mulberry bags mulberry outlet mulberry sale mulberry handbags mulberry bag mulberry bags mulberry outlet mulberry sale mulberry handbags mulberry bag mulberry purse mulberry bayswater mulberry outlet york mulberry factory shop mulberry uk mulberry purse mulberry bayswater mulberry outlet york mulberry factory shop mulberry uk sac longchamp saint francois longchamp sacs longchamp sac longchamp pliage longchamp pas cher Babyliss Pro Perfect Curl babyliss curl secret babyliss perfect curl babyliss babyliss pro

Restituire la Bellezza

     HERO_MOBILE_375x320

                                                   Restituire la Bellezza

di Antonio Mazza

  Correva l’anno 1989, un anno propizio per i nostri beni culturali, perché qui inizia un percorso di consapevolezza della nostra memoria collettiva che proprio nel bene culturale affonda le sue radici. Un gruppo di specialisti, guidato da Carlo Messina, attuale consigliere delegato e Ceo di Intesa Sanpaolo, individuò opere di varia provenienza (chiese, musei, siti archeologici) da restaurare per poi reinserirle nel contesto originario. Un lavoro di ricomposizione, pochi numeri che però presto segnarono un progressivo e significativo aumento coinvolgendo regioni, soprintendenze, amministrazioni locali e, soprattutto, creando una solida sinergia pubblico-privato. E così, a 36 anni dall’inizio, sono oltre 2200 le opere restaurate, secondo un criterio che privilegia l’importanza storico-artistica dell’opera in sé ma sempre in un’ottica di pertinenza al territorio, ovvero quanto essa ne rappresenti simbolicamente l’identità. In tal senso, fra le oltre 100 opere esposte, figurano anche cose “minori” che però racchiudono l’anima di una comunità ed è questo a rendere ancora più interessante una mostra di grande bellezza: “Restituzione 2025”, al Palazzo delle Esposizioni fino a gennaio 2026.

"Pannello raffigurante l'episodio di Ercole che uccide la cerva di Crimea", II-I secolo a.C.

“Pannello raffigurante l’episodio di Ercole che uccide la cerva di Cerinea”, II-I secolo a.C.

  Non v’è omogeneità, un unico tema di guida, bensì un panorama variegato che spazia dal medio evo all’arte contemporanea, una poliedricità di linguaggi e stili che crea un fascino molto particolare. Due ali di bei volti romani di epoca imperiale introducono alle sale dove materiali diversi, dal marmo, al legno, all’argilla, si alternano nel narrare la complessa quanto fascinosa storia dell’arte (in calce alle descrizioni il luogo di restituzione del reperto). Ecco un “Pannello raffigurante l’episodio di Ercole che uccide la cerva di Cerinea”, raffinato bassorilievo del VI secolo proveniente da un’officina di ambito costantinopolitano. Ai lati “Fondo di barca lignea “cucita” Corte Cavanella II”, metà II-fine I secolo a.C. interessante per la tecnica di assemblaggio, e, nelle vetrine, ceramiche apule del IV secolo a.C. Al centro un geometrico “Mosaico con delfini della Villa della Punta di Monfalcone”, I secolo d.C  e, quali esotici “intrusi” (ma benvenuti nel contesto, in quanto apporto di altre culture), un modellino di “Barca siamese” e un “Arco di samurai con faretra e frecce” del periodo Edo, XVIII secolo.

"Letto di Fossa", II-I secolo a.C.

“Letto di Fossa”, II-I secolo a.C.

