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Libri – Quei Tre Re giunti dall’Oriente

20150101_131720  I Magi, che vennero da Est guidati dalla cometa per rendere omaggio al Bimbo di Betlemme, e il cui arrivo si celebra nel giorno dell’Epifania. I Magi che compaiono in tutti presepi, con i loro doni, i cammelli e il seguito di servitori e, infine, i Magi quali sono rappresentati nell’arte, dai mosaici di Ravenna ai fregi delle cattedrali romaniche alle pitture dei grandi maestri (Giotto, Gentile da Fabriano, Durer, solo per fare qualche nome), fino al dramma liturgico (“Officia Magorum”). I Magi dunque come figure altamente simboliche, rappresentando non solo l’atto di fede in sé ma il tema del pellegrinaggio, che sarà poi sviluppato nel corso dei secoli nel suo intimo significato di viaggio iniziatico (il Santo Sepolcro, Compostela, la Francigena verso Roma, la Nuova Gerusalemme). Questi sono i Magi ma, mentre li collochiamo nel presepe innanzi alla Grotta, chiediamoci chi erano e, poiché poco se ne conosce oltre quel passo che dice “venivano dall’Oriente”, per chi vuole approfondire sarebbe un’ottima cosa leggere il primo testo dedicato a loro, scritto nel XIV secolo : “Storia dei re magi”, di Giovanni di Hildesheim, priore della comunità carmelitana di Kassel, nel cuore della Germania. Un testo che aveva affascinato Goethe e non a torto, perché la “Historia Trium Regum” è uno dei libri più suggestivi della collana di storia medioevale della Ciolfi di Cassino.

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  Compendio di storia e leggenda, dove la conoscenza dei vangeli sinottici si intreccia con quelli apocrifi e l’Oriente si affaccia in tutta la sua complessità etnico-religiosa, la “chronica” del viaggio dei Magi si propone come un articolato percorso spirituale. L’Occidente conobbe la storia dei Tre Re grazie ai principi di Vaus i quali vennero ad  Acon (San Giovanni d’Acri), in Terra Santa, portando testi in caldeo ed in ebraico che celebravano le loro gesta. All’origine è la profezia di Balaam, sacerdote di Madian, “Nascerà una stella da Giacobbe” e poi Isaia, “Ecco, una vergine concepirà”, e così fu e una stella mai vista apparve nel cielo d’Oriente e i Tre Re si misero in marcia, da direzioni diverse. Erano Melchiar, che recava con sé l’oro, Balthazar, l’incenso, Jaspar, la mirra, e venivano dalla Caldea, la Persia, l’India e giunsero a Bethleem (secondo talune fonti erano sacerdoti zoroastriani). “A quel tempo questo Gesù era un bambinello di quasi tredici giorni, ed era un po’ grassottello e, avvolto in poveri panni fino alle braccia, giacque nella mangiatoia e nel fieno”. E loro, ricchi signori, provarono quasi timore, Melchiar offrì trenta denari e un pomo d’oro che fu di Alessandro Magno e quei trenta denari, persi da Maria nel deserto durante la fuga in Egitto, raccolti da un beduino che ne fu miracolato, finirono nel tesoro del Tempio di Gerusalemme e, di qui, nelle mani di Giuda.

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  Ma la Grazia era scesa sui Re che, tornati in patria dopo un lungo giro per evitare Erode,  costruirono sul Monte Vaus una cappella in onore del Santo Bambino e “diventarono più umili e più devoti di tutti gli uomini”. L’apostolo Tommaso, che predicava in India, li battezzò nominandoli poi arcivescovi ed essi a loro volta consacrarono vescovi e preti, comportandosi sempre con grande rettitudine. Si stabilirono a Seuwa  (Saveh, Persia) dove morirono in tarda età e furono sepolti insieme (Melchiar 116, Balthazar 112, Jaspar 109). Della loro tomba parla Marco Polo ne “Il Milione”, “In quella città sono soppelliti gli tre Magi in una bella sepoltura, e sonvi ancora tutti interi con barba e co’ capegli”. Anche Tommaso era scomparso, martire nel sud dell’India ed al suo posto successe Giacomo d’Antiochia, poi chiamato Patriarca Tommaso. A lui spettava il potere temporale mentre al Prete Giovanni quello temporale e qui entriamo nel mito, il favoloso regno di Prete Gianni, che taluni situano ad est, dall’Iran alla Cina, ed altri a ovest, l’Etiopia (per Marco Polo si estendeva dall’India ai ghiacci del Nord). Una sorta di “terra incognita” popolata di mostruose creature antropomorfe come i “blemmi”, di cui già parlava Plinio il Vecchio (esseri acefali con il volto sul torace) o gli “sciapodi”, anch’essi citati da Plinio (esseri con una sola gamba ed un enorme piede con il quale si fanno ombra). E qui rimando a “Baudolino”, di Umberto Eco, una magistrale e picaresca rivisitazione del mitico mondo del Prete Gianni.

