti. Gratis con la MIC Card.  Per informazioni 060608 e www.sovraintendenzaroma.it

Area Radicaria, piazza situata nella XII Regio Augustea.

Area Radicaria, piazza situata nella XII Regio Augustea.

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2 Commentia“L’Archeogiardino del Celio”

  1. bravo ottimo commento. grazie alla soraintendenza per lavoro svolto era un buco nero dagli anni 60.

  2. Dringoli fabrizio // 30 gennaio 2024 a 18:31 // Rispondi

    Già conoscevo dai libri la forma urbis è cio che ne è rimasto..sono lieto che sia esposta..mi chiedo perche no l abbiano sovrapposta alla forma urbis di R Lanciani ..sarebbe stato piu pertinente…ottimo e puntuale come sempre il commento di A Mazza..che con passione segue e divulga le nuove mostre ed i siti archelogici romani poco conosciuti

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