"Letto di Fossa" (particolare)

“Letto di Fossa” (particolare)

  Splendido, nel salone successivo, il “Letto di Fossa”, II-I secolo a.C., mobile di manifattura romana in osso dove risaltano i volti barbati nella parte inferiore e le figurine con i leoni in quella superiore. Eccezionale, situato in uno spazio che riserva altre sorprese ed un altro salto nei secoli, dal “Trono del corredo della Tomba Barberini di Palestrina”, VII secolo a.C in lamine di bronzo sbalzate al sensuale “Giuseppe e la moglie di Putifarre” (1615-16) e allo spettacolare “Lotta fra Perseo e Fineo” (1680) di Luca Giordano, un episodio delle “Metamorfosi” di Ovidio, fino al flessuoso “Leonessa” (1924), di Giulio Aristide Sartorio (autore del fregio nella Camera dei Deputati) nonché l’agile “La famiglia di pescatori” (1933), di Felice Carena. E il viaggio prosegue con un tuffo nel medioevo,  due intensi frammenti murari di Corso di Buono “Re Davide” e “Profeta Isaia” (ultimo quarto XIII secolo), lo scenografico “Cristo patiens” (1320-25) del Maestro di San Thorpè, la preziosa “Cassa reliquiario del corpo di sant’Orso” (1358-59) di orafo valdostano e “Polittico di Raccano di Polesella” (1441), un tardo gotico in terracotta policroma di Michele da Firenze.

"Trono del Corredo della Tomba Barberini di Palestrina" (VII secolo a.C.) e sullo sfondo "Lotta fra Perseo e Fineo" (1480) di Luca Giordano.

“Trono del Corredo della Tomba Barberini di Palestrina” (VII secolo a.C.) e sullo sfondo “Lotta fra Perseo e Fineo” (1480) di Luca Giordano.

  “Santa Barbara e Santa Maria Maddalena” (1490), firmate da un grande della pittura veneta, Bartolomeo Vivarini, membro insigne di una famiglia di artisti (con il fratello Antonio e il nipote Alvise). E di un certo rilievo è anche Mino da Fiesole,  molto attivo nelle chiese romane, con un dolcissimo bassorilievo, “Madonna con il Bambino e San Giovannino”(1465-70). Una imprevista ma ben gradita parentesi egiziano antica, “ Due frammenti papiracei con formule/capitoli del Libro dei Morti”, regno di Thutmose III e Amenhotep II (1479-1400 a.C.) e ci reimmergiamo in questo vortice di bellezza, ammirando l’eleganza della “Portantina Ruffo”, di manifattura napoletana del XVIII secolo e quella squisitamente rococò del “Ritratto di un conte Tassi” (1725), di Fra Galgario. Dello stesso periodo “Sant’Ambrogio assolve l’imperatore Teodosio” (1745), di Pierre Subleyras, dove risalta il delicato contrasto di colori.

"Re Davide" (1290-1300) di Corso di Buono.

“Re Davide” (1290-1300) di Corso di Buono.

  Da un bel Crocifisso ligneo di ambito francescano del secolo XVII a due movimentate composizioni di due insigni caravaggeschi, “Compianto su Cristo morto” (1620), di Battistello Caracciolo, scuola napoletana, e “Il ritorno del figliol prodigo” (1653-61) di Mattia Preti, poi ancora il legno lavorato e decorato, la “Adorazione dei Magi” (1495-1510), splendida struttura di scuola nordica del fiammingo Jan II Borman, ed una espressiva (e sapientemente elaborata) “Madonna con il Bambino” (1480), di Pietro e Giovanni Alemanno. Il percorso nell’arte sacra prosegue con opere notevoli quali “Madonna con Bambino e Santi” (1512), di Bernardino di Mariotto dello Stagno, che rimanda al tema della “Sacra Conversazione”, e “San Francesco consegna la regola agli ordini francescani” (1445-48), di Colantonio, mediatore fra la tradizione pittorica fiamminga e quella mediterranea, del quale fu allievo il grande Antonello da Messina.

 "Polittico di Raccaro di Polesella" (1441) di Michele da Firenze.

“Polittico di Raccaro di Polesella” (1441) di Michele da Firenze.

