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Francesco De Robertis e il suo cinema

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di Giusy Criscione.

Ricorronoquest’ anno i sessanta anni dalla morte del regista cinematografico Francesco De Robertis, autore di talento e precursore del neo realismo.Artista poco conosciuto dalle nuove generazioni, realizzò soprattutto film bellici, in particolare raccontòepisodi legati alle gesta della marina,ambiente del quale faceva parte in quanto militare di carriera, ma anche dell’aviazione, dove perse in un incidente il fratello pilota militare. Messo speso in disparte, viene finalmente ricordato con due giornate a lui dedicate dalla Cineteca Nazionale e con la pubblicazione del libro: Il cinema di Francesco De Robertis a cura di Massimo Causo, edizione del Sud.

A15 anni, proveniente da un piccolo paese delle Puglie, si iscrisse all’Accademia Navale di Livorno, intraprendendo così la carriera militare, ma i suoi interessi si spostarono ben presto alla fotografia e al teatro per il quale scrisse tre drammi e in seguito alla cinematografia.
De Robertis fu un artista a tutto tondo, in famiglia sono conservati schizzi, caricature ma anche quadri da lui dipinti.
Negli anni Quaranta divenne responsabile del Centro cinematografico del Ministero della Marina, nato con il proposito di produrre opere didattiche che risollevassero il morale dell’Arma. De Robertis iniziò così la produzione di lungometraggi.L’esordio fu con Mine in vista del 1940 seguito da Uomini sul fondo, La Nave bianca, Alfa Tau!,Uomini e cieli, Marinai senza stelle, uscito solo nel 1949, Carica eroica del 1952 ecc.
Il suo cinema, nonostante una copiosa produzione, produzione ripresa dopo la guerra con soggetti non sempre legati alla guerra, rimase prigioniero della divisa da lui indossata, maUomini sul fondo(1941)e la controversa per attribuzione,Nave bianca(1941), rimangono dei capolavori:un modo  di raccontare semplice, diretto e corale che poi sarà una caratteristica del neorealismo.
De Robertis è un artigiano, per l’epoca molto innovativo ma anche un comandante che ama i suoi uomini ai quali attribuisce non soltanto atti eroici ma generosità e altruismo.InUomini sul fondo, film considerato da molti il suo capolavoro, anticipa come tematiche film di guerra molto di moda negli anni 70 e 80 interamente girato in un sottomarino, claustrofobico ed ad alta tensione.
La sua fotografiae il sapiente uso del bianco e nero scarni e rigoroso comunicano una grande emozione, soprattutto nel descrivere dettagli: le donne che attendono notizie dei loro uomini, dietro i cancelli, l’inquadratura di un cane, volti in primo piano. La perfetta conoscenza degli ambientinei quali le storie e i drammi si sviluppano,soprattutto e logicamente navi da guerra gli permettono di offrire agli spettatori tutta la sua competenza e originalità con inquadrature potenti e di effetto: enormi cannoni in primo piano, per esempio.
La filmografia per gli argomenti trattati, soprattutto di azioni belliche, anche se nel dopoguerra scelse argomenti differenti, fuerroneamente e sbrigativamente considerata propaganda fascista, eil De Robertis fu considerato artista di regime, ma i suoi film in realtà non hanno alcun compiacimento retorico, mostrano un genuino apprezzamento per quegli uomini che si sono spesso sacrificati nel fare il proprio dovere, anzi ci fu un momento che De Robertis cercò di abbandonare la Marina. Nelle sue scelte non c’è trionfalismo e l’equivoco sul suo modo di sentire lo danneggiò non poco, come è stato sostenuto dalla figlia.

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Nei film di De Robertis come nella nave biancache racconta l’attività ospedaliera di una nave in tempi di guerra,c’è attenzione per i casi umani per un equipaggio visto con amore ed anche con ironia, dove il comportamento e gli atteggiamenti un po’ naif e ingenui vengono raccontati  con affetto bonario.

Il merito del film La nave biancavenne attribuito al giovane Rossellini al suo esordio alla regia- i suoi primi film furono di carattere bellico- ma in realtà il soggetto, la sceneggiatura e l’idea furono tutte del De Robertis che come testimonia la figlia se ne sentì scippato.
Il libro di Massimo Causo, raccoglie diversi saggi sul regista offrendoci vari spunti anche di riflessione sul De Robertis, attualizzando e dando giustamente risalto all’artista, con tutti i suoi limiti.

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