  Ma Giovanni di Hildersheim è un tipo concreto e punta subito al dopo, alla ricerca delle reliquie che fece Elena, la madre di Costantino, chiamata dagli ebrei “Helenam stabularium”, perché aveva edificato una chiesa sul luogo della stalla ove era la mangiatoia. Era nato il culto dei Tre Re che vedeva le varie fazioni cristiane in armonia, poi questa s’incrinò e fu lotta aspra fra ortodossi ed eretici, come i Nestorini o Nestoriani (Nestorio, patriarca di Costantinopoli, che sosteneva due nature nella figura di Cristo). E, poi, i Nicolaiti, di carattere gnostico, i Giacobiti, monofisiti insieme ai Copti, che attualmente costituiscono una grossa comunità cristiana in Medioriente, come i Maroniti, ed altri gruppi dei quali s’è perso anche il ricordo (Soldini, Isini, Maronini). Ma la memoria ancora presente dei Tre Re compie il miracolo e, malgrado le divisioni, tutti si recano al Giordano, il fiume sacro, per purificarsi e tutti celebrano il giorno dell’Epifania. In greco “Epifàneia”, rivelazione o manifestazione del divino.

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  Trovate da Elena le reliquie dei Magi furono prima portate a Costantinopoli, in Santa Sofia, poi a Milano, a Sant’Eustorgio, ed infine a Colonia, trafugate dal Barbarossa, dove si trovano tuttora, nel Duomo, racchiuse in una splendida urna d’argento dorato, capolavoro dell’arte gotica. E qui, con la traslazione dei corpi, termina questo sorprendente testo medioevale, che narra di una “peregrinatio” alla ricerca del Seme di Luce che brilla in Oriente. E, sullo sfondo, le vicende storiche, il Tempio, gli ebrei, l’occupazione romana, fino ai contrasti per la Terra Santa, tutto narrato da Giovanni di Hidelsheim sul filo di una raffinata cultura (d’altronde era “biblicus” all’Università di Parigi e frequentava la Corte d’Avignone). Un libro davvero particolare, con testo latino a fronte (che, poi, è quello originale) e l’ottima introduzione (e traduzione) di Massimo Oldoni, che analizza in tutte le sue componenti etnico-religiose un periodo denso di avvenimenti sempre in bilico fra storia e mito. In conclusione un libro in piena sintonia con il clima natalizio: un libro da mettere senz’altro nella calza della Befana.

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“Storia dei Re Magi. Libro delle gesta e delle traslazioni dei Tre Re”, di Giovanni di Hidelsheim,

a cura di Massimo Oldoni, pagg.198, euro 16, Ciolfi Editore, Cassino.

Per informazioni: www.ciolfieditore.it .

2 Commentia“Libri – Quei Tre Re giunti dall’Oriente”

  1. Bella,circostanziata e di ampio respiro la ricostruzione storico ambientale dei Re Magi, ma mi corre obbligo fare una precisazione non marginale: le spoglie dei Magi, trafugate e trasferite a Colonia durante l’invasione e la distruzione di Milano da parte del Barbarossa, restano nella città tedesca fino al 1903, quando il cardinale Andrea Ferrari chiede ed ottiene la restituzione delle poche ossa rimaste. Dall’Epifania del 1904 le reliquie sono custodite in un tabernacolo situato nel transetto di sinistra del tempio.
    Fatta questa doverosa precisazione, ringrazio il Direttore Mazza per questo vero e proprio affresco storico corredato, peraltro, da splendide fotografie che lo rendono ancora più interessante.

  2. Certo, ma solo una parte si trova a Sant’Eustorgio, il resto è ancora a Colonia. Storia o leggenda che sia il tutto ha un grande fascino, per credenti e non e consiglio vivamente la lettura di questo affascinante testo medioevale.

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