  Ancora bellezza con la scuola veneziana, il tenerissimo “Madonna con il Bambino” (1470), di Giovanni Bellini, dove forma e colore creano un clima di serena contemplazione. Seguono opere grafiche (Polidoro da Caravaggio, Solimena, Cristoforo Allori ed altri) e testimonianze di come anche gli aspetti “minori”, di cui si diceva all’inizio, vengano rivalutati, in quanto valori legati ad un territorio e la sua storia. Così “Abito tradizionale femminile di San Paolo Albanese” (XIX-XX secolo), di manifattura arbereshe, che rappresenta il simbolo prezioso di una cultura importata nell’Italia meridionale dagli albanesi esuli a causa dell’invasione ottomana. Significativa anche la restituzione di un apparato scenografico per la Settimana Santa nella tecnica a “cantelami” (1845), di Domenico Cardellino, legato alle confraternite e quindi alla Tradizione, la “pietas” popolare, e il delicato “Le mendicanti” (1904), dello svizzero Hans Lendorff, un tributo al paesino di Anticoli Corrado, famoso per le sue modelle che a Trinità dei Monti si offrivano ai pittori (Anticoli ha un bel museo di arte figurativa donata dai pittori che vi soggiornarono).

"Madonna con il Bambino" (1470), di Giovanni Bellini.

“Madonna con il Bambino” (1470) di Giovanni Bellini.

  Né manca l’aspetto più insolito. Come un “Arpicordo” o spinetta pentagonale, strumento musicale a corde munito di tastiera che dà l’idea di un’arpa strutturata in modo orizzontale. 1544, autore Gian Francesco Antegnati, membro di una famosa dinastia di organari bresciani. Particolarmente curioso l’antenato della bicicletta, la “Draisina” (prima metà  XIX secolo) di autore ignoto, “struttura in legno dipinto con parti scolpite a testa e coda di drago, reggigomiti e alette in cuoio dipinto”, come si legge nella didascalia. E curiosa è anche la “Macchina planetaria” (seconda metà XIX secolo) di Emile Bertaux, in ottone, vetro e legno.

"Adorazione dei Magi" (1495-1510), di Jan II Borman.

“Adorazione dei Magi” (1495-1510) di Jan II Borman (particolare).

  In tutto 128 opere esposte che verrebbe da nominare tutte e magari citare anche gli interventi esterni, di grande importanza sul piano storico-artistico, come i restauri in corso sugli affreschi nell’abside della chiesa di Santa Maria foris portas presso il Parco Archeologico di Castelseprio, preziose (e rare) testimonianze dell’arte longobarda. Qui ho fatto una selezione di questa che già si può considerare come una delle mostre più importanti degli ultimi anni, soprattutto dal punto di vista concettuale dove restauro e restituzione significano recuperare le nostre radici. Il cui  linguaggio di Bellezza ci accompagna in questa variegata “Wunderkammer” che si snoda nelle sale del Palaexpo.

"Le mendicanti" (1904), di Hans Lendorff.

“Le mendicanti” (1904), di Hans Lendorff.

      “Restituzioni 2025” a palazzo delle esposizioni fino al 18 gennaio 2026. Da giovedì a sabato h.10-20, venerdì 10-22. Biglietto valido per tutte le mostre in corso euro 12,50 intero, 10 ridotto. Per informazioni www.palazzoesposizioni.it .

costume

costume

La mostra, sotto l’Alto Patrocinato del Presidente della Repubblica, prodotta e organizzata da Intesa Sanpaolo in collaborazione con Azienda Speciale Palaexpo è promossa dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale. Curatela scientifica di Giorgio Bonsanti, Carla Di Francesco e Carlo Bertelli in qualità di curatore emerito.

"Draisina" (prima metà XIX secolo) di autore ignoto.

“Draisina” (prima metà XIX secolo) di autore ignoto.

Inserire un commento

L'indirizo di email non verrà pubblicato.




WordPress SEO fine-tune by Meta SEO Pack from Poradnik Webmastera