Capolavori in Villa
Capolavori in Villa
di Antonio Mazza
Con ancora negli occhi tutto quell’incanto di bellezza che si sprigionava dalle statue e sculture della prestigiosa collezione Torlonia esposte a Villa Caffarelli, è un piacere che si rinnova entrare nelle scuderie di Villa Albani Torlonia. Qui troviamo altri preziosi reperti, magnificamente restaurati, che fanno un po’ da corollario ai capolavori ammirati nella grande mostra del 2020, all’epoca un evento eccezionale. Ed evento è anche questo, con l’apertura dell’Antiquarium all’interno delle scuderie, per celebrare i primi 10 anni della Fondazione Torlonia. Un evento minore, certo, 16 opere in tutto, ma come qualità nulla da eccepire, ovviamente.
Villa Albani, “Questa rinomata Villa, una delle più osservabili di Roma, venne formata verso la metà del secolo scorso dal card. Alessandro Albani, che diedene il disegno, affidandone l’esecuzione a Carlo Marchionni: e siccome lo stesso cardinale era grande amatore e conoscitore di antichità, così raccolse un prodigioso numero di statue, di busti, di bassorilievi, di sarcofaghi, di colonne, d’iscrizioni e di altri antichi monumenti, co’ quali ornò la sua villa, consigliandosi in ciò coll’immortal Winckelmann; di modo che vuolsi la medesima riguardare come un ricco museo archeologico”.
Cosi Antonio Nibby nel suo “Itinerario di Roma e delle sue vicinanze”, 1865, descrivendo in quasi nove pagine la bellezza della Villa con il suo ricco patrimonio d’arte, spesso visitato dai viaggiatori del Grand Tour. Una meraviglia ancor oggi, impreziosita da questo nuovo gruppo di sculture restaurate nei laboratori Torlonia col supporto di Bulgari e l’affiancamento della Soprintendenza Speciale di Roma, opere selezionate da Carlo Gasparri, professore emerito dell’Università Federico II di Napoli e Accademico dei Lincei. Il tema di fondo è come “interpretare e restaurare l’antico”, ovvero un recupero di tipo filologico che ha dato risultati eccellenti.
Come la “Vasca in marmo africano”, I-II secolo d.C. che si trova nella prima sala, forse un tempo ad uso fontana, un’elegante conca sorretta da due trapezofori in marmo lunense, con una decorazione di tipo vegetale. La fronteggiano il “Busto con ritratto di ignoto, detto Balbino” e il “Busto con ritratto di ignoto, detto Otone”, rispettivamente III e II secolo d.C. , di foggia piuttosto severa ma sobria, come la “Statua femminile di Najade con due idrie”, prima metà I secolo d.C., in marmo greco, collocata in una nicchia così come un tempo lo era nel Kaffeehaus della Villa. Qui si trovano anche le copie di Balbino e Otone, realizzate da Bartolomeo Cavaceppi, famoso scultore e restauratore protetto dal cardinale Albani e amico di Winckelmann.
Notevole poi il “Torso di un compagno di Ulisse, dal gruppo di Scilla, restaurato come Milone crotoniate”, in marmo pavonazzetto, ma originali sono solo il torso e la testa canina che morde il giovane, Inizio II secolo d.C., il resto ha provenienze diverse (in un precedente catalogo del Museo si faceva riferimento al mito di Atteone, sbranato dai cani per vendetta di Diana). Seguono altre sculture di rilievo, una “Erma maschile barbata, c.d. Alcibiade” del I secolo d.C., in marmo greco, razziata da Napoleone e poi restituita, un’altra “Erma con testa di uno dei guerrieri del gruppo di Philoumenos”, frutto di un restauro inizio ‘800, alcuni rocchi di colonne, un “Daino antico di marmo”, I secolo d.C. , in marmo lunense, che un tempo adornava i giardini della Villa per conferirle quel tono “selvatico” di moda nelle ville suburbane del XVIII secolo, una robusta aquila in marmo lunense.
Infine il capolavoro assoluto, “Eros su biga trainata da cinghiali”, un superbo miscuglio di elementi antichi e di restauro ottocentesco. L’espressiva scultura di Eros, I secolo, si trovava nel Palazzo Torlonia in piazza Venezia, poi demolito nel 1903 perché impediva la vista del Vittoriano in costruzione (nel Palazzo arte e mondanità, come riporta Stendhal nelle sue “Passeggiate romane”). Vi sono interventi di restauro del solito Cavaceppi, con l’aggiunta di testa ed ali che ben si armonizzano con l’insieme. Dei cinghiali uno solo è antico, forse II secolo d.C., e tutto il gruppo, un tempo collocato in una grotta ai margini del giardino, colpisce per la sua bellezza che racchiude in sé qualcosa di dolce e accattivante ma anche di selvaggio. L’antitesi Eros e cinghiali, due forze contrastanti, armonia e caos, un binomio che l’arte antica riusciva a sintetizzare nel giusto equilibrio.
“Fondazione Torlonia presenta l’Antiquarium”, a Villa Albani fino al 28 giugno, da lunedì a sabato h.9-13, ingresso libero. Per informazioni 066833703 e www.fondazionetorlonia.